Carissimi fratelli, sorelle della diocesi di San Miniato, carissimi amici che state seguendo e tutti coloro che sono in collegamento, il mio saluto e la mia benedizione.
E un modo singolare quello con il quale oggi viviamo l’eucaristia. Tutti possiamo però, uniti, pregare, ascoltare la Parola proclamata, sentirci anche così comunità, vivere la comunione spirituale, sentirci in cammino.
La Parola che abbiamo ascoltato accompagna anzitutto i passi della quaresima che stiamo vivendo. Non possiamo quest’anno, a causa della pandemia che ci ha colpito, vivere insieme i momenti consueti dell’itinerario quaresimale. Siamo stati condotti, come ci ricordava la prima domenica di quaresima, con Gesù nel deserto; condotti dallo Spirito, non perché sia Dio la causa di questo flagello, ma perché in questo deserto in cui siamo stati confinati, in questa quarantena collettiva, è lo Spirito che può parlarci, è Lui che dobbiamo ascoltare.
E nell’ascolto oggi la liturgia ci dice che nel deserto, nella quarantena, nel disorientamento che viviamo, nel cammino della nostra vita soprattutto non ci è fatta mancare l’acqua. Non mancherà l’acqua per vivere; soprattutto non mancherà l’acqua che il Signore dà: “Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.
Questa parola oggi ci raggiunge anche in questi giorni in cui siamo invitati ad affrontare una emergenza sanitaria e ci è chiesto di stare a casa. Ed è bene raccogliere e rispettare scrupolosamente tutti questo invito: restare a casa.
Così abbiamo ieri comunicato come vescovi toscani: “Aderire a questa esortazione deve essere inteso non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come fondamentale espressione di carità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di lavoro o di prima necessità. Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga”.
E a casa nostra oggi ci raggiunge la Parola di Dio che abbiamo ascoltato… e ci parla.
Ci indica alcuni atteggiamenti con cui possiamo vivere nella fede questo tempo così particolare: la quaresima e i giorni del coronavirus.
C’è una prima situazione che viene richiamata e che troviamo nella prima lettura, nella pagina dell’Esodo. E’ il tempo della prova, l’esperienza della prova.
“In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua… Il popolo mormorò contro Mosè”. Colpisce leggere proprio oggi le parole: “In quei giorni il popolo soffriva…”. Siamo noi. Si rivolge a noi questa parola, ci descrive.
E ci viene ricordato che può accadere che nella prova ci si lamenti, ci si scoraggi, si perdano i riferimenti essenziali, come la guida, Mosè.
E il racconto prosegue e narra della preghiera di intercessione di Mosè (“Mosè gridò al Signore”) e quindi l’intervento di Dio: “Io starò davanti a te là sulla roccia… ne uscirà acqua e il popolo berrà”.
Il tempo della prova è il tempo in cui ci si interroga su Dio. Ma chi è Dio? E cosa sta facendo? Sarà forse stato Lui a inviarci tutto questo? E perché non ci libera? E’ davvero in mezzo a noi oppure no? E mentre noi ci interroghiamo su Dio, Lui si rivela…, Lui sta davanti sulla roccia, cioè lui si mostra presente, operante per la vita, e dona l’acqua.
E’ questo un primo atteggiamento che viviamo in questi giorni. E’ tempo questo di maturazione e approfondimento della nostra fede, perché scopriremo di più chi è Dio, potremo sperimentare la sua bontà, il suo intervenire e sperimenteremo come Lui ama.
Che cosa stai facendo Signore? Noi ci chiediamo. E scopriamo che Lui è già all’opera, ci sta davanti, e dall’aridità, dalla roccia, da una situazione così difficile come quella che viviamo, scaturisce l’acqua, la vita, la luce.
La scena evangelica dell’incontro al pozzo tra Gesù e la donna samaritana potrebbe suggerire una molteplicità di riflessioni, è un incontro ricco di umanità, di vangelo, di speranza.
E’ una pagina che racconta l’itinerario di fede, quello di questa donna e quello di ciascuno di noi. Un itinerario che accompagna la donna a riconoscere il volto di Cristo, riconosciuto all’inizio come “giudeo” e alla fine portando la sua testimonianza agli altri condividendo una scoperta: “che sia Lui il Cristo?”. Un cammino di fede che porta la gente ad aderire personalmente: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.
Ma mi soffermo solo su un particolare. La preghiera della donna: “Signore, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”.
Ci è suggerito, in questo nostro tempo, di vivere con intensità la preghiera. “Signore dacci la tua acqua”; “Signore donaci la tua protezione e la guarigione”. E’ una preghiera che risuona con parole accorate in questi giorni: è la preghiera per i malati, per i medici e tutto il personale sanitario e infermieristico; è la preghiera per una nazione intera e perché siamo liberati da questa pandemia; è la preghiera che eleviamo al Signore anche per noi stessi, i nostri cari, i nostri amici. Dacci l’acqua Signore, liberaci dal male, liberaci anche da questo male che è l’epidemia del coronavirus.
Ci ricorda la samaritana che la preghiera è necessaria, è parte del cammino di fede, esprime, anzi, il cammino di fede.
Sentiamo così benedetta, bene accolta dal Signore la nostra preghiera, che siamo invitati a intensificare.
La pagina di Paolo ai Romani ci regala un ultimo sguardo sulla quaresima e questi nostri giorni.
Si parla di speranza: “saldi nella speranza della gloria di Dio”. E poi Paolo parla dell’amore: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato”.
Ci viene augurata la speranza, e quanto ne abbiamo bisogno! Ma ci ricorda Paolo che la speranza è legata all’amore. Scoprendo l’amore di Dio per noi, vivendo l’amore tra di noi sorge la speranza, cresce nei nostri cuori.
E questo dunque è tempo per amare! La quaresima e i giorni del coronavirus. E’ tempo per amare.
Tante situazioni potremmo raccontare: gesti di attenzione in famiglia e di delicatezza verso gli anziani, i più fragili, i malati; l’eroismo di tanti medici e infermieri nel vivere il loro servizio al di là di quanto sarebbe dovuto; la fantasia dei giovani che si rendono disponibili per chi ha bisogno, anche nel portare la spesa a casa; l’impazzire delle chat dei nostri gruppi dove con parole, immagini, e anche un po’ di ironia ci si fa sentire vicino e ci si incoraggia a vicenda.
E’ tempo di amore questo, è tempo per amare e per questo è tempo di speranza.
Un Dio che si rivela Provvidenza, la scoperta della forza della nostra preghiera, il diffondersi di piccoli e grandi gesti di amore: ci guida così il Signore nel tempo della quaresima, nei giorni del coronavirus.