Il nuovo libro di padre Antonio Sergianni, missionario del Pime in Cina per trent’anni, è stato presentato lunedì scorso nella biblioteca del Seminario di San Miniato, in un evento organizzato dalla Fondazione Istituto Dramma Popolare.
«Cristo fra i cinesi: la figura di Matteo Ricci» è una raccolta di brani dalle lettere del gesuita maceratese che a tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento riuscì ad entrare alla corte degli imperatori riavviando l’evangelizzazione in una Cina allora ermeticamente chiusa agli stranieri. Quelle di Ricci sono lettere piene di pathos e di carità missionaria che purtroppo sono poco conosciute in Italia (la prima edizione integrale risale al 2001 per i tipi di Quodlibet) e non sono mai state tradotte in cinese.
A colmare parzialmente questa lacuna il libro di padre Sergianni ha avuto una notevole diffusione in Cina e ora viene rilanciato in una nuova edizione italiana per la casa editrice di San Miniato «La conchiglia di Santiago». Spinto dall’amore di Dio, Matteo Ricci – che è stato dichiarato venerabile da papa Francesco nel 2022 – affrontò le sofferenze di una missione difficilissima con la gioia degli apostoli, che ritenevano un onore essere oltraggiati per il nome di Cristo. «La Chiesa non ha mai pianto i martiri, ma li ha festeggiati» ha sottolineato padre Sergianni, notando come oggi, anche tra i cristiani, ci sia un’eccessiva tendenza al vittimismo. È invece la letizia nelle persecuzioni e l’amore verso i nemici che ci qualifica come cristiani e che attira nuove conversioni.