Nei giorni scorsi si è tenuto il primo incontro di preparazione online in vista della 49ma settimana sociale di Taranto, in programma per il prossimo ottobre. I relatori dell’incontro, dal titolo «Il pianeta che speriamo: ma cosa possiamo sperare?», hanno affrontato il tema dell’ecologia, non come fatto isolato in sé, ma come parte di un sistema di relazioni.
Uno dei temi chiave è stato quello della paura, che guida le nostre relazioni umane e la nostra relazione intima con Dio, e l’esigenza di superarla per poter vivere una fede autentica e adulta. Il primo relatore, don Giovanni Cesare Pagazzi, riprendendo l’insegnamento dell’enciclica «Laudato si’» di papa Francesco, ha ricondotto il fenomeno della paura al lato più profondo e istintivo dell’uomo, che precede la dimensione spirituale. Il racconto del libro della Genesi lo illustra molto bene. Prima di mangiare il frutto proibito Adamo e Eva potevano vivere situazioni anche rischiose con naturalità. Dopo aver commesso il peccato la loro immediata reazione è la paura, prima come mezzo di difesa («mi sono nascosto perché sono nudo») e subito dopo come mezzo aggressivo contro il prossimo («la donna che tu mi hai messo accanto, è lei che mi ha dato del frutto»).
Anche il problema di Caino non è l’invidia, bensì proprio la paura. Il fatto che Dio abbia attenzione per Abele sembra escludere Caino, che teme che nel cuore di Dio non ci sia spazio sufficiente per entrambi. In un certo senso Caino si sente orfano di Dio ed uccide Abele per avere l’attenzione del Padre indifferente. Ma anche qui, dopo avere ucciso il fratello, Caino ha paura e si nasconde, fugge via. Chi si sente abbandonato, ha spiegato don Pagazzi, può avere due reazioni: la voracità, che deriva dal suo sentirsi in credito verso il mondo intero che l’ha tradito. Oppure può avere la reazione contraria: il disinteresse verso le cose e verso gli altri, per evitare il dolore dell’abbandono.
Alla luce di questo, che cosa possiamo allora sperare? Don Giuliano Zanchi, il secondo relatore, ha illustrato la dimensione politica come produzione di decisioni senza le quali non ci sarebbe vita collettiva. È proprio sul piano politico che la sensibilità può diventare una scelta di sistema. La lettera enciclica «Laudato si’» di papa Francesco intreccia il problema ecologico con il problema sociale, nei quali sia i poveri che la terra gridano aiuto. Attualmente abbiamo un Magistero all’avanguardia ma una base cattolica che fatica a stargli dietro. La conversione al Dio che c’è e che può, è la chiave per un cattolicesimo coraggioso e aperto alle sfide dell’oggi.