Domenica 2 maggio, la Chiesa ortodossa celebra la Risurrezione del Signore Gesù, festa che i cattolici hanno celebrato il 4 aprile scorso. Provare a raccontare il perché di questa differenza di date tra le due Chiese non è cosa facile. È un intreccio di astronomia, calendari stabiliti da Giulio Cesare nel 46 a.C. (calendario giuliano) e nel 1582 da papa Gregorio XIII (calendario gregoriano), tradizione ebraica e tradizione cristiana, prassi cattolica e prassi ortodossa dopo lo scisma del 1054.
Già Giulio Cesare aveva visto che il computo del tempo fatto fa Numa Pompilio con un anno (inteso come il tempo che impiega la terra per fare il suo giro intorno al sole) di 355 giorni non funzionava e cercò di correre ai ripari. Ma bisogna arrivare al XVI secolo per rendersi conto che serviva ancora correggere il tiro, cosa che fece papa Gregorio stabilendo che il giorno dopo il 4 ottobre del 1582 non sarebbe stato il 5 bensì il 15 ottobre recuperando uno slittamento di 11 giorni. Inoltre stabilì che la durata dell’anno da allora in poi sarebbe stata di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi, e che oltre all’anno bisestile già introdotto (ogni 4 anni il mese di febbraio ha un giorno in più) , per correggere ancora la differenza di 11 minuti e 14 secondi, l’anno d’inizio secolo non sarebbe stato bisestile se non quelli divisibili per 400 (ad esempio il 2000 è stato bisestile, ma non lo saranno il 2100, il 2200 e il 2300; lo sarà invece il 2400).
Ma non abbiamo ancora detto come si calcola la data della Pasqua. C’entra di mezzo la luna con le sue fasi. Gli Ebrei seguivano un calendario lunare. La Pasqua cristiana tiene conto di questa condotta. Per cui nella Chiesa cattolica è domenica di Pasqua la domenica che cade dopo la luna piena (plenilunio) dopo l’equinozio di primavera (dunque tra il 22 marzo e il 25 aprile). Quest’anno, la luna piena dopo il 21 marzo è stata il 28 marzo e la domenica dopo, il 4 aprile, abbiamo infatti festeggiato la Pasqua. La Chiesa ortodossa segue un calcolo diverso, in ragione del calendario giuliano per cui gli 11 giorni di differenza con quello gregoriano possono far sballare la data del plenilunio dopo l’equinozio di primavera (come quest’anno) per cui i nostri fratelli ortodossi celebrano la Pasqua quasi un mese dopo di noi, il 2 maggio appunto.
Una grande attesa c’è per il 2025, quando celebreremo la Pasqua nello stesso giorno, il 20 aprile, come fu nel 2017. Nel 2025 ricorre anche il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, un concilio importantissimo per la fede cristiana, e da più parti, sia dai Cattolici che dagli Ortodossi, si auspica che si possa arrivare ad una composizione del problema e giungere ad una data identica.
Questa questione è sorta nella Commissione diocesana “Migrantes” e poiché in Diocesi vivono un certo numero di donne ortodosse, molte “badanti” provenienti dall’Est europeo (Romania, Bulgaria, Macedonia, Georgia, Ucraina ecc.) e diverse famiglie, si è pensato di augurare loro una buona e santa Pasqua, sperando che in un prossimo futuro anche questi fratelli cristiani possano avere un luogo fisso di culto in Diocesi, come segno di fraternità e per la ricerca di quell’unità dei discepoli che stava particolarmente a cuore a Gesù prima di morire in croce: «Padre, che siano una cosa sola».
*Membro della commissione diocesana di “Migrantes”