«Sì, no… forse». Queste le parole che circolavano nei giorni scorsi nell’unità pastorale di Crespina, Cenaia e Tripalle come risposta alla domanda: «Lasciano le parrocchie i nostri padri dell’Ordine dei Carmelitani scalzi?».
La risposta è arrivata con la pubblicazione del programma settimanale: «Carissimi fedeli, a seguito delle decisioni del nostro Istituto religioso e dopo aver informato il Vescovo diocesano, vi comunichiamo purtroppo la scelta di lasciare le vostre parrocchie, affidate alla nostra cura. Il prossimo 15 ottobre dovremo partire per l’India per raggiungere la Casa Madre del nostro Istituto. Il Vescovo, informato di questi passaggi e di questa data, sta provvedendo per affidare la cura pastorale delle parrocchie temporaneamente ad un sacerdote di riferimento, che vi verrà comunicato al più presto e in attesa di poter eventualmente scegliere il nuovo parroco. Colgo l’occasione di dare il nostro sentito ringraziamento a tutti voi fedeli, a cui rivolgo un grazie di cuore, scusandoci per le incomprensioni che possono essere accadute. Il Signore vi conceda pace, salute e serenità. Portiamo tutti voi nel nostro cuore. Padre Silvano e padre Ivan».
Già in chiesa, dopo la distribuzione del programma, è iniziato il mormorio di voci in relazione alla notizia, seguitando poi, nelle strade, nei bar, nelle sedi delle Associazioni e sicuramente nelle abitazioni tra i componenti familiari. Dopo dodici anni, di cui nove con padre Lorenzo e tre con padre Ivan e padre Silvano, l’Ordine dei Carmelitani lascia l’unità pastorale di queste tre parrocchie. Le annotazioni da fare, in questi casi, non mancano, ma il dispiacere umano supera tutto e alla fine, l’affetto, le relazioni umane, la profonda spiritualità di questi sacerdoti, la cui valenza riescono a trasmettere attraverso la fede che traspare nel loro esercizio spirituale e liturgico, copre ogni incomprensione e il distacco suscita tristezza. Nelle preghiere, nelle sacre celebrazioni, nelle confessioni, la nostra anima era invasa dal carisma carmelitano, che è il frutto della loro formazione, dei loro studi, della loro vocazione. Al centro del carisma carmelitano vi sono l’orazione e la contemplazione. Accogliendo Maria come Madre e Patrona, il carmelitano si ispira a lei, alla sua vita, che diventa così esempio di ascolto della Parola di Dio, accolta e custodita nel cuore. La cura dell’orazione determina per il carmelitano la qualità della sua vita comunitaria e la delicatezza nel suo servizio agli altri. Orazione e contemplazione, per il carmelitano, non sono un fatto privato tra Dio e la persona, ma un dono da condividere con ogni uomo, poiché il carisma è per tutti.
Il ministero dell’esorcismo svolto dai Carmelitani in diocesi
Per queste doti particolari, frutto di una coscienza pura, sempre alla ricerca della perfezione spirituale, il nostro Vescovo, prima a padre Lorenzo, poi a padre Ivan ha affidato il compito di esorcisti, di pronunciare cioè preghiere e benedizioni contro l’azione straordinaria del maligno, cercando di capire, nella pratica, con un’attenta diagnostica se la persona sia posseduta dal male o se sia solo vittima di problemi di carattere psichico. L’esorcismo è considerato un ministero particolarmente delicato e difficile che viene affidato a sacerdoti dotati di particolare equilibrio psicologico e spirituale. In conformità al canone 1172, l’esorcista deve essere «ornato di pietà, di scienza, di prudenza e integrità di vita» secondo la fede cristiana, consapevole che tanto più vive in pienezza di fede il suo sacerdozio tanto più sarà efficace la sua azione contro il demonio. Insieme a tali interventi i due padri carmelitani hanno istituito le Messe di intercessione per le malattie e guarigioni, che erano frequentate da molte persone. Hanno applicato così il vero carisma del carmelitano: essere servitori e strumenti nelle mani di Dio per aiutare ognuno di noi ad essere attestazione di amore, testimoni reali e visibili della nostra fede. E di questo dobbiamo ringraziarli.
Ora Crespina, Cenaia, Tripalle aspettano un nuovo parroco, non dimenticando padre Lorenzo, padre Ivan, padre Silvano, i quali come carmelitani hanno cercato di formare delle comunità dove ognuno si sente accettato e valorizzato non per quello che potrebbe essere ma semplicemente per quello che è. Questo tipo di comunità è in se stesso una testimonianza che l’amore di Cristo può abbattere le barriere costruite dagli uomini e permettere a persone di varie nazionalità e cultura, di vivere insieme nella pace e nell’armonia. Grazie carissimi Padri!