Venerdì 9 Settembre 2022

50° Convegno Catechistico Diocesano

Catechisti, testimoni coraggiosi e creativi del Vangelo

 


 


Presentazione del Convegno

Quest’anno, nella cornice giubilare del 400° anniversario della fondazione della diocesi, con grande gioia e gratitudine a Dio festeggiamo il 50o anniversario del convegno catechistico, che si terrà il 9 settembre a San Miniato Basso, nella chiesa della Trasfigurazione. Sarà il card. Giuseppe Betori, arcivescovo metropolita di Firenze a illuminarci con la sua sapienza di pastore e di teologo. Oltre ai tantissimi incarichi importanti ha svolto anche l’incarico come docente di Sacra Scrittura, di direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale e ha collaborato con la Conferenza Episcopale Italiana nella stesura dei catechismi elaborati dall’UCN.

È un traguardo significativo e un’opportunità per ripercorrere il cammino della catechesi nella nostra diocesi, ognuno secondo i suoi ricordi e l’esperienza vissuta nell’impegno catechetico. Gli ultimi tempi non sono stati favorevoli per una catechesi in presenza per via del covid ma siamo riusciti con amore e creatività a trovare soluzioni alternative anche virtuali. È arrivato dunque il momento di ripartire coraggiosi e fiduciosi nel Signore con un bagaglio ricco e variegato di questi ultimi 50 anni.

Il titolo del convegno si ispira al videomessaggio in spagnolo di Papa Francesco del 2021, che ha come sfondo alcuni catechisti e ragazzi alle prese con un murales. Decine di bambini e adolescenti, accompagnati dai loro catechisti, con spray e vernici, aiutano l’artista italiano Paolo Colasanti (in arte Gojo) a riprodurre una versione creativa della scena della lavanda dei piedi. Il catechista, esorta il Papa, ha la missione di annunciare con mitezza attraverso un linguaggio nuovo, aprendo nuove strade, con “coraggio”, “con la forza dello Spirito Santo”, “con gioia e molta pace”. Continua incitando: “Siate testimoni del Vangelo, creativi, non codardi o statue da museo”. Essere “catechista” è una delle avventure educative più belle: ma occorre “essere”, non “fare” i catechisti o “lavorare da catechisti” per costruire la Chiesa. Francesco citando Benedetto XVI ribadisce che “la Chiesa non cresce per proselitismo, ciò che attrae è la testimonianza”, quindi invita con le parole di san Francesco d’Assisi: “predicate il Vangelo e se fosse necessario con le parole, ma prima con la testimonianza di vita”. Come diceva anche san Paolo VI: “il mondo contemporaneo ha bisogno di testimoni e non tanto dei maestri”.

La testimonianza chiede un’esperienza di vita con Gesù, prima di andare incontro ai bambini, agli altri, bisogna stare con il Signore come ci insegna santa Madre Teresa di Calcutta. Chi mette Cristo al centro della propria vita, spiega Papa Francesco, si decentra e si apre agli altri in un dinamismo d’amore, il cui movimento è simile al battito cardiaco: “Il cuore del catechista vive sempre questo movimento di ‘sistole-diastole’: unione con Gesù - incontro con l’altro. Se manca uno di questi due movimenti non batte più, non vive”. Il kèrygma, ovvero l’annuncio della morte e risurrezione di Cristo, è un dono che genera missione, che spinge oltre sé stessi.

La Chiesa ha ricevuto in eredità il grande dono e il compito di trasmettere il Vangelo da una generazione all’altra nella generazione dei figli in Cristo. Il passaggio del testimone avviene con la trasmissione dell’eredità che è il Vangelo della vita. Cosa devo fare per ereditare la vita eterna? Questa è la domanda che guida il cammino della vita cristiana e della catechesi. La Chiesa, in questo caso il catechista, testimonia, vive e trasmette ciò che ha ricevuto in eredità nel Battesimo: la vita eterna. Se la Chiesa tace su questa realtà, qui e ora, perde lo scopo primordiale del suo esistere nel mondo.

La credibilità della catechesi passa attraverso una vita coerente al Vangelo, nella santità della vita. Sono testimone della fede? Quanta speranza produce la mia fede? Quanta speranza produce la mia carità? Non farebbe male un’autocritica per ripartire come Chiesa, ministri e servitori del Vangelo. Oggi, infatti, si dà poco credito alle parole, mentre la testimonianza di vita, che dimostra il carattere radicale del Vangelo, ha una grande forza di attrazione.

In un mondo dei compromessi e del relativismo bisogna essere catechisti coraggiosi e testimoni credibili. Cristo, splendore del Padre, va annunciato e fatto conoscere nella sua verità integra e nel suo senso salvifico.

