Sabato 28 Gennaio in Cattedrale

Il saluto al Vescovo Andrea

La traccia dell'omelia, il saluto del Vicario Generale la fotogallery e il video della Messa

Sabato 28 gennaio, alle ore 21,15, nella Cattedrale di San Miniato il vescovo Andrea ha presieduto la Santa Messa di saluto e ringraziamento per i suoi sette anni di episcopato nella nostra diocesi. Di seguito la traccia dell’omelia del Vescovo e il saluto di Mons. Roberto Pacini, Vicario Generale, a nome dell’intera Diocesi. A seguire il video dell’intera celebrazione.

 

 

Omelia del Vescovo Andrea

 

“Maestro dove abiti?”.

E’ con queste parole che il 20 dicembre 2015 mi sono presentato a voi… come nuovo pastore, dalla Lombardia in Toscana, mettendomi in cammino dietro la stella per cercare il Signore, per andare dove Lui ci chiama e dove Lui abita.

Leggo allora l’avventura di questi anni nella diocesi di San Miniato come una chiamata ad andare lì dove il Signore ci indica, dove Lui si trova.

E oggi il vangelo sembra quasi darcene una chiara indicazione, quasi a ritrovare dove ci ha condotto il Maestro, cercandolo con cuore aperto.

Anche la prima lettura, del profeta Sofonia, ci richiama a questa domanda: “Cercate il Signore, voi tutti, poveri della terra”.

E ancora parla di noi, di me la seconda lettura dicendoci che “quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti, quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti… quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio”.

 

E il vangelo

Gesù salì sul monte

E’ il Maestro, colui che promulga la legge dell’amore e ci dona la Parola.

Egli è lì dove c’è la Parola. Ecco l’attenzione alla Parola di Dio, alla lectio, per dire che il Signore desidera parlarci, ha da dirci una parola… ed è parola di bene, di vita, di consolazione e di speranza.

Maestro dove abiti? Ti troviamo nel dono della tua Parola, quella del vangelo e poi quella che nel segreto del cuore e della preghiera e anche nel volto dei fratelli dici a ciascuno di noi. Ed è la parola che ci parla davvero e fa vivere. Maestro dove abiti? E si scopre che nel nostro mondo e nel nostro tempo… e nella diocesi di San Miniato la Parola corre e fa vivere e apre sentieri di speranza e di comunione.

Nelle beatitudini tante situazioni di vita… E’ la vita così come è, la vita concreta, quotidiana, la nostra vita.

E Dio si trova lì. Direi negli incontri della vita quotidiana: amici, bimbi che vengono a giocare in piazza, nei giovani che mi hanno accompagnato (aperitivo), nel sorriso e nella sapienza degli anziani visitati a casa nella visita pastorale e nelle case di riposo, nelle famiglie serene e anche quelle ferite, pur nelle nuove unioni, in chi la pensa diversamente da noi, negli ammalati…

E Dio è lì. Sembra far eco questa parola a matteo 25… L’avete fatto a me.

Ecco… Dove abiti? Nel povero, nell’ammalato, nel vicino di casa, nell’immigrato, nel carcerato, nell’amico, nel familiare, nel collega di lavoro, nel giovane che fatica con te e nell’amico con cui puoi giocare…

Beati

E’ lì dove si costruisce beatitudine, cioè fraternità. Dove si respira e si scopre che la vita è bella, ed è bella da vivere e da condividere.

E’ lì ogni volta che scopriamo che la nostra vita, la tua, la mia… e vita beata. Allora sei con il Signore.

Ed è lì ogni volta che sai costruire, tessere legami di bellezza, di fraternità e di amicizia, fino alla vertigine del perdono. E scopri nella tua vita che c’è il Signore.

 

Ed ora vorrei dirvi tutta la mia gratitudine e la bellezza del nostro legame di Chiesa e di amicizia.

