Si è tenuto a Empoli nella Sede della Misericordia, gentilmente messa a disposizione dal governatore Pier Luigi Ciari e dal Consiglio, il convegno, organizzato dall’Amci, Associazione Medici Cattolici di San Miniato, dal titolo: «La denatalità: cause, conseguenze e prospettive».
Ad aprire i lavori il vescovo di San Miniato, monsignor Giovanni Paccosi, che ha prospettato quale sarà lo scenario futuro di una società che sta invecchiando senza un ricambio generazionale capace di trasmettere valori e di far crescere la società. Il dottor Sergio De Cesaris, presidente dell’Amci, ha a sua volta sottolineato l’importanza di parlare di questo argomento nelle sedi opportune per creare una cultura della natalità.
La dottoressa Gabriella Sibilia ha esposto i dati Istat riguardanti la situazione della natalità in Italia e, più dettagliatamente in Toscana: rispetto al 2008 oggi si rilevano oltre 183 mila nascite in meno (-31,8%).
Con 6,6 nuovi nati ogni 1.000 abitanti, la Toscana è tra le regioni con il più basso tasso di natalità e, contestualmente, con 11,9 deceduti per 1.000 abitanti, tra quelle con il più alto tasso di mortalità. La nostra regione è tra le più anziane in Italia e questo comporta da un lato la minore presenza di donne in età fertile (convenzionalmente 15-49 anni), dall’altro un atteso aumento della mortalità grezza, per la presenza di un maggior numero di anziani e grandi anziani, che hanno un maggior rischio di decesso per il solo effetto dell’età.
La professoressa Linda Vignozzi, docente di Endocrinologia presso l’Università di Firenze e responsabile del Centro di andrologia di Careggi, ha, dal canto suo, illustrato quali sono le cause mediche della denatalità spiegando dettagliatamente che, nella grande maggioranza dei casi, queste possono essere corrette, rimosse e, soprattutto, possono essere prevenute con una campagna di educazione sanitaria che dovrebbe iniziare già nelle scuole.
La dottoressa Martina Liut, direttrice dell’Unità operativa di Ostetricia e ginecologia di Pontedera, ha parlato delle cause ginecologiche ricordando che le donne iniziano troppo tardi a pensare ad un progetto di natalità: l’età media in cui le donne hanno il primo figlio, in Italia, è di 31,4 anni quando la fertilità si è già ridotta dell’80 %. Anche tra le donne straniere, contrariamente al passato, è aumentata tale età. Questo comporta, ovviamente, l’incremento di gravidanze a rischio, oltre alla drastica riduzione della prospettiva temporale rispetto a un’ipotetica seconda gravidanza.
Le cause del ritardo dell’età delle primipare sono state esaminate e ben relazionate dal dottor Enrico Sostegni, presidente della III Commissione del consiglio della Regione Toscana, che le ha individuate in una società volta, molto spesso, alla ricerca dell’utile, al perseguimento di modelli di vita volti al benessere individuale, scevro da responsabilità verso terzi e privo dei valori relazionali e familiari che, invece, sono fondanti per una società in crescita: solo politiche della famiglia che attuino scelte concrete possono favorire la natalità.
Il dottor Stefano Giannoni, vicepresidente dell’Amci, ha brillantemente riassunto gli interventi precedenti in una relazione che, partendo da lontano ha ricordato come, nella storia, la famiglia e i figli hanno contribuito fortemente a tramandare tradizioni e cultura della vita, di quella vita che, molte volte, viene negata proprio ai suoi inizi, mancando gli elementi strutturali che dovrebbero impedire tali situazioni.
Ha concluso i lavori monsignor Andrea Cristiani, assistente spirituale dell’Amci, con l’invito a superare gli ostacoli culturali e strutturali che hanno ridotto numericamente la società, trasformandola in una popolazione anziana destinata a un futuro in cui mancherà l’assistenza adeguata.
I contributi, tutti interessanti e di alto profilo, hanno fatto affiorare uno scenario molto preoccupante di cui, ben presto, tutti dovremo farci carico, ciascuno secondo le proprie responsabilità.