Intervista al nuovo Direttore dell'Ufficio Catechistico, don Udoji

Una giornata di formazione e mandato del vescovo per il Giubileo dei catechisti

di Francesco Fisoni

Partiamo dai numeri: la chiesa del Ss. Crocifisso a San Miniato era gremita in ogni ordine di posti. La partecipazione dei catechisti da tutta la diocesi per la celebrazione della loro giornata giubilare, lo scorso sabato 23 settembre, è andata oltre ogni più rosea aspettativa, con un’affluenza che ha più che doppiato le aspettative, come ha dichiarato il neo direttore dell’Ufficio catechistico diocesano don Udoji, alla sua prima uscita in questo nuovo incarico.

Dopo i saluti iniziali, portati dal vescovo Giovanni e dallo stesso don Udoji, il timone è passato ad Alfredo Cenini, insegnante di religione e formatore in ambito scolastico di consumata esperienza. Cenini da molti anni si occupa di metodica della catechesi e ha al suo attivo svariati testi. Il suo intervento ha avuto come titolo «Stile e identità del catechista oggi»; un momento voluto e pensato per introdurre e “lanciare” un nuovo percorso di formazione laboratoriale per catechisti, che il neo direttore intende portare avanti nei prossimi mesi in diocesi.

I convegni catechistici con lo scorso anno sono arrivati alla loro 50ma edizione. In questo 2023 il Giubileo ci invita a sostare, quasi per una pausa di riflessione che aiuti a raccogliere l’eredità di mezzo secolo di esperienze, soprattutto del lavoro svolto negli ultimi anni dall’ex direttore dell’Ufficio don Sunil Thottathussery, per rilanciarlo verso le nuove sfide cui la catechesi è chiamata. Essere catechisti oggi rappresenta una sfida ardua, come ha ricordato lo stesso Cenini; significa infatti scegliere di praticare una tipologia molto speciale di carità: la carità educativa sempre più rara e difficile da agire. Questa sfida non può essere vinta senza passione e senza formazione. Una formazione che deve offrire anche strumenti concreti, non solo teorici. Cenini fa parte del team di formatori di “Creativ”, una realtà presente sul territorio nazionale a fianco di genitori, insegnanti, educatori e catechisti da quasi 30 anni. La mission di questa consolidata equipe di operatori è quella di offrire, in ogni occasione, supporto pratico a coloro che s’impegnano nell’esercizio di questa importante dimensione della carità.

Il grande merito dei nostri catechisti, sabato scorso, è stato quello di aver aiutato il relatore a trasformare l’incontro in una conferenza animata, con un connotato ludico ben delineato e con momenti di forte interattività, durante i quali sono state proposte e sperimentate strategie di animazione che hanno stimolato moltissimo il coinvolgimento, lo scambio e la circolazione di idee tra i partecipanti. Una gran parte di questo scambio ha avuto come focus principale la relazione educativa nelle sue sfumature e nella sua complessità. Proprio questa è la strada che verrà proposta nei successivi incontri: condividere una metodologia attiva che accenda l’interesse e renda i bambini e i ragazzi, che frequentano i percorsi di educazione alla fede nelle nostre parrocchie, protagonisti attivi della loro crescita umana e cristiana.

Il vescovo Giovanni, nella Messa giubilare che è seguita in cattedrale con la consegna del mandato catechistico, ha ricordato che comunicare il kerigma da catechisti significa essenzialmente «commuoversi insieme a coloro a cui lo annunciamo». «Partire dal kerigma è la fonte della vera testimonianza di salvati, della gioia dei redenti, che sola può bucare il muro della distanza e far scoprire a ragazzi, genitori, amici, colleghi di lavoro, che Dio è vicino, che senza lui tutto quello in cui cerchiamo il nostro bene se ne va come acqua tra le dita».

Monsignor Paccosi ha poi concluso la sua omelia invitando a fare in modo che la catechesi ai ragazzi, ai giovani, agli adulti, sia intessuta di esperienza, più che di concetti: «Esperienza di Gesù che vive nella comunità, si comunica nei sacramenti, ci parla nella Scrittura», sottolineando al contempo come sia proprio la comunità a essere il soggetto della catechesi.