(Martini 8 settembre 2002)

Mi pare di poter dire come Paolo all’inizio della lettera ai Filippesi che “vi porto nel cuore” e che “Dio mi è testimone del profondo affetto che ho per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù (Fil 1, 7-8) e meglio precisa Martini con una traduzione dal greco più corretta: reciprocamente “voi avete nel cuore me, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa” (Fil. 1, 7).

A tutti dico: Amatevi gli uni gli altri, così vivrete nella giustizia, nel perdono e nella pace.  Il nostro maggiore contributo alla pace in un mondo gravido di conflitti e di minacce di nuovi assurdi conflitti  nascerà da un cuore che anzitutto vive in se stesso il perdono e la pace. Servitevi con amore a vicenda facendovi prossimi a tutti, perché chi rende il più piccolo servizio al minimo di tutti i fratelli lo rende non solo al mistero della dignità umana, ma a ciò che la fonda, cioè al mistero di Gesù.

Ancora Martini

Vi affido alla Parola (discorso di Paolo a Mileto) perché la Parola continui a illuminarci, a sostenerci e a salvarci” (Martini, 28 maggio 2002)

 E Fabrizio de André (Giugno 73):

“Io mi dico che è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”…

E aggiungo…: E’ bello esserci incontrati perché poi i legami veri, belli, di amicizia, rimangono vivi e pienamente vissuti e condivisi.

“Maestro dove abiti”…

Seguendo questa domanda abbiamo vissuto una bella avventura…

Oggi siamo chiamati a rimetterci in cammino e a vivere di nuovo la sequela, ad andare dietro a Lui.

Egli, Gesù, risponde: “Venite e vedete” (così viene indicato nel motto del nuovo vescovo Giovanni, a cui va la mia amicizia e tutto il mio augurio di bene).

Dunque in cammino… dietro al Signore Risorto…

“Maestro dove abiti?”. “Venite e vedete”…

E andato con Lui, dietro a Lui, il Signore sarà certamente, per me e per tutti voi “Buona strada”.


 

Il Saluto del Vicario Generale, Mons. Roberto Pacini

 

Carissimo Vescovo Andrea,

sette anni intensi quelli che la nostra diocesi ha trascorso con lei alla sua guida! Sì, sono passati oltre sette anni da quando a San Miniato stavamo preparando il suo ingresso e quale nostro nuovo vescovo era pronto a trasferirsi dalla parte più soleggiata degli Appennini, abbandonando le brume pavesi.

Eravamo orfani di vescovo per il trasferimento alla sede di Pistoia, dopo dieci anni di ministero nella nostra Chiesa, di mons. Fausto Tardelli e – come ho già raccontato in alcune occasioni – avendola incontrata a Pavia, dopo la sua nomina a San Miniato, con la delegazione di preti che scortava mons. Morelli, allora Amministratore diocesano nell’anno di sede vacante della diocesi, uscii con una invocazione rivolta al Cielo: “Che anche questo vescovo rimanga almeno dieci anni!” Questa sorta di contrattazione, che per certi versi poteva apparire al ribasso, la ritenevo giustificata dal fatto che l’età del vescovo più giovane d’Italia faceva prevedere che invecchiare a San Miniato avrebbe richiesto tempi piuttosto lunghi, durante i quali chissà quante “interferenze” si sarebbero potute presentare.

Oggi, le antiche e nobili Chiese che attualmente compongono la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro l’hanno già gioiosamente accolta come loro pastore e il tratto autostradale che ci separa da quelle località la vede tra gli utenti più assidui; perché noi ancora siamo convocati dal ministero episcopale del “nostro Vescovo Andrea” e stasera, radunati per un saluto corale, facciamo fatica a pensarci prossimi al compimento del suo servizio in mezzo a noi.

Ma non vogliamo interpretare quella di stasera come una struggente cerimonia d’addio; piuttosto come un’occasione che abbiamo tanto desiderato preparare per manifestare tutto il nostro affetto e la nostra gratitudine.

Nel prendere la parola, non posso che ritenermi un privilegiato!

