Non è solo l’equinozio del 21 marzo a segnalarci la primavera, ma è soprattutto la natura col suo affascinante tripudio celebrato nei campi, sui cigli delle strade, con profusione di viole, margherite e farfare che ce lo annuncia. Annusi l’aria, e vedi in alto la “pattuglia acrobatica” delle rondini, il cui ritorno dall’Africa regala misteriose note di felicità. Questo volatile, minuto ma elegantissimo, “desidera” stare vicino all’uomo, nidificando sotto i cornicioni delle case, sotto gli archi delle terrazze e, in campagna, sotto i tetti dei fienili o nei forni a legna dove una volta veniva cotto il pane.
Don Luciano Marrucci, che di cose agresti se ne intendeva, un giorno, seduti su una panchina in piazza S.Caterina a Pisa, mi tenne addirittura una “lezione” sulla rondine: «Piccola, delicata e paziente… non stupisce – mi disse – sia stata scelta come protagonista da tanti scrittori di favole, poesie e racconti per bambini. Abita, con la sua bellezza e levità, nel nostro cuore da migliaia di anni. Essa esprime protezione e speranza. I Greci la vedevano così bella ed elegante che la consideravano un dono di Afrodite, la dea della bellezza e dell’amore. Per i Romani le rondini erano manifestazione degli dei lari, ossia degli spiriti degli antenati defunti che vegliavano sul buon andamento della famiglia e della casa. Le rondini infatti costruiscono il nido proprio sotto i tetti e vivono sovente vicino a noi. Se osservi il loro volo libero, veloce e sicuro, ti convincerai subito della loro libertà.
Molte volte mi sono fermato a guardare il loro via vai sotto l’arco della Misericordia a San Miniato: sempre veloci, sempre sicure di passare anche tra un ostacolo e l’altro. Possono chiudere il cancello, ma il loro volo non finisce. A Moriolo poi, nella mia parrocchia, mi sono sempre divertito ad ammirare i loro ghirigori nel cielo, e il loro rientro con guizzi repentini sotto il piccolo loggiato della chiesa dove costruiscono sempre il nido…
Un vecchio proverbio dice “San Benedetto, torna la rondine al tetto”, a significare la ciclicità del tempo. Le rondini infatti, con il loro arrivo, segnano l’inizio della primavera; e le civiltà antiche attribuivano a questi arrivi lo scorrere del tempo e la sua misurazione. Era un riferimento anche per programmare la semina e i raccolti. Conoscerai poi, caro Antonio, anche il vecchio adagio “una rondine non fa primavera”… Forse però non sai che si tratta di una frase di Aristotele, tratta dal saggio “Etica Nicomachea”, che dice: «Come una rondine non fa primavera, né la fa un solo giorno di sole, così un solo giorno o un breve spazio di tempo non fanno felice nessuno».
Il suo significato, sotto metafora, significa che un segnale isolato non è sufficiente per trarre conclusioni di carattere certo e definitivo». «Migrando a primavera dall’Africa, le rondini sopraggiungono in Europa in grandi stormi col primo caldo. Migrano e vivono in grandi gruppi e quando compaiono nel cielo, lo fanno tutte insieme. Se si avvista una sola rondine (cosa rara e insolita) può indicare che abbia perso la cognizione del tempo e sia andata fuori rotta, invitando a considerare che il passaggio di stagione non sia ancora avvenuto. Vedi quanta influenza ha la rondine sull’uomo?!».
L’argomentare di don Luciano finì qui… Lo stemma del nostro vescovo Giovanni accoglie l’immagine di una rondine in volo, che rappresenta il viaggio di andata e ritorno di don Giovanni dalla missione in Perù, dove è stato impegnato per ben 15 anni. Nello spiegare questa scelta, monsignor Paccosi ha ricordato una frase citata dal venerabile Giorgio La Pira: «I giovani sono come le rondini: volano verso la primavera».
Ecco rappresentato il sillogismo: non vi può essere primavera senza le rondini, con il loro entusiasmante desiderio di libertà. Primavera, rondini, libertà rappresentano un concatenamento di realtà che definisce in modo inequivocabile il concetto di passaggio da una stagione fredda a una esplosione di vita. Con il suo stemma il nostro vescovo ci offre allora un augurio: come per la rondine, la nostra vita è un andare e ritornare, in cui disegniamo un ideale cammino di primavera se le nostre orme calcano quelle di Cristo Gesù.
Don Luigi Sturzo scrisse una volta: «La libertà è come l’aria: si vive nell’aria; se l’aria è viziata si soffre; se l’aria è insufficiente, si soffoca; se l’aria manca, si muore». La rondine con il suo volteggiare libero ed armonioso ce ne offre un esempio.