Già dal manifesto pubblicato agli inizi dell’anno s’intuiva il grande impegno che avrebbe richiesto l’organizzazione dei campi estivi dell’Azione cattolica diocesana alla Casa dell’Adolescente «Mons. A. Ciari» a Gavinana per questa estate 2023. Campi che sono in piena attività proprio in queste settimane di luglio, e che confermano che il nostro presentimento era giusto.
Nel vedere ancora schiere di giovani allietare con la loro gioia contagiosa la vita di questo “oratorio estivo” – se ci è lecito esprimerci così – “in trasferta” sulla montagna pistoiese, non possiamo che fare un plauso a tutte quelle persone che, con sacrificio e dedizione, hanno contribuito a realizzarlo. La partecipazione fresca, sincera di ragazze e ragazzi, l’abnegazione e la preparazione degli educatori, sono la massima interpretazione del fine che l’Ac ha nel suo statuto: «Vivere, ciascuno, a propria misura ed in forma comunitaria, l’esperienza di fede, l’annuncio del vangelo e la chiamata alla santità». Obbiettivi ardui, umanamente difficili da raggiungere, ma entusiasmanti. E molti giovani, molte donne e molti uomini, anche nella nostra diocesi, ce lo possono testimoniare.
Basterebbe riflettere sul comportamento genuino di questi giovani per trovare nella loro gioia la via maestra per non perdere la speranza a causa dei nostri limiti, per non rinunciare a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è promessa. Rachele, 16 anni, che per il secondo anno partecipa a questi campi ci ha detto: «Mio padre mi ha sempre tanto parlato di Gavinana che anche io ho avuto la curiosità di provare questa esperienza. L’ho scelta sulla fiducia e non ne sono rimasta G delusa. Nelle amicizie e nel buon rapporto con gli educatori rivedo sempre un dono che è quello della cura che il Signore ha della nostra vita. Spero anche quest’anno di divertirmi e di avere la fortuna di trovare un campo ben organizzato. Mi aspetto, come lo scorso anno, di fare nuove esperienze condivise di amicizia e spiritualità».
“Gioia” è la parola che ben sintetizza questa vita comunitaria, celebrata con un programma pedagogico-educativo delineato in ogni dettaglio. Ed «è tempo di gioia!» erano state proprio le parole usate dalla presidente dell’Ac diocesana Michela Latini, al momento di presentare il calendario dei campi: «Per l’estate 2023 non potevamo, anche come Ac, non essere grati per i 400 anni della nostra diocesi e proprio per questo abbiamo voluto intitolare tutta l’attività estiva, ribadendo il nostro giubilo, la nostra gratitudine: è tempo di gioia! Vogliamo utilizzare allora il tempo di quest’estate giubilare per aiutarci, per farsi compagni di viaggio l’uno l’altro, per accompagnarci a vedere e gustare quanto è buono il Signore e quanto è indispensabile e bello farlo insieme! Che il Signore ci aiuti ad essere credenti credibili, perché testimoni della sua gioia!». I ragazzi nel divertimento si formano, gli adulti ritrovano il piacere di condividere. Tutti, partecipando a questi campi si rigenerano nelle forze e nello spirito, aiutati anche dai nostri sacerdoti, sempre presenti.
Ma ascoltiamo anche un genitore – Michele, 49 anni, – che in gioventù per molte estati ha vissuto questa esperienza: «Il passaggio dalle medie alle superiori per qualsiasi ragazzo è un percorso in cui non si hanno mappe e destinazioni certe. A Gavinana, nel divenire delle emozioni, crescono i semi dell’uomo e della donna che ciascuno porta in sé. Mi ricordo che, soprattutto ai primi campi, la spiritualità e Dio non erano la priorità nei nostri pensieri. Ma grazie a buoni educatori e alla “formula Gavinana”, ben calibrata fra momenti di formazione, preghiera e gioco, la vita buona del vangelo prendeva piano piano sempre più spazio nella nostra. Gavinana è questa bella cosa! Lì s’incrociano poi grandi amicizie, che continuano durante l’anno, realizzando un unico destino di fede. Imparare ad apprezzare il “deserto” nella meditazione, nel silenzio, credo che sia stato uno dei passaggi più importanti della mia vita. Oggi sono orgoglioso di aver passato il testimone a mia figlia».
Ecco gli obbiettivi dell’Ac che Paolo VI così tanto incoraggiava: «”Uomini di Azione cattolica” non è e non vuol essere una etichetta o un distintivo esteriore, ma un impegno gioioso e consapevole, una testimonianza a Gesù Cristo di fervore spirituale e di coerenza morale, un’offerta spontanea delle proprie energie migliori alla società, mediante la difesa e la diffusione di quei principi religiosi ed etici, di cui è maestra la gerarchia episcopale». I ragazzi nella loro spontaneità ce lo dimostrano urlando, cantando e… pregando. Gavinana serve anche a questo: a pregare!