Dalla Diocesi

Da Macerata a Loreto voci del pellegrinaggio di CL

di Francesco Fisoni

Pellegrini nella notte, guidati dalla luce fioca e propizia di una candela. Dopo la parentesi pandemica sono tornati a essere in migliaia i partecipanti al pellegrinaggio notturno da Macerata fino alla Santa Casa di Loreto, nelle Marche, che ogni anno Comunione e liberazione organizza nei giorni in cui terminano le scuole. E così, lo scorso sabato 10 giugno, un lunghissimo serpentone di fiammelle tremolanti si è snodato per ben 28 km tra le suggestive colline marchigiane, per giungere all’alba a Loreto. Quest’anno ricorrevano 45 anni dal primo pellegrinaggio che don Giancarlo Vecerrica, oggi vescovo emerito della diocesi di Fabriano-Matelica, pensò nel 1978 desiderando proporre alla fraternità di Cl un gesto di vita cristiana tanto antico, quanto spiritualmente pedagogico: un viaggio lungo una notte nella propria interiorità, oltreché itinerario concreto nelle plaghe dell’incantevole campagna marchigiana.

La Macerata-Loreto è poi diventata, negli anni, un gesto dai connotati imponenti: si pensi che alla prima edizione erano appena trecento i marcianti, contro le 65.000 persone stimate di sabato scorso. Nel 1993 – esattamente trenta anni fa – fu addirittura Giovanni Paolo II a presiedere la celebrazione eucaristica alla partenza e in quell’occasione donò ai pellegrini anche una croce, che da allora apre ogni anno il cammino verso Loreto. «Chi cerchi, non che cosa cerchi, perché le cose non bastano per vivere; per vivere occorre il Dio dell’amore»: queste parole di papa Francesco sono state l’anima e la ruminazione continua del cammino di quest’anno. Nelle passate edizioni, lo stile di papa Bergoglio, con le sue telefonate in diretta e il suo cordiale e semplice «buonasera», è stato anche all’origine di un affettuoso e fecondo dialogo con i pellegrini.

All’esperienza di quest’anno hanno partecipato anche alcune persone della fraternità di CL della nostra diocesi. Abbiamo chiesto a tre di loro di lasciarci una testimonianza. Benedetta di Castelfranco racconta: «Quel pellegrinaggio è diventato per me un momento essenziale della vita. Ogni anno, infatti, mi ricorda il paradigma dell’esistenza: un cammino lungo, faticoso, con salite e discese, in tratti di strada comodi e illuminati e altri scomodi e senza illuminazione. Chi camminerebbe da solo per 28 km, di notte, così? Penso nessuno. Invece è possibile camminare così: dietro alla croce, usando quelle ore di cammino per pregare… Sono arrivata a Loreto, illuminando i tratti bui della strada con la fiaccola, guardando gli altri camminare con me, venendo aiutata e aiutando chi mi era vicino nei suoi momenti di difficoltà. La compagnia di amici guidata è l’unico modo per vivere pienamente tutte le sfide della vita e per raggiungere il suo compimento, quest’anno reso ancora più evidente dal fatto che era anche la festa del Corpus Domini».

Morella anche lei di Castelfranco confida di essere partita da casa «con il carico del quotidiano, con quello strato di scetticismo che ti lascia l’esperienza. Ma quando sono arrivata allo stadio di Macerata, qualcosa che non mi sono data da me mi ha cambiato: sentivo dentro una Presenza che si comunicava attraverso la bellezza dell’umanità intorno. Con due colleghe insegnanti sconosciute ho scambiato confidenze e ci siamo affidate nella preghiera. Mi sono confessata sotto quel sole che non era vinto dalle nuvole tenebrose che incombevano dall’altra parte del cielo e che alla fine sono state sconfitte dalla luce. Che emozione riascoltare le parole di Giovanni Paolo ll di trenta anni fa, pronunciate durante la sua partecipazione a questo gesto! E la Messa, i canti, la musica e il cammino con la gioia dentro e le preghiere e le testimonianze piene di mistero e fede! Tutto è dono di Cristo presente qui e ora».

Anche Monica è di Castelfranco, e ci ha raccontato il suo vissuto con accenti di intensità simili: «Tutti gli anni parto con il desiderio di vivere appieno il pellegrinaggio senza grosse aspettative, scoprendo poi che ogni volta c’è sempre un di più che ti sorprende: nella capacità inaspettata di camminare per tanti km, nell’avere accanto persone come te con tante domande, nel vedere un popolo in cammino, nell’avere vicino la figlia che ti ringrazia per l’invito, nel titolo del pellegrinaggio che fa sorgere in te la domanda: Chi cerchi? Ma cerchi davvero? E se cerchi, come lo fai? Da oggi continua il cammino, con tutte le domande aperte ma con la certezza che Dio è grande e l’unica cosa che desidero più di ogni altra è vivere la sua casa».