Omelia per la Domenica delle Palme

San Miniato, Cattedrale ore 11
24-03-2024

 

Iniziando la processione delle Palme la liturgia ci ha fatto dire: «Seguiamo il Signore, facendo memoria, con fede e devozione, del suo ingresso salvifico, affinché, resi per grazia partecipi del mistero della croce, possiamo aver parte alla risurrezione e alla vita eterna».

Siamo invitati a stare davanti, a far memoria, di tutto questo misterioso cammino, dalla gloria di un momento, con la folla che acclama Gesù, al suo passaggio tremendo per la passione, il rifiuto, l’abbandono di tutti, anche dei suoi amici, fino a quel buio da mezzogiorno alle tre del pomeriggio e poi al silenzio del sabato, al silenzio pieno d’attesa, come quello di una notte che sta per cedere il posto a un’alba radiosa, la mattina della risurrezione.

Senza la certezza della risurrezione non potremmo neanche guardare questo dramma, ma bisogna guardarlo, assumerlo fino in fondo, volendo sentire la immensità del Suo dolore, che è l’immensità del Suo amore.

Infatti noi potremo, oggi e in questa Settimana Santa, o accettare l’invito a vedere il mondo, la nostra vita, la storia e ciò che accade con gli occhi di Gesù e con Gesù negli occhi, oppure rimanere alla superficie di riti che si rinnovano senza muovere nulla in noi.

Siamo qui nella folla di Gerusalemme e nella folla del Calvario, e ci sono io, ci sei tu, e la folla delle Palme e della Croce di Gerusalemme è la folla in cui c’è tutto il nostro presente doloroso, che chiede redenzione. È la folla della strage di Mosca, della guerra a Gaza, delle bombe sull’Ucraina, dei ragazzi, tanti, che cercano un senso e si lasciano umiliare nell’omologazione a modelli falsi pur di essere amati, delle donne che subiscono violenza, della povertà che offende tanti fratelli e sorelle.

Siamo qui, davanti a te, Gesù e ti guardiamo, in croce, mentre ti fai voce di tutti quelli che non hanno più fiducia, gridando, tu, il Figlio prediletto, «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

Nel tuo grido al Padre rinasce la speranza, nel tuo annientamento si apre la luce dell’attesa, perché tu non sei solo, neanche nella solitudine più buia. Tu gridi il tuo sgomento, ma lo gridi a Tuo Padre.

E anche noi così scopriamo che non siamo soli, che più profonda di ogni solitudine c’è la Presenza misteriosa del Padre, che ci sta dando vita, che ci vuole vedere risorti, con Gesù, con te, Gesù che ti offri per noi. Vogliamo camminare con te in questo duro sentiero, verso la vita risorta che ci prometti.

Maria madre tua e nostra, Madonna dei sette dolori e madre della speranza, cammini con noi e preghi per noi.

+ Giovanni Paccosi