Il Dramma Popolare di San Miniato riparte da Dante, con una proposta originale che salda la cantica dell’Inferno all’orrore della Shoah. Presentato il primo cartellone di eventi.
Il 2020 è stato un anno di sfide per il Dramma Popolare. Le contingenze sanitarie hanno infatti costretto lo storico istituto culturale sanminiatese a gettare il cuore oltre gli ostacoli e a far appello in misura generosa a tutto l’ottimismo della volontà possibile. Ricordiamo tutti lo slogan «Il Dramma non si ferma», pronunciato fin dai primi giorni successivi al confinamento del marzo scorso. Tirando le somme, la sfida per il 2020, con perseveranza e caparbietà, si può dire sia stata vinta e il “tutto esaurito” ottenuto dal cartellone di spettacoli estivi, al netto di tutti i distanziamenti e scaglionamenti degli accessi alle rappresentazioni, sta lì a dimostrarlo.
Riguardo al 2021, possiamo invece dire subito che per il «Teatro del cielo» sarà un anno importante, un anno segnato dalla stella di Dante. Nei giorni scorsi, nella suggestiva cornice di palazzo Grifoni a San Miniato, è stato presentato un primo cartellone di appuntamenti, facenti parte del cammino che condurrà alla tradizionale scena sacra in piazza del Duomo nel mese di luglio.
Gli eventi in programma sono stati illustrati dal presidente della Fondazione Dramma Popolare, Marzio Gabbanini, alla presenza di Antonio Guicciardini Salini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, del sindaco Giglioli e del nostro vescovo Andrea. Il primo ciclo di appuntamenti sarà imperniato su quattro dirette Facebook che andranno in onda sulla pagina ufficiale del Dramma. Si tratta di momenti pensati per le scuole e per il vasto pubblico di affezionati del «Teatro del cielo». Significativo il titolo di questa rassegna: «L’inferno della memoria», un progetto realizzato con la supervisione di Matteo Corradini, che intende saldare l’Inferno dantesco all’inferno della Shoah.
Un progetto sviluppato dal Dramma insieme alla Fondazione Centro studi sulla Civiltà del tardo Medioevo e il Club per l’Unesco di Vinci. La prima lezionerappresentazione, introduttiva a I tutto il percorso, sarà tenuta proprio da Corradini venerdì 5 febbraio alle 9.15. Il 5 marzo, sempre alle 9.15, sarà la volta del webinar «Cantare al buio», uno spettacolo performance dove il musicista Enrico Fink ci condurrà per mano dai campi di concentramento ai luoghi infernali scaturiti dalla mente del divin poeta, dimostrando come la musica può diventare balsamo che risolleva e lenisce le ferite, o almeno, rimedio che aiuta a ritrovare la propria identità quando tutto precipita. Il 26 marzo la scena streaming sarà tutta per il geniale Gek Tessaro, illustratore dotato di una straordinaria capacità a improvvisare con la matita e connotato da una vocazione spiccatissima a comunicare con giovani e ragazzi. La sua esibizione, tutta costruita su disegni fatti in diretta, sarà un itinerario visivo per esprimere e restituire una coscienza della memoria. Il titolo della sua performance: «L’immaginario visivo tra Dante e la Shoah». Chiuderà questa prima rassegna dell’anno lo stesso Corradini con la sua affabulazione «Guardare la memoria», che andrà in onda il 16 aprile, sempre in streaming sulla pagina Facebook del Dramma.
I 700 anni dalla morte di Dante sono un’occasione straordinaria per “liberare” Dante stesso da una cristallizzazione che ce lo consegna come prigioniero di un cliché “numismatrico”: l’alloro in testa, lo sguardo accigliato, la lunga palandrana rossa… tutti stereotipi con cui nel tempo siamo riusciti meravigliosamente a invischiare la portata detonante del messaggio dantesco. Liberare Dante da Dante (se permesso esprimerci così), attualizzarlo, è esattamente ciò a cui sta lavorando il Dramma, come ci conferma anche il presidente Gabbanini: «Dante è un personaggio assolutamente moderno e il raccordo che stiamo realizzando tra il suo Inferno e l’inferno dei campi di sterminio sta lì a dimostrarlo. Quello della cristallizzazione della sua immagine, e dell’immaginario che a lui si connette, è semmai un problema di matrice culturale. Dante fa eternamente riflettere perché gli obbrobri, le cattiverie, i disastri di cui ci dà nota nelle sue cantiche, appartengono all’infinita storia dell’uomo, che è storia di sempre. Come Dramma Popolare ci stiamo impegnando proprio per offrire questo messaggio di consapevolezza, di memoria, d’invito a riflettere. Ecco perché questo nostro primo progetto del 2021 – «L’inferno della memoria» – coinvolge, attraverso una complessa organizzazione, tanti ragazzi: 8 comuni, 50 classi, 1100 alunni. È un Dante attuale questo nostro, svestito degli abiti curiali, che entra nelle classi, parla ai ragazzi, con una prospettiva attualizzante e che invita questi giovani a un impegno di crescita». «Per allestire questo progetto – continua Gabbanini – il Dramma ha trovato in Matteo Corradini un “Virgilio” d’eccezione.
Corradini è scrittore, regista e attore, ma è anche e soprattutto una persona di cultura elevatissima. Inoltre ha una capacità straordinaria di coinvolgere e tenere incollata per ore l’attenzione dei ragazzi. Quando recita, insieme anche spiega e affabula. Corradini ha capito bene la nostra linea, la nostra rotta. La barra non si cambia. Siamo un teatro dello spirito, popolare e non confessionale. Il nostro intento è quello di stimolare alla riflessione sulle inquietudini dell’uomo di tutti i tempi, non abbiamo la pretesa di dare soluzioni, ma vogliamo far pensare». Anche il nostro vescovo Andrea ci ha raccontato della straordinaria risorsa che rappresenta questo storico Istituto che, da 75 anni, è fucina di cultura alta e insieme popolare: «Sono particolarmente felice di questa vivacità del Dramma, che non si arrende nelle difficoltà attuali. San Miniato, come città a vocazione turistica e culturale, ha bisogno di queste realtà che la rendono viva e le danno linfa.
La riflessione poi che da sempre il Dramma ci propone è autenticamente umana, e proprio per questo profondamente spirituale. Anche quest’anno, il percorso proposto tocca di fatto le grandi domande dell’uomo sulla vita, sulla morte e sul desiderio di futuro. Sono domande che anche la pandemia ha fatto risorgere. Allora, proprio per questa ragione, quella del “Teatro del cielo” è una proposta capace di rendere tutti noi più umani».