Riflessioni

Pasqua, un tempo di meraviglia

di Giulia Taddei

Meraviglia è una parola che viene dal verbo latino mirari: meravigliarsi, ammirare, stupirsi, da cui deriva anche la parola miraculum, fatto che suscita sorpresa perché va oltre e al di fuori di ogni limite o razionalità umana, evento che supera il piano del consueto ordine delle cose naturali e presuppone l’azione straordinaria e diretta di Dio. Credo sia molto espressiva questa connessione tra meraviglia e miracolo che evidenzia quanto capita di vivere all’uomo qualora abbia provato meraviglia di fronte a un’esperienza o un fatto: tutto improvvisamente gli è apparso come un miracolo.

Gli antichi conoscevano bene il senso della meraviglia, essi s’interrogavano e si stupivano guardando il cielo, la bellezza del creato, la multiformità della natura e iniziarono a comprendere e a riconoscere le tracce dell’opera divina e del suo ordine, l’uomo si sentì creatura unita al suo Creatore, si sentì parte di quel grande disegno che è la creazione in cui prorompe tutta la meraviglia del mistero divino. La creazione è un miracolo dentro al quale sta l’uomo che è la più grande meraviglia cui viene affidata tutta l’opera di Dio, ma all’uomo non è bastato stupirsi, ha voluto dominare e controllare l’opera di Dio. Si è così distaccato, ha rotto l’armonia dell’unità iniziale ed è precipitato nel disordine, nel caos, che da quel momento ha connotato la sua esistenza. Nei secoli ha invano cercato analitiche e oggettive M letture del mistero divino, si è ingannato e ha perso la gioia della meraviglia.

Ogni Pasqua c’è data una nuova possibilità per risvegliarsi da questo sonno profondo di cecità e alienazione, c’è offerta, nella morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo, l’opportunità della liberazione dalla schiavitù dell’inganno, della dipendenza dal nostro ego, siamo invitati a spingerci oltre la barriera della divisione per ricomporre l’unità spezzata. La Resurrezione rimette in collegamento l’uomo con l’opera creatrice che non è esaurita, ma si ripete nell’inesauribile procedere del tempo dentro il quale la vita fluisce. L’evento Cristo supera la barriera dogmatica del peccato, la logica oppositiva del pensiero duale, riconduce verso la dimensione creatrice originaria, oltre il molteplice, colmando la frattura e ristabilendo l’alleanza tra l’uomo e Dio.

La rivelazione è la conoscenza profonda della verità che è l’incarnazione del Logos che si origina e converge nel mistero trinitario, in esso c’è un salto di qualità per la vita umana: anche i nostri cuori diventano capaci, nel senso etimologico della parola, cioè capienti, vuoti, disponibili a essere riempiti dallo Spirito che ci rende partecipi della vita stessa di Dio. Gesù è l’uomo nuovo, ci indica un potenziale traguardo offerto continuamente all’umanità che sappia e voglia rendersi disponibile all’opera dello Spirito Santo. Nella notte pasquale questa luce potente che è entrata nel mondo rendendo divino l’umano torna ad abbagliarci e attirarci verso di sé, invitandoci nuovamente a trasfigurarci.