I giovani della diocesi di San Miniato

«Con noi si senta parte di un sogno»

Incontro con "Nuovi Orizzonti" e Giovani a San Francesco

La seconda tappa nel percorso di avvicinamento del vescovo Giovanni alla cattedrale ha avuto luogo nella chiesa di San Francesco dove lo attendevano giovani provenienti da tutta la diocesi. La responsabile della Pastorale giovanile, Linda Latella, gli ha rivolto questo saluto: «Caro vescovo Giovanni, a nome di tutti i presenti quest’oggi le diamo il benvenuto nella nostra diocesi. Noi siamo la parte giovane della Chiesa di San Miniato, siamo i giovani che incontrerà per i bei luoghi che contraddistinguono la nostra diocesi! I volti che vede oggi saranno nomi che un giorno diventeranno amici e familiari!

Ci sono molte cose che potremmo dirci oggi, molte promesse da farci e molte cose da programmare, ma ciò che ci preme adesso è che Lei si senta accolto, si senta a casa e si senta parte di un sogno e di un desiderio grande che alberga in ognuno di noi: l’incontro con Gesù! Siamo emozionati per una nuova avventura che ci attende insieme a Lei, vescovo Giovanni! Prendiamo alcuni minuti per presentarle l’équipe di Pastorale L Giovanile in modo ufficiale: don Marco, don Simone, suor Lara, Paolo Bini, Emilia, Simone, Paolo Lucchesi, Virginia, Pietro ed infine io Linda. Un’équipe che cammina insieme da molti anni e che ha desiderio di conoscerla per iniziare un nuovo capitolo insieme!

L’équipe in questi giorni, ma anche in questi anni, ha avuto modo di collaborare più volte con la Comunità di Nuovi Orizzonti che arricchisce la nostra diocesi e che oggi ci ospita. La nostra diocesi è ricca di molte realtà giovanili legate alla parrocchia o a gruppi e movimenti. Grazie di cuore a tutti i ragazzi presenti oggi, in questo tempo storico non era proprio scontato! Un ringraziamento anche alla Comunità Magnificat che ci sta aiutando a vivere questo momento. Grazie per il servizio che state facendo alla diocesi. E infine, un ringraziamento anche a lei, vescovo Giovanni, che sin dai primi momenti in cui è stato nominato nostro vescovo abbiamo potuto assaporare quanto desiderio ci sia in Lei di conoscere i giovani».

Dopo la risposta del vescovo (vedi sotto), tutti i presenti hanno partecipato a un momento di Adorazione eucaristica.


 

Il benvenuto della comunità Nuovi Orizzonti

L’associazione Nuovi Orizzonti, che dal 2016 ha in gestione il convento di San Francesco, ha rivolto al vescovo il suo saluto tramite la responsabile Angela Croce: «La sua visita – ha detto – ci riempie di speranza per il nostro cammino umano ed ecclesiale. La nostra comunità si occupa non solo di evangelizzare, usando e cercando sempre nuovi mezzi di comunicazione per arrivare al cuore dell’uomo contemporaneo, sempre in movimento e in un continuo cambiamento; ma ci occupiamo in modo speciale di arrivare a chi vive la periferia esistenziale della vita, chi soffre le catene delle dipendenze, l’angoscia della disperazione, chi non si sente curato e amato da nessuno; la nostra comunità è una palestra che allena questi giovani a credere di nuovo in se stessi, a riprendere in mano la loro vita ad affrontare nuovamente le sfide che il mondo mette loro davanti». La portavoce dell’associazione ha quindi rivolto al nuovo vescovo gli auguri per l’inizio del suo ministero episcopale. «Siamo certi – ha concluso – che ci sarà vicino paternamente per sostenerci non solo con la presenza ma anche con la preghiera per accompagnarci nel nostro cammino in comunione con tutta la Chiesa».


 

Nelle parole del vescovo l’invito a camminare insieme

Mi fa piacere vedervi e scorgere questo panorama di facce che ancora non conosco ma che desidero presto di conoscere. Siete il volto della Chiesa giovane, una realtà che da duemila anni vive nella storia ma che è sempre nuova; perché se fosse solo il tramandarsi della memoria di un fondatore, sarebbe già finita da un pezzo. Invece quello che è successo duemila anni fa, risuccede sempre, in ogni momento. L’incontro con Gesù, che cominciò sulle rive del Giordano, poi è continuato in forme sempre nuove nel tempo. Ognuno di voi se è qui oggi è perché un giorno ha fatto un incontro vivo, in cui Gesù si è rivelato non solo parola scritta in un libro, o immagine vista in un quadro, ma realtà presente a cui vale la pena dare credito e seguire. E quanto poi questa sequela diventi sempre più esigente, fino a chiedere tutto, credo che quelli più grandi tra di voi potrebbero raccontarlo: tanti di voi vivendo un’esperienza da ragazzi sono diventati poi preti, frati, suore oppure hanno messo su delle famiglie con il desiderio di rendere carne quella comunione, quell’amore reciproco, che Gesù ci ha fatto scoprire e sperimentare.

