La nascita di Gesù è narrata nei Vangeli da Luca e Matteo e aggiungerei da Giovanni. Anche in questo caso non si contano in Arte le rappresentazioni della Natività. Inutile elencarle tanto sono conosciute, dai mosaici del paleocristiano alle straordinarie invenzioni di Giotto alla Cappella degli Scrovegni a Padova, di Masaccio e poi quel capolavoro di Leonardo Da Vinci che è l’Adorazione dei Magi, la Natività di Aurelio Lomi nella Cattedrale di San Miniato e tantissime altre nelle chiese della nostra Diocesi. In questa nostra breve escursione ci siamo proposti di prendere come riferimento opere d’arte del Novecento presenti nelle chiese della Diocesi. Gli affreschi di Anton Luigi Gajoni nella chiesa di Santa Maria a Partino che narrano gli episodi principali della vita di Maria farebbero perfettamente al nostro caso se non fosse stato per la difficoltà di trovare l’immagine della Natività. I Vangeli che narrano la nascita di Gesù sono Matteo e Luca e, in modo simbolico, Giovanni.
Luca nel secondo capitolo scrive:
[1]In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. [2]Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. [3]Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. [4]Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, [5]per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. [6]Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. [7]Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
Mentre in Matteo, secondo capitolo, troviamo:
2:1 Gesù nacque a Betlemme, una città nella regione della Giudea, al tempo del re Erode. Dopo la sua nascita, arrivarono a Gerusalemme alcuni uomini sapienti che venivano dall’oriente 2:2 e domandarono: “Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei giudei? In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”.
Al fine di una rappresentazione pittorica la descrizione di Luca appare più ricca d’immagini, è scritto che lo depose in una mangiatoia e questo è un elemento molto utile ad un pittore per tradurre la descrizione in immagine. Il dipinto al quale facciamo riferimento è una tela di Dilvo Lotti raffigurante La Natività.
Il dipinto, realizzato nel 1973, è eseguito con tempera acrilica firmato con la sigla D. L. al centro a destra e anche per esteso sul retro. È una tela dalla composizione complessa perché possiamo dire che La Natività costituisce la scena superiore ed è la principale con la raffigurazione di un Gesù Bambino in fasce che balza letteralmente e si protende con le braccia aperte dalla mangiatoia incontro all’osservatore. Il Bambino, nel dipinto di Lotti, è avvolto dalla luce, potrebbe quasi sembrare un piccolo Sole e viene spontaneo fare un riferimento anche al Vangelo di Giovanni che nel Prologo scrive:
[9]Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
La scena della Natività oltre che il Bambino naturalmente comprende le figure della Madonna e di San Giuseppe con il bue e l’asino e figure di angeli. Il bue dipinto con il muso allungato verso l’alto, come preso nell’atto del muggire, immette nella composizione il senso suono. Pare cioè all’osservatore di avvertire veramente il muggito del bue. Alla destra della Sacra Famiglia alcune figure di pastori, alla sinistra alcuni Angeli chiudono la composizione nella parte superiore. Nella parte inferiore della tela cambia totalmente il racconto. Qui Lotti fa un omaggio al luogo per il quale ha dipinto il quadro e direttamente sotto il Bambino raffigura le Clarisse, dietro alla grata di ferro simbolo della clausura, che osservano la figura magra e allungata di padre Massimiliano Kolbe. In questo gioco compositivo non sappiamo se la grata chiude le clarisse nella loro clausura o chiude padre Kolbe nella prigione dove trovò la morte. Ai lati abbiamo da una parte un gruppo di viaggiatori e dall’altra la figura allegorica della Fede inginocchiata con la lampada accesa in mano. Nella tela raffigurante La Natività per il Monastero di San Paolo Lotti inserisce soluzioni pittoriche che tornerà ad usare successivamente in altre composizioni. La prima di queste è l’idea delle sbarre di ferro che offrono una soluzione grafica veramente interessante in armonia con la sua vena espressionista. Altra soluzione è data dalla figura seduta per Massimiliano Kolbe che nell’opera per il Monastero delle Clarisse appare, se non sbaglio, per la prima volta. Questa figura allungata, composta nel suo essere seduta, quasi ad attendere un qualcosa che non dipende dalla volontà personale, è una figura che bene rappresenta un affinamento spirituale.