Sono sicuro che tutti, dal primo all’ultimo in questa chiesa stasera – e tanti tanti altri ancora! – desidererebbero parlare, anche per pochi istanti, per dire a chiare lettere “Grazie! Grazie Vescovo Andrea, le vogliamo bene!”

Semplicemente e intensamente “grazie”, con tutto l’affetto e la riconoscenza che è ben più grande e profonda di ciò che riusciamo a esprimere.

Un “grazie” che si è fatto e continuerà a farsi lode a Dio, da cui proviene “ogni buon regalo e ogni dono perfetto”.

Nel cuore della Messa – che è azione di grazie veramente compiuta – è risuonato l’invito “Rendiamo grazie al Signore nostro Dio”.

Quanto siamo fortunati noi cristiani che possiamo ripetere con stupore e commozione “E’ cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie sempre”.

Noi sappiamo di poter collocare il cammino fatto insieme, l’amicizia consolidata e anche il divergere, quantomeno geograficamente, delle nostre strade nell’orizzonte della bontà di Dio, che dà valore e fecondità a ogni cosa. Dio che, appunto, non inquieta a caso la vita dei suoi figli, come similmente ebbe a osservare un altro lombardo, noto per esser venuto a “risciacquare i panni in Arno”.

Ciascuno di noi porta nel cuore, e potrebbe richiamare come tante tessere di un bel mosaico, i doni di umanità e di grazia con cui lei ha contribuito a un significativo tratto di strada della Chiesa sanminiatese e con i quali lascia un segno profondo in questa nostra terra e germi di bene destinati a portare frutto a lungo. In primo luogo l’atteggiamento affabile e cordiale con cui ha saputo relazionarsi con tutti, piccoli e grandi, conquistando fin da principio la fiducia e la stima di noi preti, incontrando la simpatia dei laici e la familiarità dei giovani e dei ragazzi. Apprezzato il suo dialogo franco e costruttivo con le Istituzioni del nostro territorio, sempre informato al rispetto dei ruoli e alla fattiva collaborazione all’insegna del bene comune, e con gli Enti che a più riprese hanno volentieri condiviso progetti di intervento che in questi anni hanno consentito il recupero e la valorizzazione di immobili e ambienti diocesani e parrocchiali che insieme alla saggia amministrazione dei fondi dell’8×1000 destinati dai cittadini alla Chiesa Cattolica hanno costituito una positiva ricaduta sulla vita delle nostre comunità, anche le più periferiche.

Non ha mancato di accompagnarci adeguatamente con premura nei tempi più faticosi della pandemia, incoraggiando la creatività nell’opera educativa e di annuncio, che non poteva adagiarsi a subire le inevitabili limitazioni senza tentare quanto possibile per nutrire di vangelo e quindi di senso e di speranza il cammino delle parrocchie e delle associazioni.

Il servizio alla Parola di Dio, con passione e competenza, un’attenzione privilegiata alle povertà e un invito costante all’accoglienza, un cuore aperto alla mondialità, uno sguardo capace di scorgere le tracce del bene e quindi dell’opera di Dio anche quando è offuscata da aspetti mondani e dalle fragilità umane, hanno contraddistinto il suo operato.

Ci ha fatto gustare di essere sospinti “con vento favorevole” da Colui che, sempre presente nelle vicende dei suoi, “camminava con loro”, rendendoci “pronti a salpare”. Già solo nei titoli delle sue lettere pastorali troviamo i contenuti sostanziosi che hanno innervato la vita delle nostre comunità, predisponendoci a un cammino sinodale che sempre più dovrà trovare modo di procedere e irrobustirsi.

E mentre “per Cristo, con Cristo e in Cristo” la Chiesa di San Miniato si inoltra nell’anno giubilare dei suoi quattro secoli di storia, ricorrenza epocale da lei preparata con cura, come del resto fa con tutte le cose, la accompagni il nostro sincero affetto, la nostra preghiera, il nostro augurio. Grazie, carissimo Vescovo Andrea, le vogliamo bene!


Fotogallery della Messa di Saluto al vescovo Andrea

 


 

Il video della Messa di Saluto al vescovo Andrea