Riflessioni

Racconto denso e cristallino sul senso vero del Natale

di Antonio Baroncini

Era esattamente tre anni fa: mi trovavo a casa di un amico di vecchia data; sorseggiando un bicchiere di brandy, invecchiato a dovere in botte di rovere, osservavo la sua nipotina Elisa (il nome è di fantasia), una deliziosa bimba di sei anni, che scorrazzava felice tra le stanze di quella piccola elegante casa di semi-campagna. Teneva gelosamente tra le braccia una bella bambola, ricevuta in dono dai nonni e trovata sotto l’albero vicino al presepe la mattina di Natale.

Il nonno – il mio amico -, seduto sulla poltrona davanti a me, le gettava di tanto in tanto uno sguardo ammirato. Ad un certo punto la piccola gli si fermò davanti chiedendo a brucia pelo: – «Perché nonno per Natale si fanno i regali?». Il mio amico, un po’ stupito, si aprì in un vasto sorriso… Son sicuro che in quel momento deve essersi ricordato di una massima che spesso gli ripetevo quando entrambi avevamo figli piccoli: «Alle volte è più facile rispondere a uno scienziato che a un bambino…». «Piccola mia – disse il padrone di casa, dopo aver riordinato rapidamente le idee – devi sapere che la storia dei regali di Natale è legata, in modo particolare, al ricordo dei doni fatti a Gesù bambino dai Re Magi: oro, incenso e mirra. E in un tempo lontano s’iniziò a fare dei doni ai bambini, proprio perché ricordassero la nascita di Gesù come un momento di gioia». – «Nonno! – interloquì la bimba – questo Bambino è stato davvero importante… Lo ricordano tutti… Parlamene un po’… del Natale e di questo Bimbo». – «Mi fai una domanda cui non è facile risponderti. Sei ancora piccola per capire tante cose, ma cercherò di farti capire almeno quel che posso». «Il Natale – prosegui – è la festa dell’amore, dell’amicizia, e ci spinge a compiere buone azioni verso tutti, ad aprire il nostro cuore con generosità a chi ci circonda, donando il nostro affetto e se occorre il nostro aiuto. Elisa… sai quante persone vivono in solitudine, senza un conforto, senza un aiuto e, quello che è ancora più triste, con pochi mezzi per vivere?». «Sono molte Elisa! Il Natale dovrebbe spingere ognuno di noi ad andare a trovare, almeno una di queste persone. Tu sei ancora piccola, ma come hai visto, i tuoi nonni sono andati a trovare la signora Maria (nome di fantasia), quella nonna che si trova sola, cui abbiamo portato non solo doni, ma soprattutto la nostra vicinanza». Poi il mio amico proruppe: «Ho un’idea! Sai cosa facciamo piccola mia? Domani andiamo all’Istituto, dove i bambini come te aspettano doni. Andiamo un po’ a giocare con loro e a cantare le canzoncine sul Natale». «Vedi bimba mia, oggi tutti, bambini e grandi, hanno sempre tra le mani il telefono. Non è una cosa buona. Invece di prendere il telefono per curiosare sulle faccende degli altri, è meglio fermarsi, guardarsi intorno e chiedersi: “Chi ha bisogno di me?”. Dai, proviamo a farlo anche noi? La mamma e la nonna hanno fatto tanti dolcetti. Sai cosa facciamo? Li portiamo una bella parte ai nostri piccoli amici, all’Istituto, per mangiarli insieme a loro. Attenta però, cerchiamo di agire con amore, con affetto, non facendo sentire quei bimbi come sfortunati, ma ciascuno di loro come un tuo fratellino con cui condividere dolcetti e gioia».

«Sapessi quante cose possiamo fare Elisa! Ricordati che questi gesti d’amore non solo si dovrebbero fare per Natale, ma tutti i giorni… è sempre Natale, basta volerlo». «Non importa dove siamo e che cosa facciamo: essere un po’ più gentili, perdonare di più, non giudicare sempre, essere più grati e più generosi nel condividere la nostra abbondanza con coloro che hanno bisogno».

Anche io, come la piccola Elisa, ascoltavo il mio amico… anche io catturato in quel delizioso bozzetto familiare, in cui un nonno parlava – ascoltato – alla sua nipotina.

«Elisa – proseguì -, vedi quel bambino in fasce nella mangiatoia, senza una culla calda, ma solo riscaldato dal fiato di un bue e di un asinello? Cosa dice al tuo cuoricino? Sono sicuro che tu vorresti invitarlo nel tuo lettino, al caldo, sotto le coperte. Lo puoi fare, perché quel bambino è sempre con te… ti segue, ti protegge, ti vuole bene. Festeggiare il Natale vuol dire amare tutti, come Lui fece nella sua vita». «Dobbiamo agire come i pastori nella notte della nascita: rendergli gloria ed onore e lodare Dio per averci mandato, in mezzo a noi, quel Piccino che sempre ci cerca e mai ci vorrebbe lasciare soli». «Resta con Lui, piccola mia. Se sarai sempre con lui, anche nei momenti difficili che potrai sperimentare nella vita, nessuno potrà rubarti la gioia profonda, quella del cuore che solo Lui dona».

«Nonno – sobbalzò ad un certo punto la bimba, che aveva ascoltato fin lì in silenzio – andiamo subito all’Istituto! Voglio stare con i miei amici!», e tirando irruentemente con una mano il nonno – nell’altra mano un sacchetto di dolcetti – lo condusse oltre l’uscio di casa, verso l’Istituto che distava poche centinaia di metri a piedi. Posai il mio brandy e li seguii… Anche questo è Natale.