Intervento per la consegna alle autorità del Messaggio della Pace

Giornata Mondiale per la Pace 2020

 

  1. La consegna alle Istituzioni

Riconoscerci una responsabilità nella costruzione del bene comune, per il quale la pace è non solo elemento necessario, ma il volto più vero, la sintesi più autentica

  1. Il contesto attuale

Situazione molto preoccupante. Il papa parla di terza guerra mondiale a tappe.

Vari focolai di guerra: anzitutto il Medio Oriente (cf Seleimani, Trump e Iran); la questione israelo-palestinese mai risolta e il nodo su Gerusalemme; la Libia con i vari attori in gioco, tra cui la Turchia, molto intraprendente come fu con i Curdi. Ma poi anche l’Africa, es. Burkina Faso…. America Latina paesi in subbuglio: Venezuela, e anche Bolivia, Cile…

Europa: un progetto di unità piuttosto in frantumi. Ogni paese va un po’ per conto proprio, non si è capaci di parlare ad una sola voce, sembrano prevalere gli interessi economici.

A tutto questo si aggiunga anche la crisi ecologica: incendi in Amazzonia la scorsa estate e in questi giorni Australia.

Il messaggio della pace si cala in questa cornice e risuona con particolare forza, quasi come un grido che richiama tutti alla necessità di costruire la pace.

Cf La Pira dal viaggio in terra santa alla fine del 1967.

  1. Il messaggio del papa per la 53° giornata:

La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica

Nel messaggio che si potrà leggere e che viene consegnato il  papa tocca il tema della pace richiamando la necessità della memoria di quanto avvenuto (e ricorda i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki che ha avuto modo di visitare), la memoria non solo dei disastri della guerra, ma anche di come la pace poi si è fatta strada anche attraverso piccoli gesti di solidarietà; la costruzione della pace come comunione fraterna, con attenzione alla comunità, alle comunità che richiede capacità e percorsi di riconciliazione; la questione ecologica, nella contemplazione del mondo che ci è stato donato da Dio come casa comune.

C’è però un filo conduttore del messaggio che è la speranza.

Ed è quello che più colpisce del messaggio: in una cornice contemporanea che di speranza ci offre ben poco il papa ci parla di speranza, di sguardo carico di questa attesa come atteggiamento che interpreta e può promuovere percorsi di pace.

Leggere inizio del punto 5 del messaggio.

  1. Il discorso ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede

Torna il tema della speranza. Così inizia papa Francesco:

“un nuovo anno si apre dinanzi a noi e, come il vagito di un bimbo appena nato, ci invita alla gioia e ad assumere un atteggiamento di speranza. Vorrei che questa parola – speranza –, che per i cristiani è una virtù fondamentale, animasse lo sguardo con cui ci addentriamo nel tempo che ci attende. Certo, sperare esige realismo. Esige la consapevolezza delle numerose questioni che affliggono la nostra epoca e delle sfide all’orizzonte. Esige che si chiamino i problemi per nome e che si abbia il coraggio di affrontarli. Esige di non dimenticare che la comunità umana porta i segni e le ferite delle guerre succedutesi nel tempo, con crescente capacità distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli… È proprio alla luce di queste circostanze che non possiamo smettere di sperare. E sperare esige coraggio”.

E nel discorso, ripercorrendo le varie aree geografiche e le situazioni di conflitto e di ingiustizia e anche i viaggi papali nel segno dell’incontro e della pace, il papa richiama come dimensioni fondamentali della speranza l’educare e il ruolo propositivo dei giovani.

Dunque torna il tema della speranza, della capacità di vedere i semi di bene e di riconciliazione nelle situazioni anche più difficili, del cominciare dai passi possibili per noi per costruire la pace.

  1. Discorso di fine anno di Mattarella

Anche il discorso del nostro Presidente Mattarella a fine anno tocca il tema della speranza. E mi piace allora citarlo proprio per la consonanza di contenuti e di sensibilità con papa Francesco e il suo messaggio.

Partendo dalla immagine della terra vista dallo spazio il Presidente presenta uno sguardo sull’Italia che parte da un allargare l’orizzonte che contiene in sé la virtù della speranza.

“Vi è una diffusa domanda di Italia. Abbiamo problemi da non sottovalutare. Il lavoro che manca per tanti, anzitutto. Forti diseguaglianze. Alcune gravi crisi aziendali. L’esigenza di rilanciare il nostro sistema produttivo. Ma abbiamo ampie possibilità per affrontare e risolvere questi problemi. E per svolgere inoltre un ruolo incisivo nella nostra Europa e nella intera comunità internazionale”.

E ancor più esplicitamente:

“Quella stessa fiducia con cui si guarda, da fuori, verso il nostro Paese deve indurci ad averne di più in noi stessi, per dar corpo alla speranza di un futuro migliore. Conosco le difficoltà e le ferite presenti nelle nostre comunità. Le attese di tanti italiani. Dobbiamo aver fiducia e impegnarci attivamente nel comune interesse. Disponiamo di grandi risorse. Di umanità, di ingegno, di capacità di impresa. Tutto questo produce esperienze importanti, buone pratiche di grande rilievo. Ne ho avuto conoscenza diretta visitando i nostri territori”.

Mattarella passa poi ad indicare alcune buone prassi segno di speranza per il nuovo anno.

  1. Noi e la speranza
  • Scoprire, promuovere, tutelare le risorse del nostro territorio e della nostra gente, nel segno del rispetto ecologico, della imprenditorialità, della solidarietà, della legalità, della tutela delle minoranze, della attenzione alle varie forme di povertà
  • Promuovere una buona politica. Essa necessità di formazione (cf scuole di formazione); richiede di vivere la politica come servizio; ricerca del vero bene comune e non del tornaconto elettorale
  • Favorire comunità inclusive: attenzione a chi vive necessità e povertà; promuovere sensibilità e disponibilità alla accoglienza e integrazione dei migranti; attenzione ai giovani che siano “protagonisti” della nostra storia, come il papa diceva loro cioè che non sono il futuro, ma sono l’adesso; attenzione all’anziano come risorsa viva e non peso della società
  • Favorire buone prassi, spontaneità di iniziativa, partecipazione. E poi raccontare, condividere le buone prassi
  • La speranza come virtù umana e spirituale: ci basiamo sulla laicità della politica che non deve strumentalizzare segni religiosi o attribuirsi presuntuosi incarichi o missioni da parte di Dio; scoperta della tradizione cristiana del nostro Paese come risorsa, stimolo per la crescita e la convivenza, ricchezza da condividere e custodire senza timore anche di fronte a fedi o convinzioni religiose e personali differenti; tradizione cristiana come messaggio di speranza che è per tutti.

San Miniato Curia Vescovile
12-01-2020