Il biglietto natalizio con cui, a nome anche della diocesi, condivido l’augurio per il Natale e l’ingresso nel nuovo anno, riporta una intrigante frase del teologo e pastore evangelico Dietrich Bonhoeffer, la cui vita finì tragicamente nel campo di concentramento di Flossenbürg nell’aprile del 1945. Egli afferma: «Dobbiamo essere pronti a farci interrompere da Dio». È alla luce di questo sguardo che penso possa essere interpretato e vissuto il Natale quest’anno. La dura esperienza della pandemia del Covid-19 che ci accompagna ormai purtroppo dall’inizio dell’anno e che segna così ancora duramente il tempo di Avvento e le festività natalizie è esperienza imprevista, inedita, dolorosa per tutti noi e come tale ha interrotto un ritmo di vita e di abitudini, progetti e prospettive che ci appartenevano.
E con la compagnia di questo terribile virus vivremo il Natale e poi l’ingresso nel nuovo anno. Una esperienza davvero impensabile e molto complessa per tutta l’umanità, per tutti noi, anche per te che leggi. Immagino chi è stato segnato da questa malattia, chi ha sperimentato il lutto a causa del Covid-19 e i tanti che vivono l’incertezza del futuro soprattutto per il lavoro, gli studi, le relazioni.
La pandemia fa parte della vicenda umana e nella storia si è visto anche in passato il ripresentarsi di queste situazioni, basti pensare alla cosiddetta spagnola del 1919-1920 e ancor prima alle ondate di epidemia di peste, di manzoniana memoria. Il credente sa che non c’è Dio all’origine di questa diffusione di malattia, conosce che non è volontà di Dio il male e la malattia, neanche nella eventuale forma di una sua punizione. Dio mai punisce, ma sempre ama e salva! Così Dio interrompe il nostro cammino: con l’amore.
Il correre della nostra vita che inciampa nella sofferta vicenda del Covid-19, se prendiamo a prestito lo sguardo di Bonhoeffer, è chiamato a lasciarsi interrompere da Dio, cioè a riconoscere il modo in cui Dio si fa vicino e partecipe delle sorti dell’umanità e di ogni uomo e donna, oggi così segnati dalla sofferenza e dalla morte.
Certamente c’è una iniziativa di Dio in tutta questa vicenda ed è il suo farsi accanto ad ogni corpo piagato e sofferente come presenza di amore, come fonte di consolazione, come sorgente di vita eterna, come rinnovata speranza, come forza per riprendere il cammino verso orizzonti di bene e di luce.
«Lasciarsi interrompere da Dio»… È parola che può interpretare tutti i passi della nostra esistenza: dal giorno in cui la vita ci è stata data in dono nel concepimento fino a quando chiuderemo gli occhi su questo mondo…
Dall’inizio, dal cominciare del dono della vita, siamo accompagnati da nuove chiamate di Dio, il suo interromperci, che è il farsi vicino e regalarci il sapore dell’amore.
È il Natale: il mistero della incarnazione, del Dio che si fa bambino, dell’Onnipotente che entra nella storia, quasi operando la più grande “interruzione”dell’esistenza per venire in mezzo a noi.
Contemplando il Natale, gustando la scena e l’evento di Betlemme con Maria, Giuseppe e Gesù Bambino, scopriamo la più sorprendente interruzione di Dio nella storia, accogliamo il dono più grande del Dio della vita e dell’amore, di Dio che è Amore.
Alla luce del Natale anche le interruzioni di Dio, le sue diverse chiamate nella nostra vita saranno come aperture, talvolta anche nella forma di ferite, da cui passerà solo l’amore, l’amare di Dio. Con questa contemplazione auguro a tutti, credenti in Cristo, fratelli e sorelle di altre religioni e amici non credenti buon natale.
Il Messaggio video del Vescovo