Una lettura della parola di Dio per vivere da figli, questo il tema dell’iniziativa promossa dall’Unità pastorale di San Miniato, Valdegola e San Miniato Basso che, lo scorso 10 febbraio, è arrivata al terzo appuntamento. A tenere le conferenze, nella chiesa della Trasfigurazione a San Miniato Basso, è stato chiamato don Benedetto Rossi, docente di Sacra Scrittura alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale.
«Come introduzione alla Bibbia, abbiamo affrontato le volte scorse il tema dell’espiazione e della liberazione – ha esordito don Rossi – e l’ultima volta, verso la fine, una persona fece una domanda su Qumran e gli Esseni». Proprio da questa domanda è iniziata la parte formativa dell’incontro. Gli Esseni, anche se non sono mai citati nel Nuovo Testamento, furono importanti nel quadro sociale e religioso del tempo di Gesù. Una constatazione sulla loro identità è d’obbligo: l’origine di questa comunità monastica è la stessa dei farisei, derivano infatti dal movimento degli Asidei (Chassidím), che in ebraico significa «pii, devoti».
Gli Esseni, però, propugnavano una fede purificata che non riscontravano nei farisei di Gerusalemme. «Gli Esseni sono importanti per due aspetti – ha sottolineato don Benedetto – l’area in cui è avvenuta l’ultima cena apparteneva a questa comunità e lo stesso Gesù ha celebrato la Pasqua secondo il loro calendario solare e non secondo quello lunare del tempio di Gerusalemme; l’altra cosa riguarda la preziosità dei manoscritti ritrovati negli scavi sulla riva occidentale del Mar Morto, a Qumran appunto, un luogo caro agli Esseni: oltre 800 manoscritti biblici, tutti catalogati, hanno permesso di constatare la serietà della trasmissione della Parola sia nel Vecchio Testamento che nel Nuovo Testamento».
La seconda parte dell’incontro ha riguardato i primi cinque versetti della lettera di San Paolo apostolo ai Galati, capitolo 3. Don Rossi ha commentato le parole: «O Galati impazziti». I Galati sono passati dalla sapienza di Dio all’insipienza del mondo, sono caduti nel trabocchetto di ritenersi autosalvati. «Chi vi ha ammaliati?», scrive loro l’apostolo. I loro occhi sono stati distolti dalla verità ad opera del serpente antico, il serpente ingannatore. «Voi, davanti ai cui occhi Gesù Cristo fu dipinto crocifisso»: nel crocifisso si trova l’annuncio della buona novella, perché senza il racconto della Passione tutto si ridurrebbe a ideologia, a mito. «Questo solo voglio sapere, dalle opere della legge riceveste lo Spirito o dall’ascolto della fede?». Se non c’è lo Spirito di Dio, infatti, rimaniamo ingannati, schiavi di noi stessi. «Così impazziti siete?», nel dire questo Paolo è mosso da affetto, non da risentimento. Desidera scuoterli ,«così grandi cose avete sperimentato», ossia le difficoltà superate grazie alla conversione, i portenti che visibilmente lo Spirito ha operato in mezzo alla comunità. «Come per i Galati – ha concluso il relatore – anche per noi la salvezza è un dono inequivocabile, un dono d’amore, che porta a scoprire la bellezza di Dio».