Il 13 dicembre scorso, festa di santa Lucia, il vescovo Giovanni ha recato visita all’ospedale di Stella Maris a Calambrone portando gli auguri per l’imminente Natale. Accolto dal presidente Maffei e dal direttore generale Cutajar, il vescovo ha confidato agli operatori: «Quando mi chiedono che cosa ha di specifico e rilevante la nostra diocesi di San Miniato, rispondo sempre convinto: “Stella Maris!”».
Tredici dicembre, festa della luce e anticipo del Natale. Secondo un’antica leggenda santa Lucia, dopo il martirio, avrebbe ottenuto dal Signore il permesso di tornare sulla terra ogni anno il 13 dicembre, per donare ai bambini felicità e portare loro la luce. Non c’era forse giorno migliore, anche simbolicamente, per il vescovo Giovanni per visitare Stella Maris a Calambrone, ospedale di rilievo nazionale, di alta specializzazione in neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, con 60 posti letto dedicati esclusivamente a bambini e ragazzi portatori di questo tipo di patologie (praticamente un quarto sul totale dei posti disponibili in Italia per queste patologie pediatriche). Un luogo di dolore ma anche di invincibile speranza, dove l’intelligenza umana ingaggia quotidianamente un corpo a corpo con i limiti e i guasti decretati dalla malattia.
Accolto dal presidente della Fondazione, Giuliano Maffei, e dal direttore generale, Roberto Cutajar, monsignor Paccosi ha celebrato nella cappella dell’ospedale una Messa che è stata animata dalla comunità neocatecumenale che presta servizio di volontariato nel nosocomio. Nell’introduzione alla celebrazione, il vescovo ha confidato la sua gioia nel poter celebrare proprio a Stella Maris una liturgia «che è già ammantata della luce del Natale… Pensare al bambino Gesù in questo luogo – ha detto il presule – in cui ai bambini malati e bisognosi di cura tutto è dedicato, è davvero tornare a un punto di origine dell’attenzione e della passione per i più piccoli.
Come sappiamo è stato il cristianesimo – è stato Gesù – a far comprendere agli uomini che ogni persona, anche la più piccola, è portatrice di una dignità e di una grandezza incommensurabile. Affidiamo allora questi bambini e le loro famiglie al Signore, insieme all’impegno che tutti voi che operate qui, mettete nella vostra assistenza e ricerca». Nell’omelia che è seguita al vangelo, il vescovo ha poi portato una sottolineatura particolare al brano di Isaia offerto dalla liturgia del giorno, che sembrava suggestivamente ammiccare, attraverso l’immagine della stella, T proprio alla realtà di Stella Maris: «Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri?» (Is 40,26).
«Il profeta – ha chiosato monsignor Paccosi – ci invita in pratica a guardare le stelle. A riconoscere quant’è grande l’opera del Signore. Ci sono le stelle che ci guardano dall’infinità dell’universo; ma ci sono anche “piccole stelle” con cui ogni giorno voi qui a Stella Maris avete a che fare, che proprio per il mistero di cui son costituite, non finiremmo mai di scoprirle, intangibili nella loro misteriosità. È proprio in questa dimensione di scoperta che ci possiamo accorgere che lì dentro, c’è anche tutta la nostra esistenza, il segno di una grandezza infinita che non può essere contenuta dal nostro pensiero. Ma quando una persona, con la semplicità del cuore e nella coscienza del proprio bisogno, si affida a Dio, allora tutto (intelligenza, cuore, azione) viene moltiplicato e rinnovato».
Il presidente Maffei ritornando a seguire sulla suggestione della stella ha ringraziato il vescovo per questa tradizione degli auguri che ogni anno si rinnova a Natale e Pasqua: «Grazie veramente di cuore Eccellenza; è il primo Natale che passiamo insieme. Questi sono stati mesi in cui abbiamo sentito vicina la sua presenza. Direi che c’è un filo rosso che ci unisce e tiene insieme tutto. E questo filo è proprio una stella, che – se vogliamo – parte proprio dal profeta Isaia che abbiamo ascoltato, tocca la grotta della natività e arriva fino a Dante Alighieri: uscito spossato dall’Inferno guardò alle stelle per riaversi; uscito poi dal Purgatorio, guardò di nuovo alle stelle per salire ancora più in alto, fino al Paradiso, con le stelle a chiudere proprio il suo itinerario. Noi a Stella Maris “siamo sempre dentro la stella”: ogni giorno per noi è Natale. E credo davvero anche che Stella Maris sia l’espressione compiuta dell’esperienza dell’amore all’uomo. Cosa è mai l’uomo perché Dio se ne occupi? (cfr. Sal 8,5) – Che cos’è mai l’uomo perché Stella Maris se ne occupi? – La risposta è nel Natale, e ce la da quel bambino indifeso, avvolto nelle fasce della mangiatoia». Maffei ha quindi donato al vescovo Giovanni il libro da poco uscito del cardinal Zuppi “Dio non ci lascia soli”, per poi passare a ringraziare i membri della comunità neocatecumenale che, durante tutto l’anno, facendo servizio tra le corsie dell’ospedale, accolgono nell’ascolto il dolore e l’amore dei genitori e dei familiari dei bambini cui fanno visita.
«Si realizza uno scambio ogni volta – ha detto – una corrispondenza d’amore che nasce dalla sofferenza di questi familiari. Voglio ringraziare i miei collaboratori, tutti gli operatori di Stella Maris. Tutti noi abbiamo una missione da compiere, soltanto se sapremo fare squadra, restando determinati e motivati, vedremo muoversi cose incredibili. Se teniamo il cuore aperto, ci stupiremo delle cose che ci potranno capitare». Maria è la stella che ci indica la rotta e col suo chiarore amico ci invita alla speranza. Alla fine della mattinata monsignor Paccosi è stato quindi accompagnato a visitare i reparti, dove ha potuto incontrare i giovani pazienti, i loro familiari e gli operatori di Stella Maris, ai quali ha confidato: «Quando mi chiedono che cosa ha di specifico e di rilevante la diocesi di San Miniato, rispondo sempre convinto: “Stella Maris!”. Una realtà così luminosa che colgo davvero come un segno grande. Il Signore è venuto nel mondo perché riconoscendo lui mettessimo la nostra vita al servizio degli altri; e da questo punto di vista un luogo come questo è altamente significativo, non solo per l’assistenza e le cure che offre ma anche per l’aspetto della ricerca, che mi sembra una cosa straordinaria. Vi ringrazio dunque di cuore per questo preziosissimo servizio che offrite qui, con il vostro impegno quotidiano. Vi ho presenti sempre».