Quest’anno la ricorrenza del 25 ottobre, festa di San Miniato, cade di domenica, ragion per cui se ne omette la celebrazione liturgica. In ogni caso, anche a prescindere da questa concomitanza, bisogna ammettere che la festa del compatrono della nostra diocesi generalmente non è molto sentita, complice forse l’incertezza che avvolge la figura storica e le vicende di questo misterioso santo. Ne redasse la prima vita leggendaria Drugone, abate del monastero benedettino di S. Miniato al Monte a Firenze, intorno all’anno Mille.
Nella sua opera, Drugone presentò San Miniato come un re armeno, attribuendo così una stirpe regale e una provenienza orientale a un santo che in realtà doveva essere del posto e di umili origini. Nel far questo – come sanno bene i devoti di S. Eurosia – l’abate Drugone adottò un cliché agiografico abbastanza ricorrente. La prima Passione del martire Miniato racconta i diversi tentativi di uccidere il santo da parte degli aguzzini pagani nell’anfiteatro di Firenze: un leopardo gli viene aizzato contro ma Miniato lo fulmina con lo sguardo; poi il santo esce illeso da una fornace ardente, ammansisce un leone tracciando un segno di croce, resiste al piombo fuso che gli viene colato negli occhi e in bocca, dato che il metallo ardente al contatto col suo viso miracolosamente diventa fresco come la rugiada. Infine Miniato viene decapitato, ma il martire cristiano si rialza da terra e, raccolta la testa, attraversa l’Arno e sale sul Monte Fiorentino, dove si distende nel punto in cui sorgerà la basilica a lui dedicata.
Quindi il nostro patrono, come San Dionigi, San Regolo, San Donnino e tanti altri, appartiene alla schiera dei santi cefalofori, cioè di quei martiri dei quali si narra che, dopo la decapitazione, raccolsero la propria testa e camminarono tenendola tra le mani. San Miniato è venerato come il primo e unico martire di Firenze. Versò il sangue per la fede in Cristo durante la persecuzione dell’imperatore Decio (250 d.C.), forse nel luogo chiamato «croce al gorgo», nei pressi dell’Arno. Il corpo di Miniato fu quindi sepolto sul monte probabilmente dai suoi compagni sfuggiti alla persecuzione. Quando il Cristianesimo si fu affermato, ci si ricordò della tomba del protomartire fiorentino e qui venne eretta dapprima una piccola cappella e poi, agli inizi del secolo undicesimo, la splendida basilica che domina la valle di Firenze. Ben presto il culto di San Miniato si diffuse in tutta la Toscana e a lui si intitolarono diversi luoghi di culto, poi la nostra città capoluogo e, a partire dal 1622, la nostra diocesi.