«Siate fecondi e moltiplicatevi» (Gen 1, 28)

Sterilità e maternità nell’Antico Testamento

di Giulia Taddei

Per le donne di Israele generare figli era la massima aspirazione e realizzazione, rappresentava il loro contributo al piano salvifico di Dio che aveva promesso ad Abramo: «Siate fecondi e moltiplicatevi» (Gen 1, 28), al contrario la sterilità era una grave sventura. Tuttavia, i grandi passaggi della Bibbia sono segnati da esperienze di sterilità. Le tre matriarche Sara, Rebecca e Rachele sono infatti sterili, così come Anna, madre di Samuele, fino ad Elisabetta, madre di Giovanni Battista. Com’è possibile, dunque, pensare, che da una condizione temporanea o permanente di improduttività e incompiutezza, legata alla sofferenza e al dolore possa germogliare nuova vita? Interessante è analizzare il termine sterile: in ebraico ‘aqarà che deriva dalla radice laaqor = sradicato e leiaaqer=essere sradicati, dunque il termine sterile esprime il senso di sradicamento come distacco temporale dalle cose del mondo affinché si realizzi una nuova opportunità per tutta l’umanità. La sterilità come sinonimo di morte e la nascita come resurrezione, dalla morte alla vita. Non è così che è avvenuto anche per Cristo? Non ha forse subito la morte sulla croce per salvare il mondo?

La dimensione di sterilità assimilata ad un abbassamento kenotico, che esprime umiliazione e disprezzo, in opposizione ad una dimensione falsamente colma di presunzione e di orgoglio, ove non c’è spazio per l’intervento di Dio, svuotare se stessi per essere fecondati dalla pienezza di Dio che abbassa ed innalza, fa morire e fa rinascere. Ciò si può gustare nel meraviglioso Cantico di Anna (1 Sam 2,1-10): “Il mio cuore esulta nel Signore,la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici,perché io godo del beneficio che mi hai concesso. Non c’è santo come il Signore,non c’è rocca come il nostro Dio.

Non moltiplicate i discorsi superbi,dalla vostra bocca non esca arroganza; perché il Signore è il Dio che sa tutto e le sue opere sono rette. L’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli sono rivestiti di vigore. I sazi sono andati a giornata per un pane,mentre gli affamati han cessato di faticare. La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita. Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire. Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie, per farli sedere insieme con i capi del popolo e assegnar loro un seggio di gloria. Perché al Signore appartengono i cardini della terra e su di essi fa poggiare il mondo. Sui passi dei giusti Egli veglia, ma gli empi svaniscono nelle tenebre. Certo non prevarrà l’uomo malgrado la sua forza. Il Signore… saranno abbattuti i suoi avversari! L’Altissimo tuonerà dal cielo.

Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra;darà forza al suo reed eleverà la potenza del suo Messia». Le donne di Israele erano sterili ma erano desiderose di essere fecondate dalla grazie di Dio ed è allora che diventano generative, miracolosamente ,come accade per la nascita di Sansone, figlio della donna anonima, moglie di Manoah.

L’Antico Testamento ci offre numerosi esempi del superamento del limite fisico della non procreatività biologica, che supera il piano della generatività e diventa disponibilità alla visita salvifica di Dio. Maternità straordinarie che accolgono il dono della vita come risposta alle insistenti preghiere che hanno avuto il privilegio di essere ascoltate, dono forse più significativo della stessa maternità. Le donne rappresentano in tutta la Scrittura la Vita, la fecondità del cuore, esse promuovono fede e speranza, con il loro coraggio si rendono strumenti, attraverso i quali Dio può intervenire e cambiare la storia dell’umanità.