Il 13 luglio in occasione dei i cento anni dall’incoronazione della Madre dei Bimbi

Il cardinale Pietro Parolin ha dato avvio ai festeggiamenti a Cigoli

L'omelia del Cardinale

Il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sedeo, a Cigoli la sera del 13 luglio scorso ha presieduto la Messa solenne alle ore 21, insieme al vescovo monsignor Giovanni Paccosi in apertura dei festeggiamenti della Madre dei Bimbi. Al termine della concelebrazione eucaristica è stata rievocata l’incoronazione dell’immagine della Madre dei Bimbi, avvenuta cento anni fa, il 13 luglio 1924.

A seguire l’omelia del Cardinale Pietro Parolin.

 

Cari fratelli e sorelle,

Vi ringrazio per l’invito a celebrare con voi il centenario dell’incoronazione della Madonna Madre dei Bimbi, che un secolo fa il Cardinale Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, ha compiuto a nome del Capitolo Vaticano.

Saluto il Vescovo di questa Diocesi di San Miniato, SE Mons. Giovanni Paccosi, il Pievano e Rettore, Can. Francesco Ricciarelli, i sacerdoti, i diaconi, le religiose, le Autorità civili e militari, e voi tutti, cari fedeli presenti.

Vi porto, soprattutto, i saluti del Santo Padre Francesco, che, per mio tramite, vuole esprimervi affettuosa vicinanza e trasmettervi la sua benedizione.

Sono felice di vedere le famiglie raccolte in questo Santuario, al quale ogni primo sabato del mese giungono in pellegrinaggio i fedeli di questa ed altre Diocesi, e che, soprattutto in questi giorni, ricorda uno degli eventi più significativi della sua storia, se non il più importante: il grande miracolo del 21 luglio1451 quando Maria, la Madre di Gesù, fece riacquistare la vita al figlio della famiglia Mainardi di Treggiaia, ad alcuni chilometri da qui. Salvò il bambino, certo, ma anche sua madre e tutta la famiglia. Le minacce cui la donna era sottoposta, forse causate più dalla disperazione che dalla cattiveria, erano fonte di angoscia e disperazione.

In esse non è difficile ritrovare una similitudine con molti drammi che purtroppo segnano ancora la nostra società e ai quali dobbiamo opporci con forza ristabilendo tra uomo e donna, tra marito e moglie quel rapporto di uguaglianza e di reciproco rispetto che sta alla base di ogni relazione sana e costruttiva.

Papa Francesco ce lo ricorda: «La prepotenza conduce a una degenerazione dell’amore, ad abusare degli altri, a far soffrire la persona amata. Penso all’amore malato che si trasforma in violenza – e quante donne sono vittime oggigiorno di violenze … Questo non è amore. Amare come ci ama il Signore vuol dire apprezzare la persona che ci sta accanto, rispettare la sua libertà, amarla così com’è, non come noi vogliamo che sia; come è, gratuitamente» (Regina Coeli, 9 maggio 2021).

La madre del bambino tornato a vivere, piena di riconoscenza, viene qui, a Cigoli, dove quella Signora, ancora misteriosa per lei, le aveva detto di abitare tra Rocco e Michele. Non la trova subito, ma aiutata da uno dei frati umiliati, che qui operavano, viene portata al cospetto della serena immagine qui, alla mia sinistra, conservata nel prezioso tabernacolo gotico. Voglio immaginare la sorpresa ed anche la gioia di donna Mainardi quando avrà riconosciuto nell’effigie la persona che prima l’aveva sottratta al volontario annegamento nelle acque del Roglio e poi le aveva restituito il figlio.

Così, pure, ciascuno di noi, qui oggi, può vedere ben rappresentata quella complice intesa tra la Madre ed il Figlio che già dal Vangelo vediamo dispiegarsi da Nazareth al Golgota e che rimane sigillata nelle ultime e definitive parole della Vergine a Cana: «Fate quello che vi dirà».

Ogni volta che ci troviamo di fronte ad un’immagine di Maria, ne celebriamo le feste o la invochiamo con il Rosario, quelle poche e ferme battute evangeliche devono risuonare nella nostra mente e nel nostro cuore, con l’obbedienza del profeta Amos – di cui ci parla la prima lettura – il quale, non lasciandosi spaventare da una maggioranza che vuole metterlo a tacere, si rimette a Dio e compie la sua missione senza timore ed anche con quella consapevolezza liberante che ciascuno di noi è già stato conquistato al Cielo, per grazia, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella seconda lettura.

La vita cristiana è tutta qui, e non è poco: lasciarsi attrarre dal volto santo del Signore e restarne così affascinati da non avere più occhi che per Lui. Come la Vergine che sorride al Figlio, anche ciascuno di noi è chiamato a desiderare quella misteriosa e viva intimità quale vera fonte di ogni nostra azione.

