La ricorrenza dei santi Pietro e Paolo, oramai alle spalle, ci offre l’occasione per ritornare sull’omelia pronunciata dal vescovo Giovanni in quel giorno, nella Messa celebrata presso l’antica chiesa di San Pietro alle Fonti a La Scala, per stagliare la figura del Principe degli apostoli come maestro e testimone di fede per le nostre comunità.
Al centro della sua riflessione monsignor Paccosi ha richiamato la domanda che Gesù rivolge agli apostoli, ripresa dal vangelo del giorno (Mt 16, 13–19): «Ma voi chi dite chi io sia?». Quest’interrogativo ha un’unica risposta: «La fede non è sapere che Dio c’è, non è neanche imparare a memoria tutti gli articoli del Credo; la fede è affidare la nostra vita a una presenza che noi conosciamo, concreta nell’esistenza e a cui tutti noi, come ha fatto Pietro, siamo chiamati a rispondere: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”». «C’è però anche un altro momento in cui Gesù rivolge un’altra domanda a Pietro: “Simone mi vuoi bene?”. Così si potrebbe dire che la nostra esistenza si gioca in un istante presente in cui noi riconosciamo che: “Tu, O Cristo sei tutto per me… in te è la mia speranza, in te è la mia certezza”».
Passo fondamentale della riflessione del presule ha riguardato anche l’episodio del passo degli Atti degli Apostoli letto durante la liturgia (At 12, 1-11): Erode Agrippa, nipote dell’Erode della strage degli innocenti, amico di Caligola e di Nerone, aveva visto che facendo uccidere Giacomo, fratello di Giovanni, la gente era stata contenta, allora prese anche Pietro con l’intento di condannarlo a morte. Ma abbiamo sentito che «l’angelo lo liberò» in un modo in cui lo stesso Pietro non se ne capacitava, «era la liberazione di colui che Gesù voleva a capo della Chiesa per altri vent’anni». E chi è Pietro? Quest’uomo che faceva il pescatore nel lago di Galilea, duecento metri sotto il livello del mare? Pietro è colui per il quale, ad un certo punto della sua vita, entra dirompente Gesù, «quel Gesù a cui non aveva saputo resistere». Pietro era anche la speranza di quei milioni di persone di tutte le razze che popolavano l’Impero romano, tanto che nei suoi itinerari apostolici approdò infine a Roma, dove venne crocifisso come Gesù. Nell’azione di Pietro e nell’azione degli apostoli sta la radice della nostra fede, l’unica vera fede capace di liberare l’uomo da tutte le sue schiavitù.
«Questa fede – ha proseguito monsignor Paccosi – si evidenzia ancora oggi nelle nostre comunità parrocchiali e in tutta la diocesi. E la comunità è il luogo, appunto, dove tutti possono incontrare questa luce di speranza, un abbraccio di misericordia, una coscienza e una mente nuova che ci fanno capire la direzione da seguire: Gesù risorto». L’importante è, allora, vivere la comunità con fede, la stessa fede che ha portato a festeggiare il santo patrono della Scala anche con un momento conviviale alla fine della Messa insieme ai parrocchiani di San Pietro a Le Fonti, di tutta La Scala e di tutta la diocesi.