GIUBILEO DELLA DIOCESI - I NOSTRI 400 ANNI - LE DONNE

Le «Crocerossine»

di Andrea Mancini

Il periodo della Grande Guerra fu in diocesi un momento di snodo importante per l’associazionismo femminile, non solo cattolico. Nel racconto la storia delle «Crocerossine»

Nel 1898 nacque a San Miniato il Sotto-comitato locale della Croce Rossa Italiana.

Abbiamo reperito (nella Biblioteca Comunale, sezione locale) due relazioni lette dal presidente Cav. Avv. Annibale Pelleschi nel 1890 e nel 1891. Al di là dell’interesse specifico, le due relazioni mostrano quasi per la prima volta un certo interesse per il mondo femminile, forse perché l’istituzione aveva avuto origine in paesi un po’ più avanzati della nostra bella, ma allora arretrata nazione (la Croce Rossa era nata in Svizzera nel 1863) e poi perché comunque le donne erano importanti in ambito sanitario ed educativo e degli enti caritatevoli. Dunque anche San Miniato aveva un apparato di presidenza sostanzialmente maschile e una sezione femminile che presentava lo stesso presidente, cioè il cavalier Pelleschi, ma che dalla vice[1]presidente in poi, aveva naturalmente tutte donne. Diamo i nomi, anche perché non capita spesso di avere un elenco come questo, almeno relativo alla fine dell’800. Vicepresidente era dunque Bachi Emilia (probabilmente la moglie di Agostino Bachi, sindaco di San Miniato), una folta schiera di «Dame», cioè Costa Reghini V.° Conti Marianna (la figlia di Augusto Conti), Salvadori Cecconi Ida, Prevignano Annetta, Falciani Adele, Franchi Geri Albertina, Morali Cappelli Bianca, Cianetti Emilia, Ceccherelli Ida, Toscani Ersilia, Conti Gaetana. Naturalmente il segretario della sezione femminile era di nuovo un uomo, Franchi avv. Stefano. Più in là, nello stesso opuscolo, si elencavano le socie perpetue (Pelleschi Assunta e Pelleschi Cesira) e le socie temporanee, N cioè Ansaldi Migliorati Costanza, Antonini Margherita, Bachi Emilia, Bachi Sofia, Bennati Rosina, Bertelli Erconson Emma, Borsarelli Vincenzina, Rosi Amalia, Branzi Giuditta, Cantini Amalia, Capoquadri Cesira, Capoquadri Virginia, Cappelli Dugi Emilia, Catanti Brezzi Contessa Maria, Ceccherelli Anna, Ceccherelli Ida, Ceccherelli Sofia, Cianetti Emilia, Conti Gaetana, Costa Righini V.° Conti Marianna, Elmi Amalia, Falciani Adele, Antonini Zamira, Arconson Giulia, Faraoni Ersilia, Fiaschi Teresa, Franchi Geri Albertina, Frosali Fanny, Geri Rosa, Giagnini Orabuona Paolina, Ienschi Casanova Marietta, Lotti Eugenia, Marini Fanny, Morali Cappelli Bianca, Pelleschi Marietta, Pelleschi Olga, Pontanari Isolina, Prevignano Annetta, Salvadori Cecconi Ida, Santarnecchi Elena, Selmi Bianca, Simonetti Eleonora, Toscani Ersilia.

Nella relazione del 1891, che in realtà riporta soltanto il primo gruppo della “Sezione femminile”, si leggono poche differenze, cioè che Conti Gaetana è dimissionaria, ma nella parte discorsiva della relazione si viene a scoprire che ci sono ingressi prestigiosi, come quello del Marchese Emilio Pucci, che qui ci interessa poco e della signora Barbara Narischkine Marchesa Pucci e della signora Zeneide Narischkine.

All’interno della piccola ma bella mostra sulla Prima Guerra Mondiale, realizzata a fine 2015 in Palazzo Grifoni a San Miniato, sono stati esposti alcuni documenti relativi al lavoro che la Croce Rossa realizzò negli anni 1915-18, gli anni appunto della Prima Guerra Mondiale, c’erano lettere di soldati e altro materiale di grande interesse.

In effetti la Prima Guerra Mondiale fu un momento di snodo importante per l’associazionismo non solo cattolico di matrice prettamente femminile, come è stato chiarito in una serie di incontri commemorativi dedicati proprio alla Croce Rossa, che riuscì a impegnare un dispiegamento di uomini e strutture davvero incredibile. Un ruolo fondamentale lo ebbero appunto le infermiere volontarie, le cosiddette “Crocerossine”: furono mobilitate circa 7320 infermiere volontarie che dovettero gestire con grande cura i 204 ospedali territoriali, per un totale di 30.000 posti letto. Un lavoro di notevole valore che valse loro un riconoscimento, una stima e una considerazione del tutto particolari in un ambiente che, al tempo, veniva considerato prettamente maschile. Proprio per questo, dopo la guerra, le infermiere divennero parte integrante della Sanità militare e ottennero ruoli e mansioni nei vari ospedali, che diventarono anche scuole di formazione per nuove Crocerossine, estendendo così sempre più il loro impegno anche in ambito civile.

A un certo punto, intorno al 1920, la sezione sanminiatese della Croce Rossa si spostò a Ponte a Egola, anche se negli archivi della Misericordia di San Miniato se ne conservano alcuni documenti, relativi almeno al 1918. Intorno a quegli anni la Croce Rossa aveva aperto ben due ospedali per i soldati feriti, uno proprio nella parte superiore di Palazzo Roffia a San Miniato, in stanze della Misericordia e l’altro a Villa Sonnino, a Castelvecchio di Cigoli.

Le sedi della Croce Rossa all’interno della diocesi sono oggi, oltre a quella già citata di Ponte a Egola, quella di Castelfranco, Fucecchio e Fauglia, in ognuno di questi luoghi lavorano numerose donne, spesso anche con incarichi di responsabilità.