Sono stati i coniugi Maurizio ed Elisabetta Casolari, della parrocchia di San Romano, a condurre il terzo incontro diocesano di preparazione al matrimonio organizzato dall’Ufficio di Pastorale familiare, dal titolo «Il progetto di Dio sulla coppia: “Maschio e femmina li creò”».
L’incontro si è tenuto lo scorso 10 febbraio nei locali del Consultorio familiare “Alberto Giani”. Prima di entrare nel cuore dell’argomento i conduttori hanno lanciato alle coppie presenti una salutare provocazione: «Siete proprio convinti di voler celebrare il vostro matrimonio in chiesa? In fondo esistono coppie di fatto conviventi, matrimoni civili, che non necessitano di preparazione e che, tutto sommato, possono essere interrotti agevolmente in caso di difficoltà o incomprensioni».
Dopo il breve dibattito che ne è scaturito e dopo aver chiarito il significato dello stimolo offerto, gli animatori hanno dunque spiegato che una vita matrimoniale felice necessita d’impegno e lavoro preventivo, un lavoro simile a quello del giardiniere che cura e coltiva senza improvvisazione il suo terreno per fare in modo che la seminagione attecchisca nel miglior modo possibile: «Il fine di questi incontri non è convincervi a sposarvi o, al contrario, instillarvi dubbi, ma aiutarvi a riflettere sul passo che vi apprestate a compiere». I tre grandi controvalori che la mentalità corrente dissemina come mine sul cammino di una coppia che si approssima al matrimonio, sono rappresentati dall’individualismo, con il suo costante invito a una gratificazione smodata dei propri bisogni; l’immediatezza, che coincide con il voler tutto e subito evitando l’impegno a lungo termine; e terzo l’instabilità dei legami, con relazioni che si crede possano essere sciolte in qualsiasi momento e in modo indolore: «Certi legami solidi che esistevano ai tempi dei nostri nonni sembrano oggi dissolti – hanno commentato Maurizio ed Elisabetta – e di conseguenza anche l’amore ne risente, rimanendo invischiato tra il desiderio di forti emozioni e la paura del legame». Certamente la scelta di una coppia di sposarsi in chiesa e d’impostare la vita coniugale su Gesù Cristo va oggi controcorrente, ed è per certi versi rivoluzionaria.
Dopo queste premesse l’incontro è entrato nel vivo… Qualche spunto: la vocazione al matrimonio cristiano è un modo di vivere da laici nella Chiesa. Decidere di sposarsi chiedendo alla Chiesa il Sacramento del matrimonio è una forma di ispirazione che procede da Dio stesso. Gli sposi sono scelti, invitati e chiamati dal Signore a compiere la missione di camminare insieme nel mondo: «Questo non vi turbi – hanno sottolineato ancora i relatori – Dio non sceglie da subito persone capaci, ma rende capaci coloro che sceglie». Ma quali sono le caratteristiche che sostanziano il matrimonio cristiano? La risposta ce la fornisce il Signore stesso: nel vangelo di Matteo (19,3), nell’episodio in cui i farisei insistono a chiedere a Gesù se sia «lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie», Gesù risponde citando sapientemente Genesi 2: «L’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. […] Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». In buona sostanza Gesù ci sta dicendo che diventare una carne sola è opera di Dio, e l’amore che Lui stesso infonde nella coppia resterà a garanzia per tutta la vita. Per questo l’uomo non può dividere ciò che Dio ha congiunto. L’esperienza dell’amore coniugale porta ad un legame profondo, a essere una sola carne (dimensione sessuale), dove i figli sono il frutto di questo amore».
Quanto sia importante per Dio questo legame ce lo svela ancora Gesù, che inizia il suo ministero pubblico compiendo il suo primo miracolo a Cana di Galilea, proprio in un contesto nuziale (Gv 2,1-11). La Sua presenza quel giorno di certo santificò quella coppia di sposi e il loro amore. «Nel mondo moderno – hanno aggiunto i relatori – la parola amore è un concetto tanto vago quanto ambiguo… Si amano persone, oggetti, si ha amore per il gioco, amore per il possesso… La lingua greca, aveva invece tre termini per definire l’amore: eros (passione, attrazione sessuale, innamoramento); filia (intimità, amicizia); agape che implica il dono di se come impegno di fedeltà e progetto di vita insieme. Tre dimensioni che non si escludono tra loro, ma chiedono di essere integrate. Passione, intimità e dono di sé sono gli ingredienti per una sana e duratura vita di coppia». «Dio – hanno proseguito ancora Maurizio ed Elisabetta – ci ama come coppia di sposi e, attraverso il nostro amore, ama i nostri figli, i nostri genitori, la comunità nella quale viviamo, e poi, importante: “L’amore di Dio per ogni sposo passa attraverso la propria sposa e viceversa”». Volere il bene l’uno dell’altra, prendersi cura dei figli, essere in ogni caso fecondi, aperti alla vita, rimanere fedeli a un patto, a una promessa d’amore curando la relazione… sono gli impegni che Dio chiede a una coppia di sposi. E vivere bene questo amore è già partecipare della vita di Dio, è già vivere il Paradiso su questa terra.