Una delegazione diocesana all’evento nazionale di Pax Christi

«Palestina perché?». 

di Leopoldo Campinotti

Sabato 2 dicembre a Bologna si è celebrata la 46ma giornata Onu per la Palestina. A questo evento organizzato da Pax Christi con altre associazioni, hanno partecipato oltre 200 persone da tutta Italia. Erano presenti anche alcuni rappresentanti del “Punto Pace” della nostra diocesi. Probabilmente si è trattato della giornata in assoluto più sofferta e amara degli ultimi 20 anni. Certamente quella che ti fa domandare: perché non c’è più cordoglio, vicinanza o semplicemente ricordo di questo popolo? Palestina non è Hamas. Palestina non è terrorismo. Palestina non è deserto. Palestina è Terra santa percorsa da centinaia di generazioni di pellegrini che si sono rincuorati di fronte ai sentieri di Cristo. Palestina è terra di memoria per tutti i figli di Abramo. Palestina è terra di diaspora e terra promessa. Palestina è terra di accoglienza e povertà dignitosa. Oggi però non si può parlare di Palestina.

Oggi il lutto per il massacro perpetrato da Hamas, annebbia gli occhi e il cuore non facendo vedere le migliaia di persone e bambini che vivono il terrore di essere vivi. Quali speranze si porteranno con sé crescendo? Quali sogni? Da Bologna la voce pacata di giornalisti italopalestinesi e rappresentanti di Amnesty International hanno sobriamente rappresentato una determinazione di resilienza di un popolo che in moltissimi casi ha deciso di non rispondere alla violenza con la violenza. Piangendo i morti ma sempre mantenendo la propria dignità. Il quadro delineato durante gli interventi è sempre più fosco e le notizie tracciano scenari apocalittici dai quali tutti stiamo allontanandoci per paura, vergogna o soltanto per non stare a sentire.

Questa domanda pertanto ci provoca: perché Palestina no? Perché si ascoltano le voci e le versioni di tanti ma non dei palestinesi? Perché di Palestina parlano e alzano la voce ebrei non allineati come Gad Lerner o Moni Ovadia, e uomini di pace e di tolleranza palestinesi non sono invitati a dire la loro? Perché i morti Israeliani sono giustamente considerati e le migliaia di vittime palestinesi innocenti sono danni collaterali? Perché la pace che in questo periodo siamo disposti ad accettare è quella dei cimiteri e delle fosse comuni e non quella della corretta dialettica tra pari? È un quesito, la Palestina, che non può che invitare tutti noi adesso a riflettere dove andrà a nascere il nostro Dio a Natale: la Luce venne nel mondo ma i suoi non l’hanno accolta.