Inaugurata la "Casa di ospitalità Mons. Paolo Ghizzoni"

I restauri del palazzo Seminario Vescovile

la Redazione

Il Palazzo del Seminario è un forziere che cela al suo interno «gemme» inaspettate e preziose: si pensi alla sua biblioteca antica, alla chiesa (sì, il Palazzo accoglie una piccola chiesa, con un pregevolissimo soffitto a cassettoni), alla biblioteca moderna o al secondo auditorium al piano sotto il livello di strada, che doppia per forma e dimensioni l’aula magna che tutti conoscono.

Basterebbe anche solo rammentare questo breve elenco di «tesori», sconosciuti ai più, per capire di fronte a cosa ci troviamo.

Ebbene, da oggi questo forziere conosce tra i suoi spazi anche una foresteria, ricavata nel settore orientale al primo piano dell’edificio, con camere dotate di servizi indipendenti, una cucina e un’area di refezione e socializzazione. Ambienti pensati per pellegrini in transito da San Miniato (aumentati considerevolmente negli ultimi anni), ma locali pensati anche per persone con disagio abitativo. Una parte di questi spazi saranno infatti riservati a progetti di housing sociale.

Proprio lo scorso venerdì 25 settembre il Palazzo ha aperto le porte della sua antica biblioteca agli occhi curiosi e affascinati di giornalisti, autorità e ospiti, per l’inaugurazione e la presentazione dei lavori di restauro che hanno interessato parte della facciata e appunto gli ambienti al primo piano.

Introdotti da monsignor Migliavacca, hanno preso la parola Massimo Cerbai di Crédit Agricole Italia, Antonio Guicciardini Salini della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato (Crédit e Fondazione hanno finanziato la prima tranche dei lavori), il sindaco di San Minato Simone Giglioli e le funzionarie della Soprintendenza Mariagrazia Tampieri e Chiara Travisonni.

Hanno illustrato poi nel dettaglio gli interventi effettuati l’architetto Silvia Lensi, direttrice del cantiere e Lidia Cinelli che ha materialmente condotto, insieme alle sue collaboratrici, i restauri pittorici della facciata.

Il senso complessivo di queste opere, ha sottolineato il vescovo Andrea, va nella direzione dell’accoglienza: «L’orizzonte ampio di utilizzo di questo bene è quello dell’ospitalità. Per noi c’è qualcosa di più importante delle mura, e questo qualcosa è l’apertura di questi ambienti alla gente. Il lavoro che presentiamo oggi nasce da un cammino sinodale sperimentato in diocesi. Esattamente quello che il Papa chiede instancabilmente alla Chiesa: “camminare insieme”. Proprio sul Seminario avevamo istituito un po’ di tempo fa un laboratorio tematico che doveva offrire idee e proposte, poi confluite nel documento “Pronti a salpare…” (pubblicato nel marzo scorso, ndr)».

Nel finale del suo intervento monsignor Migliavacca si è poi sciolto in un auspicio: «Parlare di Seminario mi fa pensare ai seminaristi, che oggi qui non abitano più. Quanto inauguriamo oggi ci deve allora stimolare a porre attenzione alla pastorale vocazionale, di modo che questo luogo diventi richiamo per tanti giovani che ascoltando la chiamata del Signore, lo seguano poi con generosità».

Sul tenore delle parole del vescovo ha ricamato anche Massimo Cerbai, responsabile della direzione regionale della banca: «Vivere il Seminario come “apertura” va esattamente nella direzione dei bisogni delle persone, proprio adesso che, dopo il lockdown, c’è necessità di tornare a incontrare e ascoltare le persone. In questo senso ridare vita agli edifici di San Miniato vuol dire allora ripartire come territorio».

