Domenica 12 gennaio il vescovo Andrea ha consegnato ai sindaci del nostro territorio il tradizionale messaggio scritto dal Papa per la 53esima “Giornata Mondiale della Pace”. Per questo 2020 il documento del Santo Padre aveva come titolo «La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica». A fronte di uno scenario geopolitico che suscita evidente preoccupazione, con focolai di guerra disseminati un po’ in ogni continente, la parola del Papa quest’anno è sorprendentemente innervata di speranza: «Il cammino della riconciliazione richiede pazienza e fiducia. Non si ottiene la pace se non la si spera». Francesco scarnifica e va all’essenziale e, parlando ad ogni uomo e donna di buona volontà, sembra invitare esplicitamente a credere nella possibilità della pace. Credere che l’altro da noi, ha il nostro stesso bisogno e desiderio di pace. A questo proposito, proprio ricalcando alcune recenti parole del Santo Padre, monsignor Migliavacca ha detto: «Un nuovo anno si apre dinnanzi a noi e come il vagito di un bambino appena nato ci invita alla gioia e ad assumere un atteggiamento di speranza. (…) Vorrei che questa parola – “speranza” – che per i cristiani è una virtù fondamentale, animasse lo sguardo con cui ci addentriamo nel tempo che ci attende. (…) Sperare esige coraggio».
Partendo proprio da questo discorso il vescovo ha allora invitato i nostri amministratori a non risparmiare energie nel corroborare la speranza tra la gente, a inverarla promuovendo e tutelando i valori che le comunità del nostro territorio sanno esprimere: solidarietà, difesa delle minoranze, attenzione alle varie forme di povertà. Anche la valorizzazione dell’industriosità delle nostre terre, se realizzata nella tutela dell’ecologia del creato e nel rispetto della legalità, è capace di promuove cammini di speranza. Questo incontro è tradizionalmente anche l’occasione per parlare di “buona politica”: «Una buona politica necessita di formazione – sostenuto monsignor Migliavacca. Una buona politica richiede di essere vissuta come servizio, come lo spendersi “nel” e “per” il territorio. Buona politica è ricerca del vero bene comune e non del tornaconto elettorale immediato. È dire: “Prima gli altri, non prima io o prima noi”. Ed è lo stesso concetto di speranza a richiedere una buona politica, perché se una politica è buona, genererà immancabilmente anche itinerari di speranza». Da qui lo sguardo del vescovo si è proiettato sulle nostre comunità, per le quali l’augurio è quello di crescere nell’inclusività: «Occorre attenzione a chi vive bisogni e povertà varie, è necessaria una promozione dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, senza dimenticare l’attenzione ai giovani – perché diventino protagonisti della nostra storia – e agli anziani, che sono una risorsa viva delle nostre società». Proprio riguardo ai giovani, il nostro presule ha voluto richiamare alcune suggestive parole del Santo Padre, pronunciate in occasione dell’ultima Giornata mondiale della gioventù a Panama: «I giovani non sono il nostro futuro. I giovani sono l’adesso, sono il nostro oggi».
In finale il vescovo ha chiesto a tutti gli intervenuti di favorire in ogni modo le forme di aggregazione tra le persone, promuovendo la partecipazione di tutti alla vita di una comunità. L’invito è a diventare “cantori del bene”: «La speranza si alimenta proprio raccontando le buone prassi, il buono che già c’è e che accade». La parte finale del discorso è stata poi ricamata su una considerazione di carattere “sapienziale”, prospettando la speranza come virtù insieme umana e spirituale: «Noi tutti qui presenti, necessariamente, ci basiamo sulla laicità della politica. Un principio sancito della nostra Costituzione e che per il credente scaturisce anche dall’immagine di Chiesa che conosciamo dal Concilio Vaticano II, grazie alla Gaudium et spes. La politica non deve strumentalizzare simboli religiosi o investirsi di presunti incarichi da parte di Dio. Dall’altra parte invece è opportuna la riscoperta della tradizione cristiana del nostro paese come risorsa e stimolo per la convivenza. Una tradizione cristiana da custodire e condividere senza timore anche di fronte a fedi, religioni o convinzioni personali differenti. Ecco, credo che una corretta dinamica tra laicità e spiritualità possa in modo altrettanto utile promuovere itinerari di speranza».
Un discorso di alto e ampio respiro quello di monsignor Migliavacca, un invito generoso alla speranza e alla fiducia.L’incontro si è chiuso con le foto di rito e un brindisi al nuovo anno.
» Intervento per la consegna alle autorità del Messaggio della Pace