Leggendo l’Evangelii gaudium verrebbe voglia di sottolinearla tutta», tanto ricca è la sua proposta quanto chiarificante la modalità che suggerisce per vivere una nostra testimonianza nel mondo. «Vale, allora, rileggerla continuamente». Così il vescovo Giovanni, nel corso del suo secondo insegnamento per questo anno pastorale, mercoledì 6 dicembre all’oratorio della parrocchia di Santa Maria delle Vedute a Fucecchio. Non esistono espressioni migliori per richiamare la centralità e la pregnanza di un testo che, pubblicato oramai dieci anni fa, esprime al meglio l’idea di Chiesa che sta portando avanti papa Francesco con il suo pontificato. Nonostante le uggie di una serata fredda e umida, l’oratorio fucecchiese era colmo di gente venuta da ogni angolo della diocesi, e il vescovo ha voluto sottolineare questa fedeltà all’ascolto: «La vostra partecipazione stasera è un segno di ciò che ci viene chiesto dal Signore in questo tempo: essere Chiesa missionaria in cammino, perché tutti possano conoscere ciò che è stato donato a ognuno di noi nell’incontro con Lui».
Venendo poi, più specificamente, al documento oggetto della «riflessione, monsignor Paccosi ha spiegato che questa esortazione apostolica è stata stesa da papa Bergoglio per «proporre alcune linee guida che possano incoraggiare e orientare in tutta la Chiesa una nuova tappa evangelizzatrice, piena di fervore e dinamismo» (EG, 17). Papa Francesco – ha osservato il vescovo – riconosce e ripete che c’è sempre qualcosa «che viene prima»: prima dell’annuncio, prima del vangelo, prima dello slancio missionario. Qualcosa senza il quale non ci sarebbe nessuna missione, nessuna evangelizzazione, nessun vangelo. Qualcosa che il Santo Padre indica ricorrendo a una citazione dell’enciclica “Deus caritas est” del suo predecessore Benedetto XVI: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva» (EG, 7).
Con Evangelii gaudium il Papa intende inoltre ricordarci che il primo e più grande evangelizzatore è Gesù stesso, e che in qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio. A noi è chiesto essenzialmente di riconoscere quello che Lui sta già facendo. Aver chiaro che il primato dell’azione appartiene allo Spirito, non deve però ridurci all’indolenza. La fiducia in Dio non giustifica il nostro disimpegno. Esiste però anche una tentazione opposta, che è quella del “titanismo”: abbiamo spesso l’idea, come cristiani, di doverci comportare da “tappabuchi”: ad esempio, constatando come nella società i valori fondamentali siano messi costantemente in discussione (valore della vita, della famiglia, dell’identità di genere, ecc.), vorremmo rimediare a tutto e da soli. Ma anche in questo caso occorre ricordare come si è comportato Gesù entrando nella storia: non si mise a fare una critica delle strutture sociali o economiche; non si mise a fare una lotta – ad esempio – contro la schiavitù. Non partì cioè dalle conseguenze, ma partì dall’annuncio delle cose essenziali. Il vescovo ha proseguito poi il suo intervento leggendo interi brani del documento e spiegando in modo articolato la sua struttura generale e l’orizzonte di Chiesa che delinea. L’invito che ne è scaturito è di riprendere in mano questa esortazione, per farne una lettura continua e approfondita: «Stasera abbiamo tracciato l’orizzonte – ha asserito in conclusione – che ci permette di capire qual è lo scopo e anche il metodo che anche noi come Chiesa di San Miniato, nel momento in cui stiamo iniziando la seconda fase del cammino sinodale, possiamo davvero cominciare a riconoscere ciò che il Signore ci chiede per essere Chiesa missionaria che abbia il desiderio di far scoprire Lui a chiunque».
L’insegnamento del vescovo Giovanni può essere riascoltato integralmente al seguente link).