Pellegrinaggio di ringraziamento per la chiusura del Giubileo

In pellegrinaggio a Roma per la chiusura del Giubileo

dall’omelia nella Basilica di San Pietro

Il momento centrale del pellegrinaggio diocesano a Roma, del 16 dicembre scorso, si è avuto a mezzogiorno, quando il presbiterio della Chiesa di San Miniato si è riunito con il vescovo Giovanni all’altare della Cattedra di San Pietro, sotto la monumentale macchina scenica del Bernini, per celebrare la santa Messa. Riportiamo le parole pronunciate da monsignor Paccosi nella sua omelia.

Ciò che ci ha detto il Papa stamani, ciò che vivremo nel pomeriggio, questo riempirci nuovamente di stupore davanti al Signore che viene, ora viviamolo con tutto il nostro cuore nell’Eucaristia in cui il Signore ci dona sé stesso. Celebriamo qui, alla Cattedra di San Pietro, il segno di questo mandato che Gesù lasciò a Pietro, di essere cioè segno dell’unità di tutta la Chiesa, qui nella basilica dove lui è sepolto e dove Pietro continua a guidare la Chiesa nella persona del Papa.

Siamo in questo momento davvero pellegrini alla tomba del Principe degli apostoli. Da molti dei nostri paesi e città passa la Via Francigena, e quanti pellegrini hanno camminato nei secoli per giungere qui, davanti alla sua tomba, per riaffermare la propria fede in quel Gesù che aveva preso Pietro, togliendolo dall’essere pescatore per farlo divenire pescatore di uomini. Mettiamoci davanti al Signore, riconoscendoci peccatori, perché questo momento possa essere davvero un inizio nuovo, per noi, per la nostra diocesi – che ha compiuto i 400 anni della sua esistenza -, per le vostre famiglie e le nostre comunità.

«Che bello terminare, anche se non era programmato all’inizio, questo nostro anno giubilare qui, come andando alla fonte, tornando alla fonte di questa storia che per noi come diocesi è incominciata 400 anni fa, ma che è cominciata da questi discepoli che stavano ogni giorno con Gesù, che rifacevano a Gesù le domande che sentivano fare dagli scribi, da chi avevano intorno e che scoprivano nelle sue risposte, nel suo sguardo, nel suo modo di trattare le persone, nel suo essere, quel divino che solo può davvero affascinare il cuore di ogni persona umana. Ma quella stessa forza capace di rinnovare il nostro entusiasmo, e perciò di farci riprendere il desiderio di cambiare, di preparare davvero le vie del Signore è quella che anche noi viviamo, ogni volta che accettiamo con semplicità di seguire la Chiesa, di sentircene fino in fondo figli e membra. Si rinnova quella gioia originaria che solo davanti a Gesù è possibile. È come dopo i giorni delle nebbie o delle piogge quando viene un giorno di sole splendido come questo. Rallegra il cuore. Il giorno splendido della sua presenza tra noi; il nostro essere qui tra i successori di Pietro, sulla tomba del primo degli apostoli, in questa chiesa costruita da alcune delle personalità più geniali che la storia abbia mai conosciuto, a onore di Dio.

Sappiamo, ad esempio, che Michelangelo questa cupola che ci sovrasta, la cupola di San Pietro, la fece gratis, perché si disse: “Almeno con questa sconterò un po’ dei miei peccati…”; e ha fatto questa cosa straordinaria, non per la magnificenza della Chiesa ma per la gloria di Gesù, che noi possiamo rendere ancora più bella – oltre la bellezza estetica che ci circonda – con la bellezza dell’amore. Chiediamo davvero che, per la nostra diocesi e per ognuno di noi, si rinnovi questo entusiasmo che ci porta a vivere ogni istante nel dono di noi stessi per amore di Gesù, per amore delle persone che lui ci mette accanto, dai più piccoli ai più scartati da questa società, e che ci faccia anche noi un giorno, come diceva il libro del Siracide, “addormentare nell’amore”.

Vorrei ringraziare in questa occasione, in particolare, tutti coloro che hanno organizzato questo nostro pellegrinaggio e anche il coro che ci ha accompagnato così bene durante la liturgia; tutti voi sacerdoti, i parroci e gli altri sacerdoti che sono qui, e tutti voi che avete fatto il sacrificio di un viaggio un po’ faticoso per essere qui a vivere questo grande momento di fede e di comunione fra noi, per la nostra diocesi e con il successore di Pietro e la Chiesa universale. Mettiamo tutte le nostre intenzioni nelle mani del Signore, qui nella basilica di San Pietro, e offriamo anche questo sacrificio per tutte le persone che soffrono nelle nostre comunità e nel mondo, offriamo questo sacrificio in particolare per le guerre che insanguinano l’umanità.