Sabato 21 settembre

L’ingresso di don Armando a Ponsacco

L'omelia del Vescovo Andrea

Don Armando Zappolini ha iniziato il suo ministero pastorale a Ponsacco nel pomeriggio di sabato 21 settembre. Riportiamo a seguire l’omelia del Vescovo Andrea.

 

L’inizio del ministero di parroco nella parrocchia di Ponsacco di don Armando Zappolini può essere raccontata nell’immagine del viaggio. In cammino, attraverso un percorso tra le vie della città di Ponsacco, don Armando è arrivato in Chiesa e qui, con la celebrazione dell’Eucaristia e nell’incontro con la comunità egli inizia il suo ministero di parroco.

Il cammino di don Armando parte da lontano negli anni, e da vicino geograficamente. Parte da Perignano dove egli ha speso le sue energie di pastore per ben trentotto anni. Egli ha incontrato e visto crescere più di una generazione di parrocchiani e ha promosso un cammino di comunità, con particolare attenzione ai più poveri e ai giovani. Testimoni di questo cammino sono gli amici dell’unità pastorale di Perignano. Hanno saputo vivere con grande dignità e con spirito di fede e di fiducia un momento certo non facile nel veder partire il loro parroco. Desidero ringraziarli per la testimonianza che mi hanno dato e che hanno offerto a tutta la comunità diocesana. Così, con questa maturità, si vivono i cambiamenti e ci si affida alla Provvidenza di Dio. Grazie Perignano!

Il cammino di don Armando ha toccato in questi anni tanti luoghi di annuncio, di missione e di testimonianza della carità: il Burkina e il Congo, in Africa, l’Ecuador in America latina, l’India in modo particolare Calcutta, per ricordarne alcuni. I passi che il nuovo parroco muove a Ponsacco e che incrociano i fedeli di questa bella parrocchia portano con sé la polvere di tutti questi luoghi, la polvere dei poveri, degli scartati, la polvere dei tossicodipendenti, di chi è nella desolazione, la polvere di chi ha il colore della pelle diverso dal nostro e di chi bussa alla porta di casa nostra per essere accolto. E’ polvere benedetta che chiediamo possa posarsi sulle nostre case, sulle nostre famiglie, sui nostri giovani, sui passi della nostra vita.

E il cammino del nuovo parroco incontra una esperienza di comunità e di chiesa viva e vivace qui a Ponsacco. Ne sono artefici e testimoni i sacerdoti. Riconosciamo le impronte di don Renzo (e sono impronte certo particolarmente grandi, con dei piedi così…). Don Renzo, parroco, ha dedicato il suo zelo e la sua passione pastorale per la vita della gente e della parrocchia, soprattutto cercando di aprirla al sapore della carità e con attenzione anche alla cura delle strutture come è stato il restauro dei questa bella chiesa. A don Renzo va il mio e il nostro grazie per il tanto bene profuso. Egli continuerà a risiedere in parrocchia e potrà ancora dare il suo aiuto di prete. Il grazie anche a don Amedeo Deri e a don Vasco Migliarini per il loro prezioso servizio pastorale. La gratitudine pure per la dedizione e la gioia che regala don Holin che proseguirà il suo servizio di vicario parrocchiale e per il diacono permanente Mario, segno del servizio nella comunità.

Ma la parrocchia è fatta dalle impronte di tanti e molte sono oggi qui presenti: i ragazzi e i giovani, i chierichetti, le varie associazioni, gli scout, gli animatori della carità, i membri dei consigli parrocchiali, il coro, e poi la casa di riposo, le religiose, le famiglie… E ogni cristiano, dal più piccolo al più anziano, da quello in compagnia a chi è solo o malato. Tutti, tutti sono il volto di questa comunità di Ponsacco di cui don Armando diventa parroco e con la quale da oggi si accompagnano i suoi passi. E certo don Armando porti in cuore oggi anche i volti dei tuoi genitori che hanno accompagnato i tuoi primi passi… e ti sono dal cielo vicini.

Il grazie anche alle autorità civili e militari presenti.

Abbiamo raccontato di tanti passi. Quelli del nuovo parroco, quelli della gente… è il caso di dire allora fin da subito a don Armando e a tutta la comunità parrocchiale: buon cammino!

