Ricordi e testimonianze da tutta la diocesi

La scomparsa di Monsignor Morelli

La Redazione

Ha suscitato profondo dolore e cordoglio la morte, domenica scorsa, a 82 anni, dell’ex vicario generale della diocesi. Uomo mite, di profonda umanità e di rara intelligenza, don Morello lascia un segno profondo in tutti coloro che lo hanno conosciuto.

 


Il ricordo di una vita, uno sguardo pieno di affetto

di don Armando Zappolini

Quando ho conosciuto don Morello avevo 14 anni, era il rettore del seminario di San Miniato nei miei primi anni di formazione. Ho condiviso con lui quasi tutta la mia vita, soprattutto nel periodo che mi ha portato a diventare sacerdote, potendo apprezzare tutta la sua affabilità e simpatia.

Aveva sempre uno sguardo positivo, una parola calma e profonda e dava a noi giovani seminaristi una sensazione di famiglia. Ricordo ancora le vacanze estive a Bedonia, i campi dei catechisti a Alba di Canazei, i campi scuola a Gavinana e tutte quelle occasioni nelle quali avevamo la possibilità di stare insieme. Quando si giocava a calcio ci sorprendeva per la sua vitalità e l’agonismo e manifestava grandi capacità tecniche che ci sorprendevano.

Il ricordo più importante che mi lega a don Morello è però quando mi ha aiutato a fare una scelta in un passaggio delicato del mio cammino verso il sacerdozio: se volevo non sbagliare strada, dovevo farmi guidare dal desiderio della gioia, di dare una pienezza alla mia vita. Mi disse: «Sogna il tuo futuro in una o nell’altra direzione e vai dove ti sembra di essere più felice». Ho capito in quel colloquio con lui che essere prete non vuol dire rinunciare a qualcosa, ma scegliere qualcosa di più bello che ti riempie come niente altro la vita. Ho fatto così la mia scelta ed ho realizzato così il mio sogno di diventare prete, un sogno che da quaranta anni riempie ancora di tanta gioia la mia vita. Tante volte gli ho ricordato questo nostro incontro e gli ho chiesto – scherzando – se non si riteneva in parte responsabile di tutta la confusione che ho fatto poi nella mia vita da prete.

Ne abbiamo parlato anche nella mia ultima visita fatta a Orentano, qualche settimana fa, ed il suo sguardo pieno di affetto mi è arrivato nel cuore e resterà sempre con me. Il suo amore per Perignano, per la sua parrocchia di origine, lo portava ogni fine settimana a trascorrere qualche ora con la sua bella famiglia e ci permetteva di incontrarci per un saluto. Pensavamo che nella sua pensione avremmo potuto stare un po’ più insieme, ma il nostro servizio nella chiesa diocesana ci ha chiesto cose diverse.

Il vuoto che proviamo con la sua scomparsa è veramente grande, ma sono sicuro che, con la consueta discreta amabilità, il nostro don Morello continuerà a vegliare su di noi, sulla nostra diocesi, sulla sua Perignano. E continuerà dal cielo a guardarmi con occhi pieni di affetto.


