San Miniato

Pasqua di Resurrezione

Le omelie della Veglia e del Giorno di Pasqua del Vescovo Giovanni

Omelia della Veglia Pasquale

«In questa santissima notte, nella quale il Signore nostro Gesù Cristo è passato dalla morte alla vita»… Lo abbiamo detto iniziando la Veglia, davanti al fuoco nuovo ancora da benedire; poi abbiamo rivissuto la storia dei giorni e dei secoli che hanno preceduto questa notte santissima: nelle letture così commoventi, abbiamo ripercorso i passi di un cammino fatto d’amore e di fedeltà di Dio verso di noi e di negazione, di caduta, di superbia e tradimento da parte degli uomini.

Davanti al nostro male, di solito noi vogliamo fuggire, non lo vogliamo guardare in faccia. Ma stanotte possiamo starci davanti, perché stanotte sappiamo che non è l’ultima parola! «Egli ha pagato per noi all’eterno Padre il debito di Adamo, e con il sangue sparso per la nostra salvezza ha cancellato la condanna della colpa antica». L’abbiamo ascoltato nell’antichissimo annuncio del preconio pasquale.

Che poi aggiunge queste parole sconvolgenti, paradossali e vere: «Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro. Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti. O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio! Davvero era necessario il peccato di Adamo, che è stato distrutto con la morte del Cristo. Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!»

Si può giungere a dire così: felice colpa! Una volta, anni fa, una bambina che si preparava per confessarsi la prima volta, si chiamava Viola, disse una cosa altrettanto sconvolgente: «Ma allora – disse dopo aver ascoltato la parabola del Figlio prodigo – Gesù è quasi contento che noi sbagliamo, perché così poi ci può perdonare!» Contento di morire per noi, contento che noi possiamo tornare a vivere! Isaia ci ha detto quest’amore senza confini: «In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore».

Un’aurora rompe la santissima notte, ma è un’aurora che continua a sorgere sempre, fino alla fine del tempo. È Lui quest’aurora: sei Tu, Signore. Tu fai nuove tutte le cose, ora: «Tutto il mondo riconosca e veda che quanto è distrutto si ricostruisce, quanto è invecchiato si rinnova, e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo di Cristo, che è principio di ogni cosa».

Che possiamo oggi fare l’esperienza di questa rinascita dell’umano, delle ossa secche che tornano un popolo in piedi. Le donne «Dicevano tra loro: “Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?”. Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande».

Che le rovine delle guerre, delle ingiustizie, del male che sembra vincere, siano ricostruite da questa potenza della tua risurrezione, dallo Spirito che in Te ricrea tutte le cose, che ci fa popolo di salvati, per annunciare a tutti, che ogni sepolcro è aperto, ogni pietra tombale è divelta, che si può tornare a sperare.

«Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. è risorto»! Che responsabilità per noi credenti, esserne il segno vivo nel mondo, in modo che attraverso e al di là delle nostre debolezze e dei nostri errori possa risplendere nella notte la Tua luce, Gesù risorto e vivo.


Omelia della messa del giorno di Pasqua

Il Vangelo di oggi ci parla di questa corsa di Pietro e Giovanni all’annunzio di Maria Maddalena.  «Correvano insieme tutti e due… Simon Pietro, entrò nel sepolcro… Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette».

Giovanni, arriva prima – è più giovane – ma non entra. Chissà cosa avrà pensato, lui che aveva visto il Maestro morire in croce, che era stato incaricato da Gesù del compito di essere figlio di sua madre Maria al suo posto…

E Pietro, che aveva ancora aperta e sanguinante la ferita dell’anima del suo rinnegamento. Erano forse più pieni di dubbio che di speranza, su di sé e sulla giustizia del Padre, che aveva tolto loro l’unica certezza e l’unica persona che avesse riempito di speranza la loro vita.

Ma entrando nel sepolcro, vedendo le bende e il sudario, credettero! Lui non era lì, morto, era risorto, come aveva annunciato loro. Avranno ripensato al giorno della Trasfigurazione, quando si era già, per un momento, aperto il varco tra l’apparenza e la verità e avevano visto Gesù nella gloria divina. Ora tutto assumeva un senso nuovo, anche se non chiaro tuttavia.

Sarà dopo la Pentecoste che tutto diventerà non solo chiaro, ma la grande parola da dire a tutti, il compito della loro testimonianza. «E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti».

La Risurrezione cambia tutto: non siamo più chiusi nel sepolcro del nostro male e del male del mondo, è come – lo disse Papa Benedetto in una notte Pasquale – se con la risurrezione fosse accaduto un salto evolutivo per ogni persona che ne viene investita, come noi nel Battesimo:

«Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria».

Una vita nuova che fiorisce in noi, una primavera che rompe l’inverno del male e della morte, un germoglio di speranza per me e per te, per la società e per il mondo. Non uno sforzo da compiere, ma un dono da accogliere. Tutto lo ha fatto Gesù, pietra scartata che diventa il fondamento vivo di una vita nuova. «La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo».

Cosicché siamo noi a esserne oggi i testimoni, lieti e certi: «Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi».

Buona Pasqua! Alleluia!