Sono molto contento della sua disponibilità, della sua presenza, per l’amicizia che ci lega e per le prospettive che può darci nell’incontro di questa sera»: sono state queste le parole con cui Sua Eccellenza monsignor Andrea Migliavacca, vescovo di San Miniato, ha presentato don Michele Gianola, direttore del Centro Nazionale Vocazioni, l’ufficio al servizio della Conferenza Episcopale Italiana, nell’evento che si è svolto mercoledì 22 gennaio presso il convento dei frati Minori a San Romano.
L’incontro è stato promosso dalla Pastorale vocazionale diocesana sotto la direzione spirituale di don Simone Meini che ha ringraziato tutti i suoi collaboratori. Il vescovo ha introdotto il tema della serata, il discernimento vocazionale, prendendo spunto da una sottolineatura che il papa ha fatto nell’esortazione apostolica «Chistus Vivit», la lettera a conclusione del sinodo sui giovani: «Lo sguardo ai giovani e alle loro scelte di vita ci toccano anche come comunità educante». Il messaggio di don Michele Gianola parte da una considerazione di fatto: in incontri come questo «abbiamo la possibilità di raccontarci qualcosa di bello, di prendere in mano questa bella parola, vocazione, che forse nel tempo si è un po’ sporcata, ha preso un po’ di ruggine e ha bisogno di essere restaurata. Infatti – ha ricordato don Michele – quando parliamo di vocazione ai giovani, questi spesso si ritraggono contrariati».
Ma la risposta, a questo punto, dovrebbe essere chiara: «State sicuri che il Signore non vi farà fare nulla di ciò che voi non vorrete davvero fare». Ma, come ha detto Papa Francesco «la parola vocazione non è scaduta». Togliere dal vocabolario della fede questa parola è una strategia fallimentare. Per parlare in questi termini, però, dobbiamo avere la consapevolezza che la vocazione non riguarda soltanto i giovani ma anche e soprattutto gli adulti e in genere tutto il trascorrere della vita: «Abbiamo ricevuto il seme della parola nel battesimo; c’è poi l’adolescenza, un periodo nel quale tutto è un po’ nascosto, confuso; e a un certo punto inizia a spuntare la piantina della giovinezza… Poi siamo chiamati a farla crescere perché porti frutto nell’età adulta». C’è però un passo ulteriore: «Pensa se il seme che Dio ha messo nel tuo cuore, la volontà, il progetto, l’intuizione, il sogno di Dio fosse anche quello che tu vuoi. Dio però ci lascia liberi e nella libertà vuol portare avanti un progetto ma lo vuole portare avanti insieme a noi. Ecco perché Dio nostro Padre ha da sempre voluto coinvolgere l’umanità nel suo disegno di salvezza. Ed essere parte di questo disegno è davvero bello perché se tu ascolti nell’identità più profonda l’amore di Dio, scopri di essere suo figlio, un figlio che sta seguendo la propria via. E se coltivi questo, la relazione con il Signore ti fa scoprire che non sei sei da solo, che non devi guadagnarti nulla e che vale la pena vivere la vita, seguendo la strada che Dio ha segnato… la strada della vocazione».