Festa di carità e di colori quella che si è celebrata domenica scorsa a San Miniato, in occasione del giubileo delle associazioni di volontariato e delle realtà caritative.
Suggestivo il colpo d’occhio di piazza del Duomo a San Miniato nel pomeriggio di domenica scorsa. Sotto un cielo che a tratti prometteva pioggia battente, si sono date appuntamento le realtà caritative e le associazioni di volontariato dei nostri territori, con tutto il colorato e festoso corredo di mezzi, labari e divise indossate dai volontari. L’occasione era la celebrazione del loro giubileo; il giubileo appunto delle realtà caritative e delle associazioni di volontariato, nella VI domenica di Pasqua, evento inserito nell’ambito delle manifestazioni per i 400 anni dalla fondazione della nostra diocesi. Al raduno e alla cerimonia hanno partecipato tutti gli enti che più direttamente si occupano di aiuto agli ultimi e di assistenza alle persone in difficoltà: Misericordia, Pubblica assistenza, Croce rossa, Unitalsi, Fratres, più altre varie associazioni. Faceva gli onori di casa la Caritas diocesana, che ha curato l’organizzazione e l’accoglienza.
Prima della Messa il vescovo Giovanni ha salutato i volontari schierati accanto ai loro mezzi sulla piazza, informandosi sulle loro mansioni e sul loro impegno. Dopo la celebrazione in cattedrale è poi di nuovo uscito a benedire, con le ambulanze a sirene spiegate e i labari delle associazioni issati a sottolineare il momento.
La Caritas diocesana, dicevamo, ha promosso l’iniziativa, offrendo a tutti i partecipanti il libro «La Chiesa di fuori», il testo pubblicato nel dicembre scorso che racconta i 50 anni di vita della nostra Caritas. Nell’omelia della Messa, monsignor Paccosi ha voluto sottolineare la sua profonda gratitudine verso gli operatori del mondo del volontariato: «Guardandovi do lode a Dio perché esistete […] Prego il Signore perché questa celebrazione possa sostenervi nel riprendere sempre l’entusiasmo del vostro impegno, in mezzo alle molteplici difficoltà di un mondo che cambia e che ci chiede di essere, appunto creativi». Facendo poi più strettamente riferimento alle letture proclamate nella liturgia della Parola ha detto: «Non c’è amore a Dio se non diventa carne nell’amore al prossimo: questa è la sintesi dei comandamenti. Per l’amore al prossimo, voi esistete come associazioni di carità e di volontariato. Ma vivere un gesto di generosità, un gesto di amore, è facile, si potrebbe dire, ci nasce dal cuore, specie nelle emergenze. Ciò che non è facile è rendere questo lo stile della vita». E ha proseguito: «Lo Spirito agisce spesso suscitando davanti a noi esempi di persone che si offrono totalmente per farci capire che l’amore non è un sentimento, ma il sacrificio che costruisce un mondo nuovo». Oggi, ha detto ancora, «il primo miracolo è che esista un tessuto di persone che hanno compreso che, come ci ha detto san Pietro [nella lettura – ndr], se nella vita è inevitabile soffrire – e lo sappiamo bene – “È meglio soffrire operando il bene che facendo il male”». Ricordando poi le parole di papa Francesco pronunciate in occasione delle celebrazioni per i 50 anni della Caritas nazionale, ha richiamato le tre vie irrinunciabili da seguire per chi agisce nella carità e per la carità: la via degli ultimi; la via del vangelo; la via della creatività. Monsignor Paccosi ha quindi concluso il suo discorso con una preghiera: «Che la misericordia, di cui siamo oggetto sempre, diventi lo sguardo che rivolgiamo a ogni persona, soprattutto i poveri e i sofferenti che sono il volto di Gesù che ci guarda».
Il direttore di Caritas, don Armando Zappolini, commentando la celebrazione ha sottolineato come sia trattato di «un bel momento di festa e di speranza, che valorizza un territorio come quello della nostra diocesi ricco di tanto volontariato, di tanta attenzione verso i poveri e verso e chi ha bisogno». «Il vescovo – ha continuato don Zappolini – ha espresso a tutti i partecipanti la riconoscenza e la vicinanza sua e di tutta la diocesi, in una giornata che non solo intendeva ricordare i nostri 400 anni di storia ma che, guardando al futuro, voleva certificare la vitalità, la forza e la presenza dei nostri territori accanto ai più poveri. Oggi la cattedrale si è riempita davvero di tante storie di carità che fanno onore alla nostra Chiesa».