Omelia per la commemorazione delle vittime del 22 Luglio 1944

San Miniato, Cattedrale ore 11.30
22-07-2023

 

(Letture: Cant 3, 1-4; Sal 62; Gv 20,1-2.11-18.)

 

Ci siamo trovati stamani per ricordare le vittime del giorno forse più triste della storia di San Miniato. Avevano cercato rifugio, qui in Cattedrale, e vi trovarono la morte. Morte, dolore, lacrime.

«Donna perché piangi?» Lo disse l’angelo a Maria Maddalena, nel sepolcro di Cristo. Lui non c’era più, la violenza dell’ingiustizia umana glielo aveva portato via. Lui che era la sua unica vera speranza.

Le lacrime e il dolore di Maria Maddalena sono le stesse di questa città, nei giorni sciagurati della guerra. Distruzione e morte. La guerra, provocata dalla follia nazi-fascista, abbatteva allora su questo colle così bello e pieno di pace, la sua tempesta di morte. E nella guerra il confine tra vero e falso, tra giustizia e ingiustizia, diventa labile: per questo, davanti alla morte ingiusta, la prima cosa non è l’accusa dell’altro, ma il riconoscerci tutti corresponsabili, per le nostre quotidiane scelte di divisione e di rifiuto dell’altro. Certo, è sempre l’ideologia – di qualunque genere sia – che moltiplica la violenza e il sopruso, ma il seme del male lo portiamo tutti dentro. Per questo siamo qui a pregare, per chi è vittima e anche per l’uccisore, e soprattutto per chiedere che non cresca in ognuno di noi il seme del male.

Anche oggi – lo vediamo – la guerra, con la sua assurdità, è la strada che si imbocca, come fosse inevitabile, anche della nostra Europa, come se ciò che accadde non avesse insegnato nulla. Siamo qui a pregare perché il Signore ci guidi per strade di pace e di riconciliazione.

«Donna perché piangi?», si sente ripetere Maria Maddalena. Ma questa volta è Cristo, è «l’amore dell’anima sua», (e lei nemmeno lo riconosce, chiusa nel suo dolore), che le rivolge la domanda.

«Donna perché piangi»? Ora quella domanda è l’invito a non lasciarsi vincere dalla disperazione, dal sospetto che nulla potrà cambiare, che morte e dolore siano l’ultima parola.

«Maria!» La chiama per nome, e chiamandola per nome le fa riscoprire chi è, chi siamo: davanti a Dio ognuno è l’unico, il preferito. I nomi dei nostri 55 fratelli e sorelle che 79 anni la trovarono qui la morte, Dio li pronuncia per sempre. Unici, irripetibili, sono per sempre con Lui.

Ma anche noi siamo oggi chiamati per nome, perché rinnovando la coscienza della responsabilità che abbiamo (responsabilità viene da respondeo: rispondere a Chi ci chiama per nome dall’eternità): il compito di non permettere che riaccadano tra noi tragedie come queste, che togliamo via il seme della discordia e dell’odio, che sentiamo anche il nemico fratello, che ci adoperiamo perché la pace sia possibile, perché tutti si riconoscano soggetto operoso nella costruzione del bene per tutti. Testimoni di una speranza invincibile.

Come dice della Maddalena la liturgia: “…dopo averlo cercato nel sepolcro, per prima lo adorò risorto dai morti; a lei diede l’onore di essere apostola per gli stessi apostoli, perché la buona notizia della vita nuova giungesse ai confini della terra”.

Maria Maddalena prega per noi.

Signore Gesù donaci la pace.

 

 

+ Giovanni Paccosi