Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 18, Gesù promette: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Con l’avvento del Covid-19, il virus della paura, la sospensione delle liturgie con la presenza dei fedeli nelle nostre chiese, in special modo la celebrazione della Santa Messa è stata un grosso colpo, dobbiamo dirlo, per i credenti, privati del sacramento dell’Eucarestia.
Durante questa chiusura, la nostra chiesa è divenuta la famiglia, dove «due o tre» siamo riuniti con affetto. Ma seppur a casa nostra, ovile d’amore, la casa del Nostro Signore ci mancava. Seppur le chiese non siano mai state chiuse, quanto silenzio vi è regnato! Un silenzio assordante, che ci invitava alla preghiera, alla speranza, all’essenziale, alla promessa di Gesù, in cui mettere fede e fiducia: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Ecco la nuova e definitiva alleanza con la quale Dio si è legato al suo popolo: «Io sarò il Dio-convoi».
È parso quasi che Cristo avesse trasferito la sua presenza altrove: negli ospedali, nelle case di cura, nelle RSA dove la carità per i sofferenti, l’amore per i malati in terapia intensiva, la pietà per le migliaia di morti ci avesse d’incanto riuniti tutti in un unico Cenacolo: «Dov’è carità e amore, qui c’è Dio». Ci poniamo però una domanda: poteva bastare sapere che Cristo era là? Siamo stati ansiosi, sofferenti nel pensare di non poterlo ricevere nell’Ostia consacrata, pur riconoscendo, umanamente, il grande impegno di medici, infermieri, volontari. È bastato, invece, che il pericolo della pandemia si allentasse un poco che a gran voce la Comunità dei figli di Dio chiedesse di ritornare ai Sacramenti, alla Messa partecipata direttamente, accorgendosi che l’assenza dalle pratiche religiose era un «debito dello spirito» non più a lungo rimandabile. Quanta gioia, di conseguenza, è esplosa, quando è stato permesso lo svolgimento dell’Eucarestia con il popolo! Un amico all’uscita della Messa mi ha detto: «Ricevuta l’Ostia per la comunione, non riuscivo a togliermela dalla mano, da quanto ero preso nell’ammirarla, pensando alla forza che i Sacramenti ci donano. Contemplavo in essa il Corpo del Signore e l’emozione si faceva sempre più forte, impedendomi di distaccarne lo sguardo».
Una testimonianza che conferma quanto i Sacramenti siano segni visibili ed efficaci della grazia invisibile di Cristo. In ciascuno di essi è lo stesso Signore Risorto che opera attraverso il ministro, agendo nella vita del credente, che riceve il dono di una nuova dignità e di una nuova grazia santificante per opera dello Spirito Santo.