In un tempo segnato, tra l’altro, da criticità epocali e planetarie (pandemia, crisi climatica, venti di guerra) il senso di coesione comunitario rischia di sfilacciarsi e gli orizzonti rischiano di oscurarsi. Così come appare plausibile la tendenza ad una ulteriore chiusura in recinti privati e locali, secondo la logica del “si salvi chi può”. Mentre Papa Francesco ci ammonisce: «Siamo tutti sulla stessa barca». Per questo è fondamentale attivare tutte le energie e le risorse possibili per dare nuovo slancio e nuova forza alle comunità in cui viviamo ed operiamo, per renderle più coese, ospitali e solidali.
Di questo, della cura della “polis”, dell’attenzione alla città, alla comunità di donne ed uomini nella quale siamo immersi quotidianamente, si è parlato nella “tre giorni” che l’Azione Cattolica diocesana ha offerto ad adulti e famiglie, nel fine settimana scorso, nella tradizionale e sempre piacevole cornice di Gavinana. Ricco e stimolante il programma proposto, qualificati e puntuali gli interventi dei relatori, interessanti le testimonianze dei tre sindaci (Ilaria Parrella di Santa Maria a Monte, Marco Gherardini di Palaia ed Enzo Cacioli di Castelfranco Piandiscò), chiamati a raccontarci l’esperienza viva del rapporto quotidiano con le persone delle loro comunità. Il tutto arricchito, dai momenti di preghiera e dalle riflessioni proposte da don Roberto Malizia, abate di Capannoli.
Vita spirituale e cura della polis non sono in antitesi, anzi si compenetrano e si arricchiscono a vicenda. Questo è il grande insegnamento che ci offre l’esperienza umana, cristiana e politica di Giorgio La Pira – proposta in maniera viva e dettagliata da Claudio Turrini, giornalista e suo biografo -, che si è speso, senza risparmiarsi, in favore degli ultimi della sua città, verso i quali – ammoniva – occorre agire con giustizia e non per beneficienza. Un uomo, La Pira, con la schiena dritta che, di fronte a palesi soprusi, tuonava: «tacere è una colpa!» e che non aveva remore nel parlare con schiettezza e durezza con i “potenti” di turno, fossero essi Capi di Stato, leader politici e perfino con i pontefici!
Molto emblematici e sentiti i contributi dei sindaci, appassionati interpreti delle istanze dei propri territori e comunità. Marco Gherardini ci ha comunicato la bellezza del proprio servizio di sindaco, in quanto conoscitore “privilegiato” della propria comunità, intesa non come aggregato indistinto, ma come insieme di persone in relazione tra loro. Ilaria Parrella si è soffermata sulla necessità di favorire e costruire luoghi di incontro e confronto tra generazioni ed esperienze diverse, dando tempo all’ascolto dei bisogni e delle diverse esigenze, per far emergere idee e stimoli. Enzo Cacioli, conoscitore e seguace di La Pira, ha lanciato la suggestione di guardare oltre il contingente od il particolare, dello slancio fecondo che si genera dalla valorizzazione dell’associazionismo che, a differenza dei movimenti, richiede metodo democratico. Per governare, però, serve la politica, laddove principi, valori e idee si fanno progetti e azioni concrete ed efficaci.