La «Madonna del Soccorso» ricorda il suo presidente

Caro presidente, ci troviamo oggi davanti a lei a darle l’ultimo saluto… a lei… un uomo semplice, umile, con i suoi modi dolci, pacati, e per tutti noi oggi è davvero un giorno triste. In questi dieci anni in cui è stato il nostro presidente ci ha accompagnato nella nostra crescita e in quella del nostro ente: eravamo 12 ed oggi siamo 110 dipendenti. Come un padre che ha ormai i figli grandi non c’ha tenuto per mano ma ha saputo, sin dall’inizio, fidarsi di noi, rimanendo a nostra disposizione ogni volta che ne avevamo bisogno. E in quei momenti la sua voce, seppur sempre pacata e molto bassa, è stata un faro per prendere le giuste direzioni. Ha creduto in noi presidente, ha sempre creduto che ce l’avremmo fatta, e cosi è stato. Come un padre si è sempre occupato di noi, che stessimo bene, che fossimo soddisfatti della nostra opera, che non ci stancassimo troppo. E sempre lo diceva al direttore: «Mi raccomando il personale…». Con la scusa di bere un caffè insieme voleva trascorrere qualche minuto da solo con noi, per guardarci negli occhi e capire come stavamo, se eravamo stanchi, se eravamo felici, se le cose da fare non fossero eccessive. C Ha sempre voluto che a noi dipendenti non mancasse niente, anche nell’ultima festività natalizia seppur già le sue condizioni cliniche fossero precarie, quante volte ha ripetuto: «Mi raccomando che tutti i dipendenti abbiano un bel regalo di Natale!». Caro Presidente, in tutti questi anni ci ha insegnato che non serve urlare per farsi rispettare, che possiamo crescere ma non dobbiamo mai dimenticare le origini, che se vogliamo possiamo arrivare ovunque, basta restare semplici e fare le cose con tanto amore. A Novembre, dopo il ricovero ospedaliero, l’abbiamo vista arrivare da noi a Orentano, con il sorriso, e questa per noi è stata una grande gratificazione. Sicuramente adesso, dal Paradiso ci starà guardando e mentre controlla l’orologio ci farà segno di stringere con la mano perchè ci siamo dilungati troppo, perchè per lei le cose sono belle quando durano poco e sono semplci. Così come quando c’era una cerimonia, una processione o arrivava il vescovo in Fondazione, lei chiamava e si raccomandava sempre con il direttore della semplicità… noi non eravamo bravi in questo, ma lei alla fine ci capiva sempre. E invece noi vorremmo stare qui a parlare di lei per molto tempo, perchè 10 anni per noi sono un’infinità – tutta la storia della Fondazione -, come dei figli non smetterebbero mai di parlare del loro padre che li ha lasciati. L’unica cosa che ci solleva l’animo in questo triste momento è di aver avuto la possibilità di poterla accudire negli ultimi mesi della sua vita. Abbiamo potuto così darle quell’affetto e quell’attenzione che lei non c’ha mai fatto mancare in questi 10 anni, fino all’ultima notte di giovedì (27 gennaio, ndr) in casa di riposo, quando la coordinatrice si è trattenuta tutta la notte con lei perchè ci sembrava non stesse tanto bene. Non ci dimentichi presidente. Dal Paradiso rivolga sempre il suo sguardo e le sue preghiere su di noi e sulla Fondazione. Noi sicuramente non la dimenticheremo mai.

 


Il ricordo di don Morello del Serra Club di San Miniato

Un senso di vuoto profondo si è diffuso tra i membri del Serra Club di San Miniato, quando domenica scorsa, la notizia della morte di don Morello ha iniziato a circolare sulla chat del gruppo, ancor prima che fosse ufficializzata dalla Curia Vescovile. Già avvisati sabato dell’aggravamento delle sue condizioni, avevamo, nella preghiera, osato sperare contro ogni umana speranza, ma poi evidentemente tutto è precipitato e non c’è stato più niente da fare.

Da allora, quell’iniziale senso di vuoto ha iniziato, pian pianino, a riempirsi dei ricordi dei tanti e bei momenti trascorsi insieme durante le nostre conviviali e incontri di catechesi e preghiera.

Mons. Morello Morelli era stato nominato Cappellano del Serra Club di San Miniato nel 2011 da Mons. Tardelli al posto di Mons. Ciattini che nel frattempo era stato eletto Vescovo di Massa Marittima-Piombino. Da allora, oseremmo dire “in punta di piedi” – col suo stile riservato e sempre timoroso di dar noia o di essere di troppo -, è entrato a far parte della nostra famiglia serrana, condividendo in pieno le finalità del nostro Club Service di sostegno e di preghiera alle vocazioni sacerdotali e di diffusione della cultura cattolica nella società civile. Nei nostri incontri di preghiera, nelle liturgie e nelle conviviali ci ha nutrito con le sue fini meditazioni bibliche che mai ci lasciavano indifferenti, ma che anzi ci spingevano alla riflessione e a metterci sempre in discussione. Ricordo con quanta attenzione ascoltavamo le sue omelie durante la Messa, bramosi di non perderci neppure un decibel della sua flebile voce che talvolta neppure il microfono riusciva ad amplificare a sufficienza:  una fatica sempre ripagata da quelle pepite di saggezza che ogni volta riuscivamo ad estrarre dalla sua miniera di conoscenza.