Ci aiuta a muovere i passi nella giusta direzione la Parola di Dio che abbiamo ascoltato.

Vorrei partire dalla seconda lettura, una pagina di Paolo a Timoteo che invita alla preghiera: “Raccomando prima di tutto che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti”. Paolo chiede in particolare che si preghi per coloro che hanno responsabilità di guida e di governo nella comunità civile, ma ci interessa soprattutto il significato che si comprende in questo invito alla preghiera.

Paolo ricorda che la preghiera nasce da una consapevolezza, una convinzione: che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità”. E’ una preghiera che scaturisce da un cuore e una vita che conosce Dio, ha imparato a stare con Lui e sa che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi. Paolo è in intimità con Dio, conosce il suo volere e il suo progetto. E dalla comunione, dallo stare con Dio egli può pregare per la comunità e nella preghiera indicare Dio in mezzo al popolo, la sua volontà.

E’ questo il principale pilastro della vita della chiesa, della comunità cristiana: la preghiera, la preghiera condivisa e per tutti.

E il parroco? Quale insegnamento ne trae? Cosa dire a don Armando che oggi diventa parroco tra di voi?

Al nuovo parroco questa pagina suggerisce anzitutto di stare in preghiera, di cercare l’intimità con Dio, di conoscere quindi e gustare la sua volontà, il suo progetto. Abbiamo bisogno di un parroco orante, capace di contemplazione, che si nutre del dialogo con Dio. Ci occorre un parroco che preghi.

E poi un parroco che sappia far pregare, che insegni a pregare. In questa luce si colloca la preghiera di Taizé a Gello: un segno della preghiera come dimensione fondamentale della vita della comunità, del credente e del prete.

Don Armando dovrà pregare con e per voi. E non si tratta solo di celebrare i sacramenti o di vivere il momento della preghiera; l’invito alla preghiera, al pregare indica uno stile: si tratta di essere parroco in mezzo a voi, caro don Armando, con lo sguardo rivolto a Dio, con il linguaggio della parola e dei gesti che a tutti sa sempre indicare dove è Dio, chi è Lui, come opera, cosa ci sta chiedendo. Come san Giovanni B. nel quadro della crocifissione di Grünewald a Colmar in Svizzera, nel quale Giovanni indica col dito indice il Cristo crocifisso. Viviamo la preghiera non per elemosinare risposte, ma per imparare a vedere Dio e la sua opera buona tra di noi. Su questa strada caro don Armando dovrai accompagnare e indirizzare la comunità di Ponsacco.

La pagina del vangelo ci parla di una amministrazione che viene affidata ad un uomo il quale deve imparare un nuovo stile di amministrare, non più disonesto. Si tratta di imparare a vivere, a gestire quanto ci è affidato. E’ simpatico questo vangelo che oggi viene letto nel momento in cui una parrocchia viene affidata ad un nuovo parroco come amministratore della vita di questa comunità. Sembra dire a don Armando: stai attento a ciò che ti è affidato! Accogli per custodire fedelmente.

Penso alla prima realtà che è affidata a tutti noi, la nostra vita, la vita stessa. C’è un modo di amministrare, di gestire la nostra vita che non ha il sapore del vangelo, che è segnata dal seme della disonestà, dello spreco e di un possesso ingrato. Penso anche alla realtà delle famiglie, i giovani…: quanto vi è affidato. Possiamo dire che vi è affidata la vita, da amministrare. E si scopre poi, soprattutto in famiglia, che ci è affidata la vita di altri. Si tratta di accogliere, di custodire, di amministrare bene, appunto.

E il vangelo ci parla di un amministratore che sperpera e per questo viene rimproverato: è l’atteggiamento di chi spreca il dono, ha dimenticato che sta gestendo cose non sue, perché donate.

Allora, corretto dal padrone e per paura, cambia stile: condona parte del debito dei debitori, forse quella parte che sarebbe spettata a lui come compenso, come percentuale, cioè entra nella logica del dono, impara a donare.

