Il servizio di dame e barellieri al santuario di Lourdes

Esperienze che cambiano la vita

di Paolo Bini

Nell’esperienza come dame e barellieri al santuario di Lourdes, tre ragazze e tre ragazzi delle nostre parrocchie, guidati da don Federico Cifelli e accompagnati da due veterane dell’Unitalsi, hanno fatto esperienza autentica di servizio e di comunione con i deboli e i sofferenti. Un momento di crescita e formazione, reso possibile grazie al progetto Caritas «Le 4 del pomeriggio».

 

Ho visto che a fine luglio, tra le iniziative proposte dalle “4 del pomeriggio”, c’è il pellegrinaggio a Lourdes con l’Unitalsi, che facciamo ci iscriviamo?».

Così è iniziato il nostro pellegrinaggio che ci ha portato al Santuario di Lourdes dal 27 luglio al 2 agosto. Emilia, Carlotta, Caterina, Tommaso e il sottoscritto, della parrocchia di Santa Croce Sull’Arno e Giovanni della parrocchia di Orentano, insieme al nostro viceparroco don Federico Cifelli e affiancati da due veterane della sottosezione diocesana Unitalsi Carla e Cristina, sempre della parrocchia di Santa Croce, abbiamo vissuto assieme questa bella esperienza di vita e di fede. Abbiamo deciso di iscriverci a questo pellegrinaggio per vivere insieme una nuova esperienza, rafforzare la nostra amicizia, ma anche vedere uno dei più celebri e «visitati santuari mariani, mettendoci al tempo stesso al servizio degli altri. Entusiasti e pronti a renderci disponibili verso il prossimo, siamo partiti con il pullman, direzione sud ovest della Francia, ai piedi dei Pirenei. Già dopo le prime ore di viaggio abbiamo avuto modo di calarci nei ruoli di barrellieri e dame, facendo subito esperienza concreta dell’aiutare il prossimo, ma avendo anche occasione di conoscere altri pellegrini come noi. Arrivati a Lourdes, la prima sensazione che si prova è lo stupore per il numero di fedeli e ammalati che ogni giorno pregano di fronte alla grotta dell’apparizione. Davvero si ha la percezione che la preghiera e la fede nel chiedere una grazia, un miracolo, una guarigione davanti alla statua della Madonna, vincono sulla malattia fisica.

 Le nostre giornate si svolgevano secondo orari e turni prestabiliti. Noi abbiamo svolto i nostri turni in corsia, assistendo i malati nelle prime e nelle ultime ore della giornata. Quando non eravamo in corsia ci occupavamo di assistere ed accompagnare gli ammalati nelle attività quotidiane previste. Tra queste abbiamo partecipato al Rosario e alla santa Messa alla grotta presieduta da monsignor Guido Marini, ex cerimoniere del Papa, con il quale abbiamo avuto modo di scambiare alcune parole; poi la processione Eucaristica pomeridiana e la Santa Messa internazionale nella Basilica sotterranea di San Pio X. L’ unione e la comunione nella preghiera si è fatta ancora più concreta nella processione serale con i flambeaux, durante la quale viene recitato il Rosario e viene portata in processione la statua della Madonna. Vedere il piazzale di fronte al santuario riempito di candele accese, ricorda che la fede è una luce che arde e che Gesù è luce del mondo nel buio della notte. Abbiamo avuto anche la possibilità di fare amicizia, e condividere i vari momenti di soggiorno, con altri pellegrini toscani appartenenti a diverse sezioni Unitalsi di tutta la regione.

La sensazione di pace e la percezione di essere presi per mano dalla nostra Mamma Celeste si è fatta intensa al momento in cui abbiamo avuto la possibilità di sostare una notte intera di fronte alla grotta, quando ormai non vi era più l’affollamento tipico del giorno: soli, davanti alla Madonna, immersi nel silenzio pieno, illuminato dal tenue bagliore delle poche luci.

Cosa ci portiamo a casa da questa esperienza? Sicuramente la consapevolezza di quanto siamo fortunati per tutto ciò che abbiamo. Conserviamo poi nel cuore la prova che è nel dare che si riceve, oltre ad aver sperimentato la bellezza di allacciare nuove amicizie e di fare felice il prossimo con dei gesti semplici solo apparentemente scontati. È nella relazione infatti che Dio si fa presente e se il ferro si affina con il ferro, l’uomo si affina nella relazione con l’altro. Inoltre il metterci a servizio del prossimo ci ha fatto ricordare che in quel malato, in quel sofferente s’incontra Dio stesso.

La sera prima del rientro a casa, durante un nostro momento di condivisione di gruppo, abbiamo aperto il vangelo a caso ed è uscito il passo di Luca che si conclude dicendo: «Siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10). Questo ci ha ricordato l’umiltà del servizio e che non dobbiamo cercare gratitudine dagli altri per aver svolto ciò per cui avevamo deciso di partire.