Non vengo in diocesi con dei progetti, con dei programmi, perché il programma lo fa il Signore. Quello che noi dobbiamo fare, insieme, è scoprire ciò che Lui ci vorrà far vivere sorprendendoci ogni giorno. È questa l’esperienza che sto facendo da quando avevo 16 anni; da quando la fede è diventata per me una cosa significativa nella vita, non ho mai cessato di sperimentare che sempre succede qualcosa di nuovo, di inaspettato e di più grande di quello che uno s’immaginava.

Sapete che sono stato diversi anni in Perù… Mi ricordo che un giorno – ero là già da diversi anni – stavo pensando: “Quando ho cominciato la mia esperienza nella fede, nella Chiesa, mi sembrava di vedere tutto nuovo, inedito, qualcosa di bello e di grande che non avevo mai visto. Ma ora dopo tanto tempo, dopo più di 40 anni, mi «sembra ancora di essere all’inizio, di scoprire ogni volta qualcosa che non avevo mai visto prima… eppure si tratta sempre di Gesù”. Poi, poco dopo, mentre pensavo così, mi sovvenne di dire: “Ma che bischero che sei! – dissi proprio così da fiorentino –. Se Dio è infinito, non crederai mica di arrivare a sapere e conoscere tutto! Sei sempre sulla soglia della soglia della soglia, rispetto a quello che Lui realmente è”.

Come diceva sempre il mio amico don Paolo Bargigia, morto di sla nel 2017, quando oramai era completamente immobile, spesso ripeteva – gli ultimi tempi con un filo di voce a causa della malattia -: “Guarda che il meglio deve ancora venire!”. È così… il programma unico è andare a scoprire questo ‘meglio’ che il Signore prepara per noi, e attraverso di noi per il mondo. Perché se il Signore vi chiama è perché diate testimonianza che una vita diversa è possibile, una vita dove non prevalga la violenza ma l’amore, dove non prevalga il farsi grandi ma il farsi piccoli, dove prevalga il servizio e non l’essere serviti. E siamo noi, prima di tutto, oggetto di un amore così, che si prende cura di noi. Questa testimonianza dobbiamo darla al mondo, chiedendo al Signore di aiutarci a capire come fare, perché tutti i vostri amici, tutti i nostri contemporanei possano scoprire Gesù, e non come una semplice eredità del passato o un prodotto da museo.

È bello che in una struttura così antica come questa chiesa e questo convento ci sia oggi una comunità viva. Anche voi di Nuovi Orizzonti siete nati dall’iniziativa che il Signore ha preso con una donna (Chiara Amirante – ndr) che ha detto sì; ha dato sé stessa senza mettere condizioni, e da questo è venuta fuori una speranza per tutti.

Una volta, tantissimi anni fa, nell’incontrare Madre Teresa di Calcutta, la guardavo e dicevo: “Certo che se ce ne fossero cento di Madre Teresa, cambierebbe subito tutto il mondo”. Però mi venne anche fatto di pensare: “Ma che differenza c’è tra lei e me?… L’unica differenza è il suo “sì”. Lei ha detto un “sì” senza limiti, senza condizioni al Signore. Quindi che ce ne siano altre cento o altre mille, alla fine dipende dalla nostra libertà… la cosa più grande che abbiamo. Il nostro poter rispondere con tutto noi stessi a Chi ci dona tutto sé stesso, Gesù.

Allora iniziamo… vedremo cosa succederà. Io sono sempre stato in mezzo ai ragazzi e ai giovani. Quando sono venuto via dalla mia parrocchia di Casellina, venti giorni fa, ho fatto un incontro con i bambini del catechismo per salutarli. Ero già ordinato vescovo e vestito con gli abiti curiali. Loro mi guardavano e stavano zitti, nessuno faceva domande. Alla fine una bambina si è alzata e mi fa: “Noi non diciamo niente, perché noi siamo arrabbiati perché te vai via!”; e subito un altro di rincalzo: “Quindi se te vai via, le vacanze insieme d’estate non le faremo più?”. Con questi ragazzi, soprattutto con quelli più grandi, abbiamo vissuto delle esperienze così belle che loro temono adesso di non poterle più vivere. E invece guardate che bellezza è la Chiesa, che non è legata a ché ci sia uno oppure un altro, ma è una storia, dove adesso al posto mio c’è un altro sacerdote, ci sono altri giovani che hanno fatto la loro esperienza e che ora sono quelli che trasmettono a chi nella comunità sta crescendo. Andiamo allora avanti insieme e grazie di esser qui ad accogliermi con questo calore».