Palpabile anche la soddisfazione del presidente della Fondazione Antonio Guicciardini Salini: «Siamo nella casa del nostro fondatore (l’effigie di monsignor Torello Pierazzi, fondatore della CRSM occhieggiava dalla parete alle spalle degli oratori, ndr). Questi lavori sono un intervento su quello che è stato chiamato il “salotto buono” di San Miniato. È sempre stata nostra prerogativa operare affinché il patrimonio di questa città rimanesse nel tempo efficiente e fruibile. Qui oltretutto si è pensato a un intervento anche di carattere sociale».

Il sindaco Giglioli ha portato l’accento sul valore strategico che ha la “bellezza” per San Miniato: «Quest’anno abbiamo avuto meno turisti stranieri, ma molti più turisti italiani. Questo lo dobbiamo indubbiamente a una città rimasta bella nei secoli grazie ai suoi monumenti».

E se la restauratrice Lidia Cinelli ha confessato senza imbarazzo che lavorare sugli oltre cinquanta metri quadrati di superficie pittorica del primo lotto di facciata, dopo 40 anni di attività, gli ha tolto letteralmente il sonno – tanto la impensieriva lo stato di degrado dell’intonaco e dei dipinti – la dottoressa Tampieri ha invece fatto riflettere su come questo restauro, oltre all’intervento materiale, ha richiesto anche un intervento di carattere «concettuale»: assicurare a opere come il Seminario, orfano della sua antica funzione, un puro e semplice restauro esteriore, senza pensare anche a quale rinnovato ruolo attribuirgli all’interno del tessuto cittadino, lo avrebbe destinato rapidamente a un nuovo degrado. Parole cui si sono saldate quelle di Chiara Trevisonni che ha inquadrato storicamente l’edificio nelle sue varie fasi di costruzione dalla metà del ‘600 in poi.

Ha concluso la presentazione dei restauri Silvia Lensi, che ha raccontato della difficoltà di innestare in un bene storico così altamente stratificato dal tempo, tutta la moderna impiantistica che la nuova destinazione d’uso ha richiesto.

 

Ma andiamo nel dettaglio degli interventi e dei relativi costi: le spese sostenute fin qui per la facciata ammontano a 42.000 € (interamente finanziate da Crédit Agricole e Fondazione CRSM). Per completare i restauri degli ulteriori due lotti di facciata la previsione di spesa si aggira intorno ai 90.000 € (anche questa cifra dovrebbe essere interamente erogata da Crédit Agricole e Fondazione).

È invece di circa 280.000 € la previsione di spesa finale per la realizzazione della foresteria al primo piano (qui il contributo di Crédit Agricole e Fondazione Crsm si aggirerà attorno agli 80.000 €). Foresteria che è stata intitolata alla memoria dell’indimenticato vescovo Paolo Ghizzoni, presule sanminiatese dal 1972 al 1986. Per accedere a questi spazi è stato installato, in ossequio alle normative sulla sicurezza, anche un ascensore che conduce dal piano di piazza al primo piano, con predisposizione di salita fino al secondo piano.

Attualmente sono in corso anche i lavori nella ex-tipografia del Palazzo, nel brano di edificio che scende verso via Vittime del Duomo, dove verrà realizzato il nuovo Consultorio Familiare diocesano (attualmente ubicato a San Romano), lavori per i quali si prevede di spendere alla fine circa 140.000 €.

In questo monte spese, 350.000 € saranno finanziati direttamente dalla diocesi con un fondo da tempo accantonato e grazie anche alle numerose e consistenti donazioni che sono arrivate da privati e sacerdoti che desiderano, affettivamente, vedere il Seminario restituito al suo antico splendore.

Un complesso monumentale imponente insomma, realizzato su 4 piani con uno sviluppo lineare delle facciate – tra piazza della Repubblica e via Vittime del Duomo – di quasi 200 metri: il Seminario è uno scrigno che fino ad oggi si è concesso raramente ai visitatori e che come ha detto scherzando il nostro vescovo Andrea, meriterebbe da solo una visita guidata di una mattinata per apprezzarlo tutto.

Ora il sogno, da distillare con calma e nel tempo, vorrebbe essere quello di recuperarlo interamente nella sua interezza. A Dio piacendo…