Il vescovo Andrea è da Lunedì 21 nei Balcani come rappresentante della Cei alle assise della Conferenza episcopale della Bosnia-Erzegovina.
Atterrato domenica – dopo uno scalo a Vienna – all’aeroporto di Sarajevo, monsignor Migliavacca ha poi raggiunto la città di Mostar, dove si stanno svolgendo i lavori della Conferenza.
I vincoli che legano la Conferenza episcopale italiana al paese dei Balcani sono molto forti, stretti e di lunga durata, risalendo ai tempi della guerra nella ex Jugoslavia, quando la Chiesa italiana non risparmiò energie e risorse in favore delle popolazioni di quelle regioni colpite dai drammatici conflitti di cui abbiamo ancora tutti memoria.
All’invito giunto a Roma, dai vescovi bosniaci, di inviare un prelato in rappresentanza degli episcopati italiani la Cei ha chiesto la disponibilità al nostro vescovo.
Le diocesi in Bosnia-Erzegovina sono 4: Sarajevo (che è arcidiocesi), Banja Luka, Mostar-Duvno e Trebigne-Marcana.
Nel discorso di saluto che il vescovo Andrea ha fatto ai confratelli vescovi, non poteva mancare il richiamo ai drammatici frangenti che stiamo vivendo in questi giorni a causa del conflitto tra Russia e Ucraina: «Il dramma della guerra proprio qui, in Bosnia-Erzegovina aveva portato tutti a dire: “mai più!”. E invece ancora ci troviamo a vivere una guerra sanguinosa, vicina ai confini di casa nostra, con il rischio di espandersi in altre zone e con sempre maggiore violenza. Immagino quale eco possa fare il rumore della guerra in questa vostra terra, così martoriata. Siamo grati ai richiami e ai gesti di papa Francesco che esorta tutti, autorità politiche e religiose, a chiedere la pace nella preghiera e a compiere gesti di riconciliazione e di pace. È l’augurio che facciamo all’Ucraina, e anche alla terra di Bosnia-Erzegovina e per tutta la terra».
Nella giornata di ieri, dopo la seduta della Conferenza episcopale, il vescovo Andrea ha visitato Mostar e successivamente si è recato in visita privata a Medjugorie.