Omelia per la Messa con i medici dell’A.I.M.C.

San Miniato, chiesa di Santa Caterina
30-03-2023

 

Giovedì della V settimana di Quaresima: Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59

 

Ho stasera la gioia di celebrare questa Eucaristia con voi, medici cattolici, chiamati dalla vostra professione, che comprendiamo tutti essere una vera vocazione del Signore, a servire le persone più deboli, i malati, gli infermi, gli anziani, a aiutare a nascere, a guarire e spesso anche a morire.

Nella nostra società diventa sempre più difficile accompagnare chi soffre, sia per la crescente burocrazia che cerca di assicurare con regole e protocolli quello che, in ogni caso, è affidato all’amore e alla responsabilità con cui si serve chi è malato, sia per la mentalità che spesso riduce il corpo a una macchina e gli interventi dei medici solo a una tecnica. Sembra quasi che la tecnologia che si spinge sempre più avanti e offre soluzioni e cure impensabili, sia spinta fino quasi a onnipotenza che determina il vivere e il morire, rendendo superfluo il il Mistero di una vita che non conosciamo nella sua profondità e non dominiamo totalmente.

Nel Vangelo di oggi Gesù parla della vita eterna che lui può dare, e afferma che chi crede in Lui vivrà per sempre. Proprio il dialogo con i “Giudei” che abbiamo ascoltato porta Gesù a rivelarsi come Dio e chi lo ascolta a decidere di eliminarlo. Siamo ormai agli antefatti della Settimana Santa e tutto va verso il compimento della Morte e Resurrezione di Gesù.

Il desiderio della vita eterna, della vita piena costituisce l’anelito di ogni persona e Gesù ci promette che la morte non è l’ultima parola. Nel prendersi cura quotidiana dei malati, nel vostro amore e nel servizio alla vita, voi servite questo tendere nostro a una pienezza, che non potrà mai realizzarsi nei limiti angusti della vita terrena, ma che costituisce la vera origine della dignità di ogni persona, in particolare della più piccola e indifesa. Dio ci ha fatto per la vita in Lui, e ogni giorno, ogni istante è dono di Dio, che ama ciascuno in modo unico per sempre. Proprio la coscienza della dignità irriducibile di ogni persona umana, che l’avvenimento della morte e resurrezione di Cristo ha esaltato in pienezza (Un Dio che si fa niente, per amore del nostro niente!), è all’origine del flusso di carità operosa della comunità cristiana, che nei secoli ha dato vita a ospedali, ricoveri, orfanatrofi, opere assistenziali di ogni tipo fino al tempo presente.

Si potrebbe dire che quella storia di alleanza tra Dio e gli uomini iniziata in Abramo (a quell’inizio fa riferimento la prima lettura) e compiuta in Gesù, è l’origine della cura del più piccolo, del povero, del più debole, del malato, segno della vera civiltà.

A questa origine che non è un passato ma la fonte inesauribile del nostro impegno ideale torniamo, proprio ora, qui, nella celebrazione dell’Eucaristia, che facendo presente, per noi e per il mondo, il dono di sé di Gesù sulla croce e la sua vittoria sul male e sulla morte, rinnova in noi la linfa vitale di un rinnovato servizio.

Buona Settimana Santa e Buona Pasqua.