Riflessioni

Marcia per la VITA

di Antonio Baroncini

Le cronache, i messaggi sui media, sui social, hanno portato in evidenza un piccolo, inatteso “inconveniente” durante un concerto del maestro Giovanni Allevi, svoltosi nel cortile del Palazzo Reale di Palermo. Raccontano che nell’atmosfera assorta del cortile si sentono solo le parole “magiche” di Giovanni Allevi. Poi, all’improvviso, il pianto di un bambino rompe l’equilibrio. Allevi smette di parlare, alza la testa, sorride e come fa spesso stupisce tutti: «Il pianto di un bambino, afferma, è il suono più bello che esista al mondo. È più bello della musica».

Parte un applauso trascinante da brividi. Lui si mette al piano e inizia a suonare. Il suo spettacolo è un mix di musica, filosofia, pensiero, saggezza e un susseguirsi di emozioni. Allevi ha il genio del compositore, la profondità del filosofo e le mani accarezzano il piano come solo un “grande” dell’arte sa fare. Ritornano alla mente le molte frasi che papa Francesco ha detto sui bambini che con il loro pianto possono infastidire durante la celebrazione della Santa Messa: «Il pianto di un bambino è la migliore predica, è come la voce di Dio».

Ed ancora: «Il coro più bello è questo dei bambini che fanno rumore. Alcuni piangeranno perché non sono comodi o hanno fame: sa hanno fame, mamme, date loro da mangiare, tranquilli!». Cosa ci dice il pianto di quel bambino che ha superato il talento del maestro Allevi? È solo un episodio? È solo un fuori onda? È poco credere a questo. È un gesto che scuote l’anima. È una riflessione che si sviluppa in una profonda meditazione. Ecco la vita: è la vita nella sua eterna evoluzione! È l’inno alla vita. È la vita! In questo atto semplice, naturale per l’età del piccolo si nasconde la grandezza della vita.

Il pianto di un bambino sospende un concerto di un grande maestro attirando a sé l’attenzione, l’affetto, il compiacimento del folto pubblico che commosso gli rivolge un grande applauso. «Il pianto di un bambino è stato più bello della musica!». Sabato 22 giugno per le strade di Roma si è svolta la Marcia per la Vita: «Scegliamo la Vita» era il tema.

Trentamila persone hanno inneggiato alla vita, ai suoi principi, alla sua essenza di grazia, di gioia, di dono. «Andate avanti – ha esortato papa Francesco nel suo messaggio, – la posta in gioco, cioè la dignità assoluta della vita umana, dono di Dio creatore è troppo alta per essere oggetto di compromessi o mediazioni. Sulla Vita umana non si fanno compromessi».

«Una persona è una persona. Non importa quanto piccola sia», si leggeva su un cartello. Sono state chieste più risorse per sostenere natalità, maternità, conciliazione lavoro[1]famiglia, lotta alle droghe e alle dipendenze, aiuto ai disabili e alle loro famiglia e contrasto a derive aberranti come l’utero in affitto e il suicidio assistito proposto a fragili e disabili, per rafforzare invece l’assistenza sanitaria e le cure palliative. Quanto parallelismo si nota tra quel pianto del bambino e la sfilata dei trentamila! «Nella nostra vita, ha notato Allevi a fine concerto, ci troviamo a camminare sull’orlo dell’inferno, e dobbiamo riuscire a guardare dritto fuori dall’inferno, ai doni della vita, alla bellezza. Se non riusciamo a fare questo l’inferno ci inghiotte. Dobbiamo raccogliere i fiori. La vita continua a darci bellezza, anche quando tutto è nero. Dobbiamo guardare alla bellezza».

A volte sembra tutto nero, ma la vita è in realtà un capolavoro: dobbiamo imparare ad apprezzarne la bellezza, che spesso si cela nelle piccole cose che diamo per scontate. Viviamo per la bellezza della nostra realtà.