E’ questa allora la logica che il vangelo ci vuole indicare oggi: la logica, lo stile, il segreto del dono. Ciò che hai, quanto ti è affidato, la vita… è dono, ti è dato per dono, come dono immeritato. Così è per don Armando oggi entrare in questa parrocchia: ti è affidato un dono, è prezioso, è una comunità, riconoscerai sempre di più i volti, le storie, i bisogni… e ti è chiesto di vivere in mezzo a questa gente con lo stupore di riconoscere ogni giorno il dono affidato a te.

E il modo di gestire, di vivere il ministero del parroco è quello di amministrare il dono, di vivere il dono.

E poi l’invito del vangelo: “Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta” e non significa di creare legami e favori con la disonestà, ma trasformando ciò di cui ci siamo appropriati, ciò che ci appartiene e che in questo senso è disonesto, cioè non guadagnato, non meritato, trasformarlo in dono, nello stile della carità.

E’ così don Armando che sei invitato a camminare con decisione, talvolta controcorrente, anche contro i poteri forti e contro chi ostacola il vangelo o lo strumentalizza sulle strade dell’amore, della carità. Recita così un pensiero di Paulo Coelho che mi è sembrato un invito per il nuovo parroco: “Un guerriero non può abbassare la testa, altrimenti perde di vista l’orizzonte dei suoi sogni”. Potrà accadere questo quando i tuoi passi incroceranno quelli dei poveri, di chi tende la mano, di chi è nella sofferenza, di chi è malato; accadrà questo anche quando riuscirai a portare su questa strada i passi di tanti qui di Ponsacco. Tante belle realtà già si vivono a Ponsacco nel segno della carità: sarà quella, e quanto di nuovo potrà nascere, la scena su cui rappresentare ancora oggi il vangelo e l’invito di Gesù a dare la vita. Ci ricorda Gesù che, vivendo così il dono, si potrà servire Dio, anziché la ricchezza, potremmo dire la caducità. Nel povero è Dio che servi.

Un ultimo passo ci indica la prima lettura del profeta Amos, un profeta che predica attorno al 700 avanti Cristo, in un mondo in cui il potere si sta rafforzando, soprattutto nel Regno del nord e accanto allo sfarzo, alla forza del potere rimangono sacche di povertà e di miseria che sembra di aver dimenticato. Allora il profeta grida, esorta a farsi vicino a chi è povero per ricostruire con equilibrio la comunità.

Anche Amos dunque ci conduce a considerare il terreno della carità, della attenzione al povero come segno qualitativo della vita della comunità.

Ma un tratto solo vorrei raccogliere da questa pagina. Si tratta di cercare dove sta la vera gioia. Si illudono i potenti nel credere che nella loro abbondanza stia la sicurezza e la gioia. In realtà vi è un possedere, quando non li si condivide, che è mortifero, foriero di tristezza.

Lo sguardo del Signore che non dimentica le opere dei potenti è invece lo sguardo che vede e ascolta gli umili del paese. E’ qui la gioia vera. C’è una gioia del povero che scopre lo sguardo di Dio e apprezza i piccoli gesti della vita, del dono.

Caro don Armando stai con la gente, stai con gli umili… e gusterai la gioia degli amici di Dio.

E poi la gioia è contagiosa. Con loro, nella semplicità, la gioia diventa un dono condiviso e auguriamo a don Armando di essere prete, parroco sempre nella gioia, capace di regalarla, di donarla quando occorre consolare, quando si deve riaprire il cammino alla speranza, quando ci si fa vicino a chi soffre. E’ la gioia che muove i passi di chi aiuta la Chiesa ad essere “in uscita”, come dice papa Francesco, e non ha paura di andare incontro al mondo.

Tra i tanti protettori don Armando ti affidiamo a madre Teresa di Calcutta. L’hai incontrata, hai incrociato i suoi passi, sentila accanto a te anche oggi, in questo inizio di ministero a Ponsacco. Madre Teresa ti ha indicato la strada da percorrere: la strada della contemplazione anzitutto, della amicizia con Dio e la strada dove si trovano i più poveri, per accoglierli e far scoprire anche a loro che la vita è dono. E muovendo i passi con gioia.

Ti accompagni Maria, Madonna della strada e riconosci in tutti i fedeli di Ponsacco, negli amici, negli umili il suo sorriso di mamma.