Essere catechisti creativi, non per adattare il Vangelo alle esigenze dei bambini e delle famiglie, conformandolo alla mentalità di questo mondo, ma per annunciare il Vangelo che cambia la vita. Il Vangelo non può essere cambiato, l’uomo può essere cambiato quando accoglie il Vangelo. Non annacquiamo il Vangelo per trovare l’applauso, ma annunciamo il Vangelo perché chi ascolta trovi risposta alle sue inquietudini e trovi il senso e la gioia di vivere. Non si tratta di un’ermeneutica auto creativa del Vangelo, ma di incarnare l’unico Vangelo nelle varie situazioni con la sensibilità del seminatore generoso, del samaritano premuroso, del pastore che va in cerca della pecorella smarrita, con la prudenza delle vergini sagge, come Elia, Filippo, san Paolo e tutte le figure di testimonianza e di accompagnamento nella fede. Creativi, vuol dire trovare sempre il modo di annunciare il Vangelo a chi abbiamo davanti e non perdere mai l’occasione di testimoniarlo con gioia. Il Vangelo è il contenuto, il metodo e la finalità della catechesi. Studiare, meditare tutti i giorni la Parola di Dio, adorare il Signore nell’Eucaristia, mangiarlo e assimilarlo è la strada che aiuterà ogni cristiano, in particolare ogni catechista per essere testimone credibile in un mondo di diffidenza. Sia lo Spirito Santo a indicarci il cammino.

Vivendo il 50°anniversario del convegno catechistico verificare la prassi ecclesiale della catechesi dal Concilio Vaticano II fino a oggi è una priorità. Non solo un leggere i documenti ma cogliere le luci e le ombre in modo da incarnare lo spirito di cambiamento per un nuovo annuncio e catechesi. Comunicare la gioia del Vangelo (Evangelii gaudium) in un mondo che cambia presuppone un incontro personale con Gesù (Incontriamo Gesù) e la nostra testimonianza del Signore a ogni persona che incontriamo. Quindi in primis bisogna lavorare sull’essere catechista non tanto su come fare il catechista. È necessario privilegiare una formazione dei catechisti e degli adulti per costruire una comunità cristiana matura.

Il Papa invita a continuare a pregare e a pensare con creatività a una catechesi centrata sul kèrygma, che guardi al futuro delle nostre comunità, perché siano sempre più radicate nel Vangelo, comunità fraterne e inclusive (Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all’incontro promosso dall’Ufficio catechistico nazionale della Conferenza Episcopale Italiana, sala clementina sabato, 30 gennaio 2021).

In un mondo difficile, l’auspicio è quello di essere testimoni del Vangelo, mettendo in moto creatività e immaginazione per una catechesi che con la forza dello Spirito Santo genera la gioia della fede, in un cammino sinodale.


 


Il cardinal Giuseppe Betori, invitato dal nostro vescovo Andrea, è stato il relatore d’eccezione al 50° Convegno catechistico diocesano che si è tenuto questa sera, venerdì 9 settembre, nella chiesa della Trasfigurazione a San Miniato Basso.

Betori ha offerto una riflessione sul catechista come testimone creativo e coraggioso del vangelo.
«Cosa significa essere catechisti creativi?», si è chiesto l’arcivescovo di Firenze: «La catechesi è creativa quando è capace di intercettare la storia di ogni uomo; e il catechista è colui che è capace di ascoltare la storia concreta delle persone che gli vengono affidate. Per il catechista non esistono i “ragazzi”, gli “adulti” o le “persone” come categoria astratta, bensì i loro nomi e i loro volti concreti…».
«Il catechista è creativo quando si pone alla scuola di Gesù e quando, ponendosi in questo ascolto, si apre a chi ha di fronte». «Ma la catechesi è creativa anche quando è capace di far risuonare la Parola nel cuore e nella mente di ogni uomo. Non a caso “katekheo” in greco vuol dire proprio “far risuonare”… Per fare questo, per attuare questo, il catechista non conosce ricette precostituite ma si lascia ispirare “creativamente” dall’infinita fantasia dello Spirito».
Il cardinal Betori ha poi parlato del coraggio che deve connotare il catechista come testimone del vangelo. «Il coraggioso è colui che non si fa intimidire dalle difficoltà. Ma cosa significa questo e da dove nasce il coraggio del catechista?… Nasce innanzitutto dall’umiltà», che come bussola deve guidare l’ispirazione e l’azione coraggiosa di ogni annunciatore del vangelo.

In conclusione, del suo intervento, l’arcivescovo di Firenze ha poi ripreso un’idea seminale di papa Francesco: «La fede va trasmessa in “dialetto”, ossia in quella lingua “madre” che è la lingua del cuore, l’unica capace di incontrare l’uomo».

» Relazione del Card. Giuseppe Betori al Convegno catechistico