Il 22 settembre scorso nella Biblioteca antica del Seminario vescovile, alla presenza di un pubblico numeroso, l’Accademia degli Euteleti ha promosso la presentazione del libro «Il palazzo vescovile di San Miniato al Tedesco – vicende storiche, analisi e nuove funzioni».
Dopo i saluti del vescovo monsignor Giovanni Paccosi, del sindaco Simone Giglioli e del soprintendente Valerio Tesi, è seguita l’introduzione del presidente dell’Accademia, Luca Macchi. Si sono poi alternati gli interventi di Maria Fancelli, Francesco Gurrieri, Saverio Mecca, Andrea Vanni Desideri. Le due autrici Dalia Bimbi e Emanuela Vigneri sono entrate nello specifico del loro studio. Si tratta di una tesi di restauro architettonico discussa anni fa, relatore Francesco Gurrieri e correlatori Maria Fancelli e Andrea Vanni Desideri. Dalla tesi il libro, pubblicato dalle Edizioni ETS.
Emanuela e Dalia hanno letteralmente smontato l’edificio, separando le varie stratificazioni edilizie di epoche diverse e ce lo hanno reso comprensibile. Il palazzo dei vescovi, collocato nella parte alta della città, un tempo fortificata e ancora oggi di non facile accesso, si rivela un’architettura complessa, cresciuta nel tempo modellandosi sul dislivello esistente tra il Prato del Duomo e la sottostante piazza della Repubblica, più conosciuta come piazza del Seminario. Il palazzo separa ma anche unisce questi due livelli di quota costituendone il collegamento attraverso le scalinate che lo costeggiano, lo sdrucciolo che sembra incunearsi nel palazzo offrendo ingressi a livelli intermedi e un ponte – cavalcavia grazie al quale si accede al giardino vescovile, di fianco alla Cattedrale.
La parte che forse incuriosisce di più è quella dedicata alla proposta di recupero del cosiddetto Stanzone delle commedie. Il teatro seicentesco che si trovava (e si trova ancora oggi) al piano terra del palazzo al livello di Piazza della Repubblica e del quale è possibile ammirare il proscenio. Dalia e Emanuela propongono il riutilizzo di quello storico spazio.
La pubblicazione contiene un intervento di monsignor Paccosi che così si esprime: «Per me, come vescovo, che come i miei predecessori, dalle finestre del palazzo posso spingere lo sguardo fino a tutto il territorio della Diocesi e anche oltre, vivere in queste stanze porta con sé la coscienza di una storia e di una responsabilità.
La storia di un popolo che nei secoli ha generato stupende tradizioni di carità e di solidarietà, di lavoro e di assistenza ai più deboli, di cultura e di arte. La responsabilità di essere chiamato a servire la crescita di questa comunità nella fede, nella speranza e nell’amore. Così anche vivere in questo luogo privilegiato sarà legittimo».