I prossimi appuntamenti formativi per i catechisti saranno il 21 ottobre a Capannoli e il 22 ottobre a Cenaia.


Al seguente link l’omelia del Vescovo Giovanni tenuta durante la Messa Giubilare.

Con l’occasione è stato lanciata anche la nuova pagina web del Laboratorio per la Catechesi:

 

Parla don Udoji, neo direttore dell’Ufficio catechistico

Don Udoji Onyekweli è dallo scorso 1° gennaio il nuovo direttore dell’Ufficio catechistico diocesano. Succede a don Sunil Thottathussery. Il Giubileo dei catechisti che si è celebrato lo scorso sabato era la sua prima uscita ufficiale in questo suo nuovo servizio. Ci siamo fatti raccontare un po’ le sue impressioni sul lavoro condotto con Alfredo Cenini e gli ambiti su cui intende lavorare nei prossimi mesi.

Don Udoji, sei alla prima uscita come direttore dell’Ufficio catechistico. Eri emozionato oggi quando ti sei presentato ai catechisti?

«Si certo. Era una prima uscita e sinceramente non mi aspettavo così tante persone. La partecipazione è stata il doppio, se non il triplo di quanto avevamo preventivato. Quindi si, tanta emozione».

Come sarà l’anno che inizia per l’Ufficio catechistico?

«Quest’anno, anche a motivo del Giubileo della diocesi, per l’Ufficio catechistico vorrebbe essere un anno di passaggio, di transizione, in cui intendiamo raccogliere l’eredità di 50 anni di convegni, ma soprattutto del laboratorio diocesano sulla catechesi, che ci ha consegnato indicazioni e raccomandazioni preziose, su cui occorre riflettere e pregare, per poter trovare ispirazione e spunti per il cammino futuro».

Cosa hai trovato importante e prezioso nella formazione che Alfredo Cenini ci ha offerto oggi?

«Innanzitutto il metodo che è quello del laboratorio. Un metodo che intendo portare avanti e che riesce a tirare fuori dalle persone creatività e capacità di immaginazione attraverso la modalità della simulazione, strumento formidabile per condensare gli insegnamenti».

Un metodo che ha anche un evidente connotato ludico.

«Proprio così. È anche attraverso questo aspetto che le persone si mettono in gioco e si lasciano coinvolgere. Spero davvero che i catechisti imparino a sfruttare questo metodo negli incontri di catechismo in parrocchia».

Su cosa intendi lavorare nei prossimi mesi?

«Nei prossimi mesi intendo lavorare per riorganizzare, mettendo a punto il lavoro dell’Ufficio nel rinforzare e consolidare i volontari dell’équipe. Alcuni di questi infatti sono di nuova nomina. Gli altri provengono dal gruppo di lavoro del laboratorio effettuato sulla catechesi con don Sunil. Ad oggi siamo 7- 8 persone di cui tre sacerdoti».

Cosa occorre, secondo te, potenziare riguardo al servizio pastorale della catechesi nella nostra diocesi?

«Vorremmo impegnarci per realizzare una stabile sinergia tra gli uffici pastorali. È su questo che, al momento, desideriamo spendere maggiormente le nostre energie. Ereditiamo i risultati di questi anni, che sono risultati importanti. Cercheremo di attualizzare le raccomandazioni che ci sono arrivate, ma vorremmo farlo, appunto, collaborando con gli altri uffici pastorali. Un altro punto su coi vorrei impegnarmi in prima persona è quello della realizzazione di una rete di amicizia tra catechisti. Credo infatti che sia da lì che passa la testimonianza. E ritengo questo, in una certa misura, decisivo per il lavoro di catechismo. Nella misura in cui catechisti di parrocchie diverse potranno incontrarsi, conoscersi, condividere, non soltanto un metodo, ma anche una vera e propria amicizia tra loro, tanto più la nostra testimonianza diventerà efficace».

Potrebbe essere previsto uno scambio di catechisti tra parrocchie, anche come modo di condividere esperienze e prassi?

«Come diceva Cenini, “essere in campo” significa alle volte anche non sapere cosa fare; è allora che ci si deve aprire alle possibilità che la creatività ispirata dallo Spirito ci suggerisce. Tutto quello che potrà venire fuori dall’amicizia tra catechisti è sicuramente bene accetto».