Omelia del Giorno di Pasqua
«Il crocifisso è risorto!» (Ant. alla Com.) Questo annuncio illumina la mattina di Pasqua, illumina questo giorno, il nostro presente.
Mentre tutti cercano di evitare, di esorcizzare il dolore e la morte in una ricerca dello “star bene”, che inevitabilmente, essendo irreale, diventa indifferenza al dolore degli altri, l’annuncio pasquale percorre un’altra via: non quella di far finta che la croce non ci sia, ma quella del vincere il male, del dare senso al dolore dal di dentro. Lui si è lasciato schiacciare dalla morte, sembra sconfitto, e ora lo vediamo vincitore: «Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa» (Sequenza di Pasqua).
Il suo trionfo annuncia al mondo che la pietra tombale del timore e del nulla, la pietra sepolcrale dell’egoismo e dell’apparenza, la pietra del nostro peccato che ci consuma da dentro e ci rende inconsistenti, è stata ribaltata. La pietra che tappava la vita non c’è più, si può dire che diventa un’altra pietra, una pietra che non schiaccia ma che diventa base per la costruzione di un altro mondo in questo mondo rotto. «La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo» (Sal 117).
Chi è scartato, umiliato, schiavizzato dalla mentalità di morte che sempre riaffiora nella nostra società e in noi, viene liberato, risorge, vive e quello che sembrava correre verso il nulla, diventa corsa verso la pienezza della gioia. Come la corsa di Pietro e Giovanni, carichi di dolore ma ora anche di speranza, in quel radioso mattino di Pasqua. «Correvano insieme tutti e due» (Gv 20, 4). Tutto rivive, come all’alba quando, dall’indistinto buio della notte, si cominciano a vedere le sagome delle piante e delle colline e poi si allarga l’orizzonte e ogni cosa prende via via più chiara il suo posto nel mondo, tutte le cose, i frammenti, di cui è fatta la nostra giornata, assumono il loro vero valore, e diventano cose del cielo, cose di lassù: «Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio» (Col 3, 1).
San Paolo non ci invita a fuggire dal mondo per guardare a un cielo “spirituale”, ma a riconoscere il destino di tutto, che è la resurrezione. Per questo se «Cristo, mia speranza, è risorto» (Sequenza di Pasqua), la commozione per un amore così grande – in questi giorni abbiamo meditato sulla passione di Gesù per noi, che ne è il segno impressionante – diventa desiderio di essere anche noi pietre vive della costruzione del Regno di Dio, nell’accoglienza, nel dono di noi stessi, nella decisione di non anteporre più nulla all’amore di Gesù.
«E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme» (At 10, 39). Siamo noi oggi i testimoni della risurrezione: se non voltiamo lo sguardo da un’altra parte, se ci lasciamo trasformare e rinnovare da Cristo nei sacramenti, nella fedeltà alla Chiesa e chiediamo il suo Spirito ogni giorno, per donare di più noi stessi, la risurrezione diventerà esperienza quotidiana.
La mattina di Pasqua, piena della luce della resurrezione è l’alba – mai vinta – di una promessa di vita. Lasciamoci cambiare da quest’annuncio e anche noi, come Giovanni, chiediamo il dono della fede davanti ai segni della sua vittoria: «vide e credette» (Gv 20, 8). Crediamo in te, Gesù risorto. Maria Santissima, testimone della Risurrezione di tuo Figlio, prega per noi.
Omelia della Veglia Pasquale
«Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi». Così ha cantato il diacono nel Preconio pasquale. La notte, la tenebra del mondo senza Cristo, senza Dio («Dio mio perché mi hai abbandonato?» Mc 15, 34), come nel gesto con cui abbiamo iniziato questa veglia, è vinta dalla luce dell’aurora di Cristo risorto. Lui trasforma la notte in giorno, lui unisce il cielo luminoso alla terra buia del nostro vagare senza speranza e la libera dall’oscurità. «O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!» (Preconio)
Dio non è più lassù lontano: Gesù scendendo nelle tenebre della morte ci ha aperto la porta del cielo, anzi è Lui questa porta, il ponte, il bacio tra il Suo tutto e il nostro nulla, come ha scritto Beppe Dati, un grande artista nell’opera Via Crucis che ha voluto pubblicare con la nostra Fondazione Stella Maris: «Io ho visto che la terra e il cielo si sono baciati!» (Beppe Dati, Via Crucis, pensieri di Gesù mentre sale verso il Calvario, Fondazione Stella Maris, aprile 2023, p. 51).