La Vergine, del resto, nel grande miracolo alla famiglia Mainardi, non è rimasta immobile, anzi si è fatta carico della disperazione di una donna, l’ha presa per mano, l’ha allontanata dalla trappola che stava per inghiottirla e, riportandola a casa, le ha mostrato nel figlio redivivo il suo ruolo di madre e sposa al quale con sofferenza aveva ormai abdicato.

Proprio nel prenderci cura di chi sta male, Maria ci indica la strada del vero culto a Dio che si nutre di preghiera e vita sacramentale e si attualizza nel farsi carico della missione propria che il Signore ha affidato a ciascuno di noi: padre, madre, figli, educatori, , anziani e giovani, nonni e nipoti.

Come nel Vangelo appena ascoltato, Gesù confida nella nostra adesione alla sua opera e ci munisce di tutto ciò che è necessario a compierla: ci costituisce in comunione, inviando i discepoli due a due, non ci fa ricchi ma ci dona l’essenziale, sandali, bastone e tunica, ci invita a entrare nelle case, ad allontanare i segni del male, ad alleviare le sofferenze, a compiere cioè quelle opere di misericordia corporale e spirituale che già il catechismo ci insegna e che Papa Francesco continuamente ci invita a compiere.

Santa Madre Teresa di Calcutta, una che di misericordia se ne intendeva, ha detto in proposito: «Sì, ho molte debolezze umane, molte miserie umane… Ma Lui si abbassa e si serve di noi, di te e di me, per essere suo amore e sua compassione nel mondo, nonostante i nostri peccati, nonostante le nostre miserie e i nostri difetti. Lui dipende da noi per amare il mondo e dimostrargli quanto lo ama. Se ci occupiamo troppo di noi stessi, non ci resterà tempo per gli altri» (Gaudete et Exsultate, n. 107).

In particolare, vorrei dire ai genitori – ed anche ai nonni – presenti di aver fiducia nelle vostre capacità, voi avete un dono di grazia speciale per trasmettere la fede ai vostri figli dei quali siete i primi evangelizzatori. A voi spetta in primo luogo quella che si definisce catechesi occasionale, che ha un’efficacia straordinaria.

È un compito bellissimo e facile. Si tratta di cogliere l’occasione per illuminare un istante di vita quotidiana con lo splendore della presenza di Dio. Prima ancora di ricevere un’istruzione formale, una catechesi sistematica come quella che si riceve in parrocchia, i figli percepiscono il senso di Dio dai genitori ai quali vogliono naturalmente assomigliare. Per esempio, alla sera dire le preghiere insieme prima di coricarsi, o in ferie lasciarsi affascinare da un tramonto, come quello a cui abbiamo assistito questa sera,  e sentire il papà dire: «Quanto è bello ciò che vediamo e quanto è grande Dio che l’ha creato!».

Ancora, prendere per mano i propri figli e andare insieme a trovare una persona sola, anziana o ammalata o invitare a casa quel bambino o quella bambina che nessuno vuole coinvolgere perché straniero o perché ha un carattere difficile. Un padre o una madre che porta sua figlia un sabato pomeriggio ad accendere una candela in chiesa vale più di mille parole.

Di fronte alle difficoltà della famiglia, provate a dire ad alta voce: «Non capisco che cosa il Signore ci stia dicendo in questo momento ma mi affido a Lui!». E via di seguito, un lutto, una promozione, lo sport, una visita a un Santuario, tutto può essere occasione per trasmettere la bellezza del Vangelo che ci offre una vita diversa, più sana e più felice.

Da una tale testimonianza, siatene certi, ne usciranno rinforzati i rapporti tra marito e moglie, tra genitori e figli. Attingere alle sorgenti del Vangelo per nutrire la vita quotidiana significa anche acquisire quella stabilità, anche emotiva, di chi rimane saldo in Dio che ama e sostiene.

Carissimi fedeli di Cigoli tenete viva la vostra devozione alla Madre dei Bimbi, in fondo ciascuno di noi lo è. Dite al mondo che ogni uomo e ogni donna ha un posto particolare tra le braccia di Maria che è Madre di Gesù e nostra Madre. Rassicurate che per ognuno c’è una mano pronta ad afferrarci anche nel momento più nero, per tutti c’è un ritorno a casa dove rinasce la vita. È questa devozione alla Madre dei Bimbi sarà tanto più efficace se noi insieme saremo quelle braccia, quella mano, quella casa dove i bimbi trovano di nuovo vita e i più caldi affetti.

Regina del cielo, sulla terra Madre, cui sorride il tuo Figlio, Madre di tutti i figli, donaci il tuo Figlio Gesù.

Così sia!