Omelia per la solennità di Maria Ss. Madre di Dio

San Miniato, Cattedrale ore 11
01-01-2024

 

Abbiamo ascoltato le parole di san Paolo ai Galati della seconda lettura:

«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli».

La prima cosa che Paolo sottolinea, parlando della pienezza del tempo in cui Dio ci ha dato suo figlio, è che da quel momento il tempo è pieno della presenza di Cristo, fino ad ora, è ora. Ora Lui ci si mostra come ai pastori, come al cuore silenzioso di Maria Sua madre, Madre di Dio, e se lo accogliamo siamo noi ora portati nella misericordia che è il Figlio, Dio fatto uomo, nella figliolanza del Padre.

Per questo il giorno della Madre di Dio, il primo giorno dell’anno è la Giornata della pace. Dalla contemplazione piena di gratitudine di questa Presenza che ci ha accompagnato (e redento!), ogni giorno dell’anno appena trascorso, e ogni giorno della vita nostra personale e della storia travagliata del mondo, nasce la speranza per quest’anno nuovo. Se comincia sotto le nubi della guerra e delle persistenti sofferenze di tanti fratelli tra noi e nel mondo intero, la luce del tempo che inizia è questa Presenza che non ci lascia soli nel cammino.

In questo primo giorno dell’anno, ormai da 57 anni, il Papa rivolge al mondo intero un Messaggio per invitare tutti a costruire con impegno la pace. Quest’anno le sue parole si soffermano su una realtà sempre più importante nello sviluppo della conoscenza scientifica e della vita sociale, politica ed economica: l’intelligenza artificiale.

Riprendo alcuni passaggi che sfidano molto le nostre coscienze, a volte solo interessate ai vantaggi immediati di questi progressi, in cui siamo invitati a considerarne tutti i fattori.

In primo luogo il Papa sottolinea l’importanza dei progressi scientifici al servizio del bene delle persone, ma immediatamente ne ricorda la finalità, di cui non si deve smarrire la coscienza.

«La dignità intrinseca di ogni persona e la fraternità che ci lega come membri dell’unica famiglia umana – ricorda Papa Francesco – devono stare alla base dello sviluppo di nuove tecnologie e servire come criteri indiscutibili per valutarle prima del loro impiego, in modo che il progresso digitale possa avvenire nel rispetto della giustizia e contribuire alla causa della pace».

Infatti non è mai sgominato la tentazione dell’illusione di onnipotenza, che il progresso scientifico può generare (e ha generato) nell’uomo e nei detentori del sapere e del potere. Se non si ha chiaro l’orientamento al bene di tutti del progresso delle conoscenze e della tecnica, afferma il Papa: «Gli sviluppi tecnologici che non portano a un miglioramento della qualità di vita di tutta l’umanità, ma al contrario aggravano le disuguaglianze e i conflitti, non potranno mai essere considerati vero progresso. – e continua più avanti – L’essere umano, infatti, mortale per definizione, pensando di travalicare ogni limite in virtù della tecnica, rischia, nell’ossessione di voler controllare tutto, di perdere il controllo su sé stesso; nella ricerca di una libertà assoluta, di cadere nella spirale di una dittatura tecnologica. Riconoscere e accettare il proprio limite di creatura è per l’uomo condizione indispensabile per conseguire, o meglio, accogliere in dono la pienezza».

Vengono alla mente le parole di Papa Benedetto, nell’Enciclica Spe Salvi, quando metteva in guardia sulla ambiguità dell’idea di progresso: «Un progresso addizionabile è possibile solo in campo materiale. Qui, nella conoscenza crescente delle strutture della materia e in corrispondenza alle invenzioni sempre più avanzate, si dà chiaramente una continuità del progresso verso una padronanza sempre più grande della natura» (Benedetto XVI, Spe Salvi, n. 24)

Ma sapere sempre più ed essere capaci di fare sempre più cose non ci rende migliori di per sé. Il progresso può essere per il bene ma anche per il male. Lo aveva detto un filosofo del secolo XX, Theodor Adorno con una frase icastica: «il progresso, visto da vicino, sarebbe il progresso dalla fionda alla megabomba». (cf. Benedetto XVI Spe Salvi, 22)

«Poiché l’uomo rimane sempre libero e poiché la sua libertà è sempre anche fragile, non esisterà mai in questo mondo il regno del bene definitivamente consolidato. Chi promette il mondo migliore che durerebbe irrevocabilmente per sempre, fa una promessa falsa; egli ignora la libertà umana. La libertà deve sempre di nuovo essere conquistata per il bene». (Benedetto XVI, Spe Salvi, n. 24)

Nello stesso senso Papa Francesco ricorda che c’è qualcosa di più degli algoritmi: «Non si deve permettere agli algoritmi di determinare il modo in cui intendiamo i diritti umani, di mettere da parte i valori essenziali della compassione, della misericordia e del perdono o di eliminare la possibilità che un individuo cambi e si lasci alle spalle il passato».

Infine, il vero progresso si dà quando si lavora per la pace.

«Le più avanzate applicazioni tecniche non vanno impiegate per agevolare la risoluzione violenta dei conflitti, ma per pavimentare le vie della pace». Ancora, il Papa afferma: «In un’ottica più positiva, se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata per promuovere lo sviluppo umano integrale, potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli, la crescita della fraternità umana e dell’amicizia sociale. In definitiva, il modo in cui la utilizziamo per includere gli ultimi, cioè i fratelli e le sorelle più deboli e bisognosi, è la misura rivelatrice della nostra umanità».

Il Papa insiste ricordando che costruire accoglienza e non muri è la finalità di ogni progresso nella conoscenza e nella tecnica. «Purtroppo, ancora una volta ci troviamo a dover combattere “la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare muri per impedire l’incontro con altre culture, con altra gente” [14]e lo sviluppo di una coesistenza pacifica e fraterna. (…) La pace – invece – è il frutto di relazioni che riconoscono e accolgono l’altro nella sua inalienabile dignità, e di cooperazione e impegno nella ricerca dello sviluppo integrale di tutte le persone e di tutti i popoli».

Il Santo Padre conclude affidando al Signore questi propositi di pace.

«La mia preghiera all’inizio del nuovo anno è che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana».

Anche noi preghiamo per questo e chiediamo che si rinnovi all’inizio di questo nuovo anno, la «pace in terra, agli uomini, amati dal Signore», la benedizione consegnata da Dio a Mosè con le parole che abbiamo ascoltato nella prima lettura.

«Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace».

Buon anno.

 

 

+ Giovanni Paccosi