Catechesi del Vescovo

Re Salomone nella terza lectio

di Antonio Baroncini

Lo scorso 13 gennaio, nella sua lectio biblica, il vescovo Andrea ci ha invitato ad ascoltare e meditare, ancora seduti idealmente davanti al camino, come una buona famiglia. La scenografia familiare, quasi intima, allontana le difficoltà, le preoccupazioni inevitabili della vita e la tranquillità, nell’ascolto, accompagnata dalla fiamma del caminetto, invade il nostro cuore e la nostra mente. Il tema della lectio biblica è stata la preghiera del re Salomone per l’inaugurazione del primo Tempio di Gerusalemme (1Re 8,22-51), il cui commento è ancora disponibile sulla pagina Facebook ufficiale del vescovo.

La riflessione di monsignor Migliavacca è stata feconda di altre suggestioni che vorrei condividere con voi. Salomone è uno dei più famosi e straordinari personaggi della Bibbia, colui che ricevette in dono da Dio «un cuore saggio ed intelligente, ricchezza e gloria come nessun re ebbe mai». In questa catechesi, storia, religione e spiritualità si intrecciano, a partire dalle magnifiche pagine bibliche. Una presentazione storica di questo re aiuta a comprendere la sua grandezza e la sua saggezza nel realizzare il sogno, ereditato, per volere divino, da suo padre Davide: la costruzione del Tempio di Gerusalemme, abitazione di Dio sulla terra e casa di preghiera per tutti i popoli. Il suo santuario custodiva la famosa Arca della Alleanza, simbolo perenne del legame tra Dio ed il suo popolo.

Salomone, dopo un difficile confronto con il fratello Adonia, grazie all’intervento decisivo della madre Betsabea e del profeta Natan, fu unto come successore al trono di Davide, suo padre. Il suo governo durò per quarant’anni, dal 970 al 930 a.C., e fu l’ultimo dei re del regno unificato di Giuda e Israele. Durante il suo regno trasformò l’antico Israele, in uno stato organizzato, ricco e potente, ricorrendo anche a una serie di alleanze con i sovrani vicini attraverso matrimoni politici. Il vescovo Andrea ha inquadrato grande sovrano nella sua opera di costruzione del Tempio di Gerusalemme, i cui lacerti si trovano ancora oggi sull’altopiano della Città Vecchia e che costituiscono un luogo sacro unico per le tre religioni monoteiste. Per i musulmani è qui che il profeta Muhammad iniziò il suo viaggio verso il cielo, descritto nel Corano. È all’interno di questo tempio che, Gesù ragazzino, impressionava gli insegnanti ebrei con la sua preparazione. Sul Monte del Tempio di Gerusalemme ci sono tutti gli elementi per farne un luogo carico di storia e di religione. Sotto la sua Cupola della Roccia (691 d.C) si conserva una pietra nera che, secondo la tradizione, indica il luogo dove Abramo stava per sacrificare il figlio Isacco, mentre al di sotto, per contenimento del Tempio, vi è il Muro Occidentale (o Muro del Pianto). È quel che resta dell’antico Tempio di Salomone e costituisce il luogo santo per eccellenza della religiosità ebraica e nel suo insieme costituisce il luogo «di comunione, di possibile incontro tra le religioni, di amore, di attesa, di ricerca», come ha asserito il vescovo.

Il re Salomone, costruito il Tempio, si rivolse agli anziani d’Israele a Gerusalemme per trasportarvi l’Arca della Alleanza del Signore e a tutti gli uomini d’Israele, riuniti davanti al Tempio, ricordò a gran voce le parole che Dio disse a suo padre Davide: «Tu, Davide, hai deciso di costruire un tempio al mio nome e hai fatto bene; però a costruirlo non sarai tu, bensì tuo figlio, uscito dai tuoi fianchi; egli edificherà il tempio al mio nome. Il Signore ha dunque realizzato la promessa che aveva pronunciato: io sono succeduto a Davide, mio padre, mi sono seduto sul trono d’Israele, come il Signore aveva preannunciato ed ho edificato il Tempio al nome del Signore, Dio d’Israele».

Monsignor Migliavacca si è poi soffermato sul contenuto spirituale della preghiera di Salomone, concentrandosi sul tema dell’ascolto. Il re si rivolge a Dio, come un figlio dinanzi al Padre, ma tenendo alta la regalità assoluta di cui Dio è indiscutibilmente possessore su tutto il creato: «Signore, Dio d’Israele, non c’è alcun Dio simile a te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra!». Per ogni invocazione, Salomone inizia sempre col verbo «ascoltare», che nasce da un cuore che crede, testimoniando una professione di fede: «Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele quando pregheranno rivolti a questo luogo. ascolta dal luogo della dimora nei cieli; ascolta e perdona» (v. 30). La potenza della preghiera! Tutti possono rivolgersi a Dio in ogni circostanza e per ogni necessità e Dio li ascolterà, anche chi ha vissuto nell’infedeltà verso di Lui, a causa dell’umana fragilità. «Persino lo straniero, che non appartiene al tuo popolo Israele, quando verrà da un paese lontano…..e verrà per pregare in questo Tempio, tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora e concedi ciò che lo straniero ti domanda» (v. 41-43). Al termine della preghiera Salomone si alza davanti all’altare del Signore, con le mani tese verso il cielo e stando in piedi, benedice ad alta voce tutta l’assemblea di Israele: «Benedetto il Signore che ha concesso tranquillità al suo popolo secondo tutto quello che aveva detto».

Anche il vescovo Andrea, al termine della sua lectio, ha compiuto un gesto simile, alzando le mani, come “gesto di carità” con la recita del Padre nostro. Tutti noi, che eravamo collegati, siamo rimasti in silenzio, gustando l’intima gioia che riempiva il nostro cuore. La fiamma del camino volgeva al termine. La sua luce e il suo calore stavano scomparendo, ma non nella nostra anima, invasa dalla spettacolarità irradiante della preghiera di Salomone.