Pasqua di Risurrezione
Cattedrale, 23 marzo 2008
Il crocifisso è risorto! Colui che era stato inchiodato al legno della croce, il giusto innocente che era stato tradito e imprigionato, schiaffeggiato e flagellato, coronato di spine e poi umiliato e deriso, il cui sangue se ne era uscito dal corpo fino all’ultima goccia, Lui, proprio Lui è risorto dalla morte. Il sepolcro dove era stato sepolto è vuoto. Crocifisso sulla croce, sembrava ormai uno sconfitto. Vincitori sembravano piuttosto i suoi uccisori e chi lo aveva condannato. Al ragionamento umano certo appariva ed appare esattamente così. Un crocifisso è senza speranza. Tutto è finito. Un innocente crocifisso in quel modo è un’amarezza incredibile. Il sangue versato da quel corpo martoriato sembra portare via definitivamente le speranze, i sogni di giustizia e di pace che Gesù di Nazaret aveva alimentato, la luce di un mondo nuovo riconciliato nell’amore che con le parole e i gesti di Gesù si era accesa. È sangue che si perde nella terra e si porta via
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