In questi dieci anni diversi presidenti si sono succeduti. Molti nuovi soci si sono aggiunti e altri li abbiamo persi, ma don Morello è stato per noi un punto fermo attorno a cui è ruotata tutta la nostra attività. Ci mancherà tanto. Ma siamo sicuri che anche da lassù, nella Casa del Padre alla quale ha fatto ritorno, ci sarà sempre vicino e continuerà a pregare con noi perché tante altre belle vocazioni come lo è stata la sua possano nascere e fiorire nella nostra Diocesi negli anni a venire.

Mons. Morello col Serra Club nella chiesa di San Pietro alle Fonti a La Scala durante l’ultima conviviale con don Morello nell’Aprile 2021.

 


Un saluto speciale a un maestro di vita

di Gabriella Guidi

Alla notizia del ritorno al Cielo di monsignor Morelli, dopo la sorpresa iniziale e una commozione irrefrenabile, mi sono tornati alla memoria tanti ricordi di un sacerdote speciale, un vero uomo di Dio!

Don Morello era giunto a Santa Croce, nel 2005 seguito da un folto gruppo di parrocchiani capannolesi e, noi, nuovi parrocchiani, non comprendevamo bene il motivo di così tanto dispiacere e così tanto attaccamento: in fondo si sa che i sacerdoti sono temporanei nelle parrocchie e, dopo un certo tempo, vengono trasferiti ad altre destinazioni. Poi, con il passare del tempo, anche molti santacrocesi hanno capito e apprezzato la profondità, la mitezza e la saggezza di un sacerdote diverso dall’ordinario.

Don Morello è stato un prete che ha saputo incarnare in parole ed opere il messaggio cristiano, vivendo come un grande maestro di vita cristiana. Era un attento osservatore e sapeva trarre il meglio da ogni persona, valorizzando le caratteristiche di ciascuno e mettendole al servizio della comunità. Abile comunicatore e fedele confessore, in ogni circostanza sapeva valutare e discernere le giuste parole e i comportamenti più appropriati da tenere, anche nelle situazioni più complesse della vita. Quando arrivò a Santa Croce, frequentavo ancora il liceo. Ricordo che dalla sua bocca uscivano sempre parole d’incoraggiamento e consigli di buona vita cristiana che un giovane che si affaccia, pieno di interrogativi, all’età adulta richiede largamente. E poi ancora devo ringraziarlo perché, grazie ai suoi consigli e ai suoi insegnamenti, mi ha fatto capire l’importanza del servizio sia alla parrocchia che alla diocesi, ed è anche grazie al suo consiglio che nel lontano 2009 intrapresi la strada, insieme ad altri giovani, della nuova équipe di Pastorale giovanile. A lui devo anche la mia collaborazione con questo settimanale, che ormai va avanti da più di dieci anni. Inizialmente mi propose di scrivere alcuni trafiletti sul bollettino parrocchiale, poi di inviare alcuni pezzi alla redazione della Domenica, facendomi capire ed imparare l’importanza della collaborazione e del passaggio delle informazioni anche tra le varie realtà parrocchiali.

E ancora non posso dimenticare quanta fede mi ha trasmesso nei suoi incontri di “Lectio divina”, quando in maniera esemplare e affascinante, spiegava i vari libri della Bibbia. È stato un grande cultore delle lettere di San Paolo il cui messaggio sapeva attualizzare declinandolo nella vita comune. A lui devo ancora importanti consigli sulle mie scelte di vita: sapeva riconoscere le difficoltà ma infondeva anche tanta fiducia, facendo sempre riferimento alla capacità di scelta e di discernimento che un giovaneadulto possiede. Verità e libertà, questi sono due importanti valori che ho imparato da don Morello. Verità intesa in senso cristiano, come autenticità, coerenza e trasparenza; libertà come capacità di saper scegliere senza compromessi, senza riserve, nella certezza che è il Signore a guidare la nostra vita e che non ci abbandona.

Ringrazio don Morello perché anche a lui devo la donna, la moglie e la mamma che sono oggi, perché con me, come con altri, ha speso il suo prezioso tempo nella mia formazione e mi ha sempre dimostrato la sua fiducia come un vero e saggio pastore buono. Prego per la sua anima perché sia accolta in cielo nella gloria dei santi e possa godere in pieno della luce del Signore, nel quale ha sempre confidato. Concludo con una frase di Sant’Agostino che proprio si addice al caro sacerdote: «Signore non ti chiediamo perché ce lo hai tolto, ma ti ringraziamo per avercelo dato».

 


Testimonianze varie

La notizia della morte di monsignor Morelli è circolata rapidamente domenica mattina, dopo che la pagina Facebook della diocesi di San Miniato ne aveva dato comunicazione. Centinaia i messaggi di cordoglio e affetto arrivati nel giro di poche ore a commento della notizia. Ne riportiamo alcuni.

La signora Giuliana scrive: «È tornato al Padre una degnissima persona, umile, capace, che con le sue omelie incantava e apriva i cuori. Dio ti ringrazia per la tua missione svolta».

Anna ricorda il suo cammino di crescita umana e cristiana con l’accompagnamento sapiente di don Morello: «Sono cresciuta con lui nei tempi dell’adolescenza attraverso la prima comunione e catechismo, poi nel gruppo scout Agesci e le “capannoliadi”, poi quando ero nel coro Santa Cecilia. È stato un parroco e per me (come credo per tanti) in primis un amico, un bravo confidente teologo, un giocherellone che sapeva stare con i giovani e gli anziani. Sicuramente una grande persona ed animo umano che con la sua riservatezza, umiltà ma anche tenacia ha saputo conquistarsi un posto nel cuore di migliaia di persone».

Mauro richiama alcuni tratti preziosi del suo carattere e del temperamento: «Umile, quasi schivo, tantissima umanità e disponibilità verso gli altri. Un pastore caro a tutti».

Rosario rilancia verso il Cielo il suo saluto al nostro ex vicario: «Ciao don Morello sei stato un punto di riferimento importante per la mia adolescenza. Una luce intensa che si irradia su di noi, risplende ora nel giardino del Signore».

Ornella e Luca ricordano l’uomo a tutto tondo: «Non era solo un gran sacerdote, era una grande Persona»… «Per me eri il Sig. Abate, sempre gentile ma al tempo stesso con polso fermo».

Mauro rammenta la passione che portava nel giocare al calcio con i ragazzi, circostanza riportata da molti, come richiamate da molti erano le sue doti tecniche nel portar palla: «Mi ricordo quando veniva a tirare qualche calcio al pallone e subiva pedate a più non posso. Con i suoi modi gentili e pacati protestava e la risposta che avrebbe dovuto essere scusa o al massimo: “quelli bravi sono soggetti a certi trattamenti” diventava, nella furbizia di noi ragazzini, “te fai spari’ il pallone sotto la tonaca, che si deve fa?” Non mi ricordo se destro o mancino (mi sembra sinistro) ma sicuramente sparava sassate».

Anche Federcaccia di San Miniato ha voluto portare il suo saluto e il commiato per monsignor Morelli con un pensiero: «Sacerdote esemplare, umile e riservato. Ha esercitato il suo ufficio con generosità e dedizione. Ha insegnato religione a molti ragazzi negli anni ’80 alle scuole medie inferiori, un ricordo indelebile per l’intera comunità».

Messaggi dello stesso tenore sono giunti anche al Vescovo, che ha voluto richiamarne qualcuno durante l’omelia per le esequie; messaggi come questo: «Un sacerdote più unico che raro. Una preparazione frutto di tanto studio, una spiritualità frutto di una vita ben impostata, una vita in cui mai vizio e accidia hanno preso piede. Era un modello di quella specchiata vita donata, consumata sulla croce del ministero sacerdotale ieri